lunedì 30 maggio 2011

INTEGRALISTI E LEGGE MORALE

A Malta il matrimonio indissolubile non ce l’ha fatta. Nel referendum di sabato 28 maggio che proponeva ai maltesi l’introduzione del divorzio il «sì» ha ottenuto il 53% dei voti – 122.547 voti validi su 230.518 –, il «no» si è fermato al 47%: 107.971 voti. I votanti sono stati il 72%,
L’argomento «Se sei cattolico sei libero di non divorziare ma non puoi impedire di farlo a chi non è cattolico» è un’autentica maledizione culturale e civile, perché apre la strada a qualunque presunto «nuovo diritto». Basta sostituire la parola «divorziare» con «abortire», «sposare una persona dello stesso sesso», «chiedere di essere ucciso con l’eutanasia se consideri le tue sofferenze intollerabili», e il gioco è fatto.
Per i cattolici l’indissolubilità del matrimonio è un principio religioso, ma anzitutto un principio di quel diritto naturale che la ragione può riconoscere, che è la regola comune del gioco chiamato società e che vincola tutti a prescindere dalla loro appartenenza a una specifica religione o a nessuna.I veri integralisti pertanto non sono i cattolici ma coloro che sono svincolati dalla legge morale naturale.
L’insegnamento della Chiesa è chiaro,lo ricorda Benedetto XVI:
 "Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare una concezione positivista del diritto. Secondo costoro, l'umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa la fonte ultima della legge civile.(come in un nostro articolo qui) Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell'equilibrio dei poteri. Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone. Ma se fosse così, la maggioranza di un momento diventerebbe l’ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice e dall’ascolto comune di questa Fonte della nostra razionalità".(Discorso alla  commissione teologica internazionale 2007)
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roberto

lunedì 23 maggio 2011

FAMIGLIE AL CINEMA



THOR
di Kenneth Branagh

 USA, 2011
Produzione: MARVEL ENTERPRISES
Interpreti: Chris Hemsworth, Natalie Portman, Anthony Hopkins


Nuovo genere cinematografico con caratteristiche peculiari oltre che fenomeno sociologico rilevante della cultura di massa degli ultimi trent'anni, i film tratti dai supereroi dei fumetti americani non possono essere liquidati solo come sottoprodotti di sceneggiatori hollywoodiani a corto d'idee. In questo caso l'attore e regista inglese Kenneth Branagh s'ispira alle atmosfere de Il Signore degli anelli per narrare i miti dell'origine dei tempi contenuti nel testo fondamentale dell'epica nordica, l'Edda in prosa redatta dall'islandese Snorri Sturluson (XIII sec.), oltre che al fumetto pubblicato dai leggendari Stan Lee e Jack Kirby nel 1962. La guerra condotta dal padre degli dei, Odino, contro i Jotunheim, i giganti del ghiaccio, si presta poi a una rilettura in chiave tragica delle vicende familiari dei due eredi al trono, Loki e Thor (il primo invidioso del fratello, il secondo temerario e arrogante) dando così la possibilità all'autore di attingere alle cupe e affascinanti trame del suo amato Shakespeare. La storia mescola inoltre abbastanza abilmente il gusto per l'avventura e l'ostentazione della forza con temi più introspettivi e morali. Odino infatti spedisce in esilio Thor sul pianeta Terra affinché impari le qualità essenziali per ben governare: il desiderio di difendere la pace e l'umiltà. A questo punto il racconto si contamina di motivi cristiani: il martello Mjolnir, catapultato anch'esso sul globo terrestre, s'incaglia nella sabbia del deserto del New Mexico, facendo accorrere da ogni parte curiosi che provano a estrarlo senza riuscirvi. Saprà riconquistarlo solo il dio decaduto, grazie all'offerta della propria vita per difendere la città minacciata. Umiltà e sacrificio non sono virtù così comuni nella mitologia pagana e mentre all'inizio della storia il mondo divino sembra del tutto indifferente a quello umano, verso la conclusione, grazie all'innamoramento tra il dio del tuono e la scienziata che ne studia i poteri (una Natalie Portman elegante e misurata), tutto lascia intendere che tra le due realtà un incontro è, non solo possibile, ma sperabile. Senza voler pretendere più che un sano divertimento, ricco di effetti speciali e di atmosfere misticheggianti come nel famoso Excalibur di John Boorman (1981), quest'opera è comunque carente nella descrizione delle vicende umane dell'eroe, goffo e impacciato senza poteri, ma anche senza una sceneggiatura che ne sostenga adeguatamente i possibili risvolti ironici. Eppure, ancora una volta, viene da chiederci: perché i supereroi, nei fumetti e al cinema, continuano ad affascinare da quasi un secolo? La giornalista Lois Lane, protagonista del film Superman Returns, al  termine della sua avventura, scrive un articolo in cui spiega che il mondo “ha bisogno di Superman” poiché ha bisogno di un salvatore. Super-commercializzati e secolarizzati, questi personaggi, a volte semi-divini, più spesso semplici mortali che sfruttano i propri poteri e carismi per il bene della comunità, piacciono forse proprio perché incarnano il desiderio di essere più che umani, attingendo a temi e simboli religiosi, spesso cristiani (i tre Spider-Man, Batman Begins e Il cavaliere oscuro, la saga X-Men). In ogni caso ci troviamo in presenza di narrazioni in cui l'eroe affronta un dramma, vince un senso di colpa o un vizio affermandone la virtù contraria. Una sorta di 'bestiario' postmoderno di supereroi che ci ricordano, allegoricamente, valori universali e suscitano la nostalgia di un mondo giusto e ordinato.
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Luca 



sabato 21 maggio 2011

Perché tanta grandezza?


 Il carattere eminentemente ragionevole della fede cristiana e la natura di vero fatto storico,  sono il fondamento dell’ omelia pronunciata da Benedetto XVI nella veglia pasquale nella notte Santa il 23 aprile 2011. Essa si articola in quattro passaggi fondamentali:
 -Il racconto della creazione.
-Chi ha creato il mondo è intrinsecamente Logos, Verbo, Ragione.
- Questa Ragione creatrice che è all'origine del mondo non è un'essenza astratta ma una Persona che ha fatto alleanza con gli uomini.
 -l'alleanza fra Dio e l'uomo è credibile per noi oggi perché si è incarnata in Gesù Cristo veramente morto e veramente risorto.
Senza l'amore, la creazione rimane un enigma inspiegabile. Perché tanta grandezza?
Per chi tanta magnificenza? "La creazione non si può giustamente capire se non si vede come momento della realizzazione di quel disegno d'amore, con il quale il Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, chiama ed ammette gli uomini alla comunione con sé, alla partecipazione della sua vita (cf LG, n. 2).
"Infatti, la creazione trova il suo vertice negli esseri personali, capaci di rispondere, ringraziando ed adorando, all'atto d'amore di Dio, che li fa sussistere davanti a sé, avendoli scelti, già prima della creazione, per essere santi ed immacolati al suo cospetto nell'amore (Ef l, 4). Come fanno pena quelli che non credono o non pensano a queste verità stupende!
 

qui l'omelia

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roberto

lunedì 16 maggio 2011

To be or not to be

Sono stato a Birmingham e, in particolare, in quel di Stratford-upon-Avon, paese natale di William Shakespeare.


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silvio

venerdì 13 maggio 2011

A TRENT'ANNI DAL 13 MAGGIO 1981


A trent’anni dal
13 MAGGIO 1981
L’attentato a Giovanni Paolo II il giorno della festa della Madonna di Fatima

martedì 10 maggio 2011

LA SOVRANITA' VIENE DA DIO O DAGLI UOMINI?


Joseph de Maistre (1732-1821) uno dei padri del pensiero politico controrivoluzionario, spiega perchè non vi è contrasto tra origine divina dell'autorità e partecipazione politica dei governati.
Egli scrive in Scritti politici. Saggio su il Principio Generatore delle Costituzioni Politiche.:Ci sono state accese dispute per sapere se la sovranità veniva da Dio o dagli uomini,ma non so se è stato osservato che entrambi le proposizioni possono essere vere”,De Maistre riconosce che il potere sovrano si fonda,”in senso inferiore e grossolano” sul consenso degli uomini,dal momento che non si potrebbe parlare di potere senza un popolo disposto ad ubbidireSe dunque gli avversari dell'origine divina della sovranità vogliono dire solo questo, hanno ragione. Non avendo Dio disposto l'impiego di strumenti sovrannaturali per lo stabilirsi degli imperi, è sicuro che tutto si debba fare per mezzo degli uomini. Ma -continua- affermare che la sovranità non viene da Dio perchè egli si serve di uomini per stabilirla, significa sostenere che Egli non è il creatore degli uomini perchè tutti abbiamo un padre e una madre”.Così chi viola le leggi,” anche se non viola che delle ordinanze umane”,si oppone alla volontà divina,”perchè Dio ha creato l'uomo socievole e dal momento che ha voluto la società, ha voluto anche la sovranità e le leggi senza le quali non vi è alcuna società” De Maistre traccia un parallelo tra la legge e la sovranità e conclude:”Sembra dunque che queste due proposizioni: la sovranità viene da Dio e la sovranità viene dagli uomini non si contraddicano assolutamente più di queste altre due: le leggi vengono da Dio e le leggi vengono dagli uomini”Come recita la Gaudium et Spes al p. 75 l'origine divina dell'autorità convive necesariamente con la partecipazione dell'uomo, alla cui libera decisione sono lasciate la “determinazione dei regimi politici e la designazione dei governanti”.
L'nsegnamento di De Maistre distingue chiaramente:
- l'autorità in se stessa
-designazione dei governanti
- determinazione dei regimi
e trova conferma nel Magistero della Chiesa specie in Giovanni XXIII nella Pacem in terris n.22.
Leone XIII nell'Immortale Dei n.2,insegna che l'autorità legittima non è di per sé legata ad una particolare forma di governo -che nel linguaggio del diritto pubblico significa il modo in cui le funzioni dello Stato sono distribuite ed organizzate fra i diversi organi costituzionali.-
Al carattre relativo di governo si deve aggiungere il fatto che le tre forme di governo tradizionali, monarchia , aristocrazia, democrazia, difficilmente si trovano allo stato puro, realizzandosi più facilmente in forma mista.
Ancora Leone XIII nella Au milieu des sollicitudes n.26 insegna :”sotto il regime la cui forma è più che eccellente, la lagislazione può essere detestabile, mentre all'opposto, sotto il regime di più imperfetta forma può incontrarsi una eccellente legislazione."

Tratto da: incontro per giovani sul tema della dottrina sociale della Chiesa a cura di Alleanza Cattolica


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roberto

Dati anagrafici di “Rabbi Yeshu” (Gesù)

Avviciniamoci in modo più diretto alla figura del Salvatore, come personaggio della nostra storia. Vogliamo, in altre parole, tentare di produrre di lui una specie di Carta d'Identità, come se si trattasse di uno di noi, di un cittadino comune.
Certo, il nostro tentativo avrebbe fatto sorridere i primi illuministi del sec. XVIII, convinti com' erano che si trattasse di una delle solite figure mitiche, poste alla base di qualsiasi religione del mondo.
Avrebbe, al contrario, irritato teologi e liturgisti di epoche recenti, ritenendolo una curiosità irriguardosa, nei confronti del Figlio di Dio. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi

sabato 7 maggio 2011

Carriera stroncata per eccesso di cristianità

Jim e Kerri Caviezel
«Interpretare Gesù nel film di Mel Gibson La Passione di Cristo ha distrutto la mia carriera, ma non mi pento affatto di avere accettato. Anzi, quell’occasione ha rafforzato la mia fede.»
Jim Caviezel © Avvenire

Proprio così: se il mondo ti applaude, stai sicuro che stai facendo qualcosa di banale, mediocre. È quando ti sputano che sei sulla strada giusta per piacere a Dio.
Diciamo che la verità ti fa perdere le amicizie, spesso la stima. È pericolosa per te, se la dici. Te la faranno pagare, perché la verità denuda, scopre le vergogne. Siamo restii a dire la schietta verità perché temiamo che la rogna ci si attacchi addosso. A nessuno piace diventare rognoso. Dovrei riportare le parole di Gesù ma, insomma, sono arcinote: il profeta non gradito, il trascinamento nelle loro sinagoghe, ecc…
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silvio

venerdì 6 maggio 2011

L'IDEA DI CONTRATTO SOCIALE


La concezione che si pone alla base dell'ideologia democratica, secondo cui la maggioranza è criterio di validità e leggittimità della decisione politica ha trovato terreno fertile nell'ipotesi del contratto sociale che ha trovato la sua massima espressione nel filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679) e del ginevrino Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Il dogma della sovranità popolare che esprime il fondamento della democrazia in senso ideologico è incociliabile con la dottrina morale cattolica per almeno tre ordini di motivi :

-antropologici : l'idea dell'origine popolare della sovranità poggia su una concezione di individuo asociale,contrapposta alla concezione cristiana e classica della persona, quale unicum per sua natura, portata alla comunione con gli altri, nonstante il peccato originale
-politici e morali : la teoria del contratto sociale, basandosi sull'idea di un'autorità non solo designata ma costituita dal popolo,afferma che l'autorità politica riceve dalla moltitudine la stessa qualifica di autorità,cioè la potestà morale la sua ragion d'essere.Questo significa leggittimare un potere ab-solutus,cioè sciolto dalla fonte di legittimità per eccellenza che è Dio
Già Leone XIII nella Immortale Dei metteva in luce il carattere ateo della tesi della sovranità popolare:

In una società basata su tali principi, la sovranità non consiste che nella volontà del popolo, il quale, come possiede da solo tutto il potere, così da solo si governa. E così anche nella Libertas praestantissimus “[..] alla maggioranza si dia il massimo, e la maggioranza del popolo diviene sorgente unica ed universale dei diritti e dei doveri”.Il potere politico non trova più il suo obiettivo e il suo limite nella legge morale naturale, ma nella volontà dei più.
-funzionali: se l'autorità non viene da Dio viene a mancare il fondamento morale che obbliga in coscienza i cittadini ad obbedire; da qui deriva la possibilità di una continua sovversione: l'autorità verrebbe a mancare del suo fine.
Tratto da: incontro per giovani sul tema della dottrina sociale della Chiesa a cura di Alleanza Cattolica
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roberto


giovedì 5 maggio 2011

“Amore e dolore. Ancora su padre Cantalamessa”

Articolo di Giovanni Cavalcoli

«La recente discussione sviluppatasi nei media circa la questione dei castighi divini pone in gioco un’enorme ricchezza di temi che ci toccano tutti da vicino e soprattutto costituiscono una sfida ed un invito per noi cattolici a manifestare le nostre convinzioni di uomini e di credenti con spirito di servizio, modestia ma anche coraggio, in assoluta fedeltà, su temi di tale importanza, al sacro deposito della fede cattolica, così come risulta dagli insegnamenti della Scrittura e della Tradizione, nell’interpretazione del Magistero della Chiesa, che trova oggi un’espressione autorevole ed ufficiale nel Catechismo della Chiesa cattolica ed in particolare nei recenti documenti del Magistero pontificio.» [leggi tutto]
© Riscossa Cristiana

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silvio

mercoledì 4 maggio 2011

L' IDEOLOGIA DEMOCRATICA

Accanto alla dottrina dell'origine divina dell'autorità, la Chiesa non rinuncia ad insegnare la necessità della prtecipazione del singolo o delle società intermedie alla vita dello Stato.
Possono esservi tre accezioni di democrazia, vediamo quali sono le posizioni della Chiesa nei loro confronti.
- democrazia in senso generico (partecipazione del popolo):è carattere doveroso e necessario per un potere politico conforme all'insegnamento morale della chiesa ,- Leone XIII Immortale Dei cit. n. 16-
- democrazia in senso specifico (democrazia come forma di governo): è carattere opinabile e potrà essere instaurato con beneficio della comunità, se ricorrono certe condizioni e con certi limiti.
- democrazia come ideologia ( la sovranità appartiene al popolo, il voto della maggioranza è unica espressione legittima dell'interesse generale): permane la condanna della Chiesa su tale proposizione, stanti le sue premesse utilitaristiche, relativistiche e, in fondo, nichilistiche.

Il Concilio V.II. laddove ha stabilito la necessità che siano gli uomini a determinare liberamente i regimi politici e a designare i governanti (Gaudium et Spes cit. n. 74) , si è posto in continuità con l'insegnamento di Leone XIII sulle tre accezioni di democrazia di cui si è detto.
La nota dottrinale su alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici in politica (Congregazione per la dottrina della fede -21 nov.2002- approvata dal Sommo Pontefice) afferma”la Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall'altra si rende possibile solo nella misura in cui si trova alla sua base una retta concezione della persona.”
la democrazia come forma di governo esige condizioni ben salde, “non negoziabili”, per non rivoltarsi contro l'uomo; tale condizione è innanzi tutto il rifiuto del pluralismo relativistico, che non riconosce l'esistenza di una legge naturale valida per tutti gli uomini; il documento quindi, pur contenendo in astratto , la valutazione positiva della democrazia in senso specifico, cioè della forma di governo in cui si applica , ai fini della decisione , il pricipio maggioritario , è da leggersi come esplicita condanna dell'ideologia democratica relativistica.

Tratto da: incontro per giovani sul tema della dottrina sociale della Chiesa a cura di Alleanza Cattolica
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roberto