mercoledì 11 agosto 2010

Inania spatia


«Non posso farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più dei soldi spesi per i colori.»
Vincent van Gogh

Se l’ispirazione è buona, non dobbiamo preoccuparci di alcuna inquietudine mondana, legata alla ricerca del successo o del consenso.
È una tentazione diabolica il pretesto della propria opera per promuovere noi stessi.
Riteniamoci onorati di aver ricevuto tante grazie e di aver faticato per l’ottenimento dei frutti della conversione, della penitenza e della salvezza, nostra e altrui.
Piuttosto cerchiamo di recuperare noi stessi, il nostro essere, la nostra realtà più vera, come consiglia Santa Caterina da Siena: «Se sarete quello che dovete essere, incendierete l'Italia e il mondo intero».

Buon riposo a tutti. Sono in ferie dal 15/08 al 22/08 e dal 29/08 al 04/09.
Se posso darò un’occhiata al blog e posterò qualcosa.
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silvio

domenica 8 agosto 2010

Pensiero della Domenica - 116


A cura del sito “Vie dello Spirito
  
XIX^ domenica del Tempo Ordinario
   
Vegliate, perché viene all'improvviso il Signore
  
Gesù nella sua vita pubblica non si è limitato a risolvere i problemi quotidiani che la gente aveva, ma ha sempre indicato e spronato a percorrere la via della salvezza. Il percorso della vita è limitato nel tempo, a volte breve o addirittura brevissimo. Il Maestro, questa realtà sconcertante per l’essere umano ed a volte anche motivo di preoccupazione, l’affronta con tanto realismo, ma non per arrivare a conclusioni di sfiducia, ma nella prospettiva della vera vita, quella senza fine, eterna. E perché il suo linguaggio sia comprensivo ed interamente assimilato dalla sua gente, si serve sempre della Parabola ovvero un racconto che in fatti ordinari nasconde insegnamenti di realtà superiori. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi

venerdì 6 agosto 2010

Riemerge la grande storia (cristiana) della Venetia et Histria, X regio


Segnalo l’ultimo articolo di un mio professore, Giuseppe Cuscito, esperto di archeologia cristiana e medievale:

«Castrum Muglae (oggi Muggia Vecchia) era forse una delle più antiche pievi della diocesi di Trieste ed è sicuramente quella che ce ne conserva tuttora le più antiche vestigia nella basilichetta di S. Maria Assunta, già chiesa collegiata, cioè sede di un capitolo canonicale che esercitava la cura d’anime su quello che sarebbe diventato il territorio del comune di Muggia. La dedica della chiesa alla Madonna, tipica delle pievi matrici in area aquileiese, è attestata esplicitamente per la prima volta nel 1203 (in ecclesia sancte Marie de Mugla), ma elementi dell’arredo liturgico, come i plutei a intrecci viminei del cancello presbiteriale, rinviano all’alto Medioevo, quando il castello di Muggia, posto in una posizione nevralgica del regno italico, fu donato dai re d’Italia Ugo e Lotario ai patriarchi di Aquileia (931). Per epoche più remote mancano testimonianze sicure, ma l’intitolazione della chiesa alla Vergine e il culto mariano lì radicatosi e tramandato anche da un celebre ciclo di affreschi pregiotteschi, con scene della cosiddetta Dormitio Virginis e dell’Assunzione in particolare, possono costituire un utile indizio per riconoscere sul posto, fra le tracce ormai sbiadite di un antico insediamento protostorico e romano, un primitivo nucleo missionario per la cristianizzazione delle campagne circostanti.» [leggi tutto]
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silvio

mercoledì 4 agosto 2010

… e oggi dies natalis di San Giovanni Maria Vianney (1786-1859)


Sul santo Curato d’Ars è già stato detto tutto l’essenziale, credo.
Un Anno sacerdotale interamente dedicato a lui è trascorso. Ho dovuto parzialmente ricredermi sul fatto che sia stato un Anno scivolato via senza frutti. Il continuo martellare del Papa sul sacerdozio e gli attacchi esterni al clero hanno fatto riflettere molti chierici di buona e santa volontà. Non c’è dubbio su questo.
Certo, per parlare di Trieste, nessuna personalità svetta sulle altre - ad eccezione dell’arcivescovo. Confessionali deserti e disertati da laici e chierici. Liturgia generalmente fredda e trascurata. Déjà vu.
Non giudico. Annoto. Perché non sono spettatore del culto, ma parte di esso. Ne usufruisco. È come se un malato non si lamentasse della malasanità.
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silvio

martedì 3 agosto 2010

Anniversario della morte di Aleksandr Isaevič Solženicyn

Алекса́ндр Иса́евич Солжени́цын

Dal sito Storia Libera:

«Ecco una scenetta di quegli anni. Si sta svolgendo (nella regione di Mosca) una conferenza regionale di partito. La dirige il nuovo segretario del comitato rionale, nominato al posto dell'altro, recentemente arrestato. Alla fine della conferenza viene approvato un messaggio di fedeltà a Stalin. Naturalmente tutti si alzano in piedi (come nel corso della conferenza tutti balzavano su a ogni menzione del suo nome). Nella piccola sala è una «burrasca di applausi che diventa ovazione». Tre minuti, quattro minuti, cinque minuti: sono sempre burrascosi e si tramutano sempre in ovazione. Ma già le palme sono indolenzite. Già le braccia alzate sono informicolite. Già gli anziani hanno l'affanno. Sta diventando insopportabilmente ridicolo anche per chi adora sinceramente Stalin. Ma chi oserà smettere per primo? Lo potrebbe fare il segretario del comitato rionale, in piedi sul podio, il quale ha appena letto il messaggio. Ma è nominato da poco, al posto d'un arrestato, ha paura! Infatti vi sono in sala quelli dell'NKVD, in piedi ad applaudire, osservano chi smetterà per primo! E gli applausi, in una piccola sala sperduta, all'insaputa del grande capo, continuano 6 minuti! 7 minuti! 8 minuti! Sono perduti! Rovinati! Non possono più fermarsi fino a quando non saranno caduti colti da infarto! In fondo alla sala, nella calca, si può ancora fingere, battere le mani meno frequentemente, con minore forza e furore, ma al tavolo della presidenza, in piena vista di tutti? Il direttore della cartiera locale, uomo forte e indipendente, rendendosi pienamente conto della falsità della situazione senza scampo, è tra la presidenza e applaude. 9 minuti! 10 minuti! Egli guarda angosciato il segretario del comitato rionale ma quello non sa fermarsi. Follia! Follia collettiva! I dirigenti del rione, gettando occhiate l'uno all'altro con un filo di speranza ma con la sola esultanza dipinta sulla faccia, applaudiranno fino a cadere, fino a quando li porteranno fuori in barella. E anche allora i rimanenti non batteranno ciglio! All'undicesimo minuto il direttore della cartiera assume un'aria indaffarata e si siede al suo posto al tavolo della presidenza. Oh, miracolo! Dov'è andato a finire il generale indescrivibile irrefrenabile entusiasmo? Tutti in una volta, con l'ultimo battito di mani, cessano e si mettono a sedere. Sono salvi! Lo scoiattolo ha saputo schizzare fuori dalla gabbia con la ruota che gira! Tuttavia proprio così si riconoscono gli uomini indipendenti. Proprio così si tolgono di mezzo. La stessa notte il direttore della cartiera è arrestato. Gli appioppano senza difficoltà, per tutt'altro motivo, dieci anni. Ma dopo la firma dell'art. 206 (del protocollo conclusivo dell'istruttoria) il giudice gli rammenta: «E non smetta mai per primo di applaudire!» (E come fare altrimenti? Quando fermarsi?...).»
Aleksandr Solženicyn, Arcipelago Gulag
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silvio

lunedì 2 agosto 2010

Ma chi l’ha detto che il Dio dei filosofi è freddo?

Aristotele

Inos Biffi, insigne teologo e medievista, questa volta la dice più giusta del solito.
Non che sia un esperto di Inos Biffi e del suo pensiero ma, per quel poco che sono riuscito a leggere di qualche sua opera, non l’ho mai sentito esprimersi così sapientemente.
Insomma, il fuoco ardente della metafisica non è meno caldo del fuoco della fede. Perché? Ma perché l’intellezione metafisica, l’episteme - è ora che lo si dica - fa parte della fede, non della semplice ragione logica e matematica. La verità rifulge e la verità metafisica - lungi dall’essere autonoma - fa parte della logica dell’amore e della fede.
Chi contrappone «il Dio dei filosofi e il “Dio di Abramo”» non ha capito nulla della Rivelazione e fa lo stesso errore dell’«eresia della Riforma, dove la fede è intesa come l'antitesi della ragione».
Il Motore Immobile di Aristotele non è né «freddo», né «arido», né può in alcun modo allontanare dalla fede, ma anzi la sostiene e la difende. Nemmeno freddi sono i pronunciamenti del Magistero o le formule dei concili. Anzi, «si tratta di un linguaggio irrinunciabile», perché accanto alla verità c’è sempre il calore, la vita, la freschezza.
Inos Biffi, grande critico dell’ideologia del dialogo, dell’aggiornamento e dell’ecumenismo, questa volta spiega chiaramente l’origine di questi mali: «una cultura largamente segnata dall’“ontofobia”, o “paura dell'essere” e, alla fine, dell’“intelligenza”».
San Tommaso e San Bonaventura (che qui purtroppo Biffi non segnala) parlarono chiaramente dell’irrinunciabile unione di intelletto e volontà, senza alcun primato.
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silvio

Verso Rimini 2010


Il mio amico Marco Gabrielli, (Sito web, Centro Culturale “Mons. Lorenzo Bellomi”) scrive per il settimanale cattolico di Trieste Vita Nuova. Questo è l’ultimo articolo:

«“Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”. Questo il titolo della XXXI edizione del Meeting di Rimini che si terrà dal 22 al 28 agosto. Oltre un centinaio gli incontri, resi possibili dalla disponibilità gratuita di più di 3.000 volontari per una manifestazione che lo scorso anno ha contato 800.000 presenze nell'arco della settimana. Si parlerà di desiderio, di infinito, di un’insopprimibile tensione che risiede nel cuore, di quelle domande che tutti gli uomini hanno anche se la mentalità dominante tende a negarle, riducendo l'uomo ad un fatto biologico-chimico selezionato dall'evoluzione.» [leggi tutto]
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silvio

domenica 1 agosto 2010

Il vero ordine legittimo

Il controrivoluzionario ha consapevolezza del bene costituito dall’Antico Regime, nelle sue forme e soprattutto nei suoi elementi strutturali. La Rivoluzione talora non abbatte l’antico regime sic et simpliciter, ma lo svuota delle sue realtà strutturali, cioè tradizionali, e spesso lo lascia sopravvivere a coprire con le sue forme istituzionali una sostanziale democrazia rivoluzionaria, in evoluzione verso la democrazia totalitaria. L’aristocrazia viene ridicolizzata e vanificata allontanandola dalle sue funzioni, (assolutismo regale) i corpi intermedi abbattuti e al suddito si sostituisce il cittadino Il controrivoluzionario ha nostalgia soprattutto di un regime intrinsecamente legittimo ovvero conforme al vero ordine politico naturale, perché la Rivoluzione mira alla distruzione di un potere o di un ordine legittimo con l’intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti. Di più la Rivoluzione mira al cuore dell’uomo, per cancellare in lui l’immagine e la somiglianza con Dio; affinché egli smarrisca il suo fine eterno. E' ben noto concetto espresso dal Pontefice Pio XII, che dalla forma conferita alla società dipende anche, in qualche misura, la salvezza delle anime. Il vero ordine legittimo sul piano metafisico è la civiltà cristiana. Sul piano storico quest’ordine legittimo si e’ realizzato nella Cristianità medioevale, condizionata certamente dalle circostanze storiche, pero’ ai sudditi e al Re era ugualmente chiaro che ogni autorità viene da Dio.

I governi, instauratisi illegittimamente sul modello di quelli sorti in conseguenza, diretta o indiretta, della rivoluzione detta francese, rimossero completamente il tema della legittimità dell’esercizio del potere, riducendo il diritto alla mera legalità, e tutto il diritto si tese a ridurlo forzosamente al diritto positivo.
Oggi la costituzione appare come il criterio unico di legittimità del diritto. Come poi la costituzione, che è un documento giuridico positivo, emanato in un determinato momento storico, possa costituire realmente tale criterio di legittimità, è assai oscuro.
Il fine del giusto ordine temporale è Il bene comune . La legittimità di origine del potere pertanto non è un fine in se stesso; non è decisivo, invero, che il regime politico sia monarchico, secondo la legittima linea dinastica, o sia repubblicano, secondo la legittima investitura delle magistrature da parte del popolo; ciò che conta è che le legittime autorità politiche esercitino il loro potere come un servizio verso il bene comune.  Esso va inteso, secondo la definizione della Costituzione conciliare Gaudium et spes, 26, ripresa nel Catechismo al punto 1906: «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono ai gruppi, come ai singoli membri, di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente”. Questo bene, che costituisce il fine per cui opera l’autorità civile legittima, si attua grazie alla pratica della giustizia. La novità dell’idea cristiana di giustizia rispetto all’idea classica, e’ la nozione di creazione , ciò che a ciascuno è dovuto è il suo proprio atto di essere” (il suum) che spetta a ciascuno prima e indipendentemente da ogni atto deliberativo dell’uomo, e gli spetta per dono irrevocabile di Dio, dono non negoziabile.Quindi il dovere di religione di ciascuno verso Dio è il fondamento di ogni diritto. Ecco perché la dottrina cristiana ha sempre dato la priorità al concetto di dovere rispetto a quello di diritto: perché ogni diritto nasce dal riconoscimento del dovere verso Dio, che ha creato l’uomo e gli ha donato l’atto partecipato di essere , ecco che sul piano razionale nella società cristiana vi e’ la pienezza della giustizia.
Si può comprendere ora, per quale motivo la civiltà cristiana, in cui diviene effettiva la regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, è l’unico ordine veramente legittimo. L'ordine a cui tende ogni controrivoluzionario.
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roberto