martedì 31 gennaio 2012

Eidos

Antoni Gaudì i Cornet
«L'originalità consiste nel tornare alle origini».
Antoni Gaudì

Così come si va appurando che riformare significa recuperare la forma, non rivoluzionare.
La forma non va interpretata in senso geometrico: la forma della sedia, la forma della luna. Si intende invece l’eidos platonico, l’idea, l’essenza, la sostanza. Questa si sviluppa come le piante, perché nella sostanza c’è la vita. Ma lo sviluppo delle cose non ne stravolge mai la sostanza. La compie semmai, dalla potenza all’atto.

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silvio

domenica 29 gennaio 2012

Frammassoni a Trieste

Consueto potpourri luogocomunista.
Gran finale del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi. Di spalle all’A.G.D.G.A.D.U. il risorgimentale Raffi sostiene che vuole «contribuire a rimettere in piedi l'Italia», dimenticando che quest'Italia azzoppata è figlia del Risorgimento.
In vena di omeopatia, Raffi è convinto che «bisogna puntare sulla cultura e rilanciare la scuola pubblica». Non ricorda che la Massoneria ha sequestrato la cultura e che da un secolo e mezzo la scuola pubblica italiana è nelle mani dei suoi confratelli.
«Serve - dice - ritrovare la bussola dei valori». Come? Rieducando con squadra e compasso: «La Massoneria è una riserva importante per l'Italia». Sì, Marsala gran riserva 1870.
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silvio

Nomen omen

È tornato al Padre don Antonio Dessanti, nato a Buie d’Istria il 31 maggio 1921.
Parroco, dal 1992, della Chiesa Beata Vergine del Rosario a Trieste.
Sempre in talare. Confessionale con la porta sempre aperta. Sempre caritatevole con i poveri.
Nella sua parrocchia è stata introdotta la S. Messa in rito antico e si vende “Il Timone”.
Insignito del Sigillo trecentesco della città di Trieste (11/11/2009).
Insignito del premio Histria terra (18/2/2011).
Istriano robusto e pio.
 

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silvio

venerdì 20 gennaio 2012

Le reliquie di Giovanni Paolo II a Trieste

Si legge negli Atti degli Apostoli (19, 11-12) che «Dio operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano».
Lungo i secoli poi, ispirandosi al periodo apostolico, la pietà popolare non ha mai disdegnato la venerazione di un qualche “reliquus” - un resto cioè o residuo corporale - del santo o del martire.
La devozione legata alle reliquie è insomma uno degli aspetti carismatici della Chiesa, di origine antica e per nulla ostacolato dal Magistero.
Molto sensibili all’orazione devozionale e d’impetrazione sono, nel Friuli Venezia Giulia, il Gruppo di Preghiera “Gesù Misericordia Infinita” e la Fraternità “Adim” (“Alleanza Dives in Misericordiam”). [leggi tutto]

Silvio Brachetta

© Vita Nuova

domenica 15 gennaio 2012

Parità, più oneri che diritti




Proponiamo alcuni passaggi dell'intervento che Mons. Mariano Crociata,"Segretario generale della CEI ha tenuto durante la seconda Conferenza sulla scuola libera" paritaria e formazione professionale,promossa dalla Conferenza EpiscopaleTriveneta sul tema "Insieme per educare"


L’interesse delle Chiese del Triveneto per l’educazione e per la scuola ha ormai una lunga e feconda storia e continua anche oggi con immutata passione. Ne è testimonianza l’iniziativa promossa dai Vescovi, già da quattro anni, della Giornata della Scuola della comunità, per sensibilizzare le comunità cristiane e l’opinione pubblica sull’identità e le finalità, la ricchezza e la varietà delle Scuole Cattoliche presenti sul territorio ed il loro prezioso patrimonio pedagogico a servizio dell’educazione; e per sostenere le iniziative promosse unitariamente dalla FISM, FIDAE, FOE, CONFAP, FORMA Veneto, AGESC, MSC, richiamando il diritto della libertà di scelta dei genitori per i propri figli senza ulteriori oneri.
Sorge, però, una grande preoccupazione di fronte alle difficoltà crescenti che le scuole paritarie stanno incontrando nel portare avanti il loro impegno educativo. La riduzione dei contributi previsti dalla legislazione sulla parità ed il ritardo con cui vengono erogati fanno temere adalcune scuole di non poter più svolgere il loro compito e non poter quindi soddisfare le attese di tante famiglie che affidano loro i propri figli. Sarebbe una perdita grave per il tessuto sociale di questo territorio e dell’intero Paese
In Italia la Legge sulla parità 62/2000, preparata anche dall’introduzione dell’autonomia scolastica, afferma che il sistema nazionale di istruzione non si identifica con la scuola statale: la natura pubblica di una scuola non deriva dalla caratterizzazione giuridica dell’ente gestore (statale o privato), ma dal tipo di servizio che esso fornisce. La scuola paritaria entra così a far parte del sistema educativo nazionale con un’uguaglianza effettiva, perché riconosciuta a tutti gli effetti come parte del servizio pubblico. Da ciò deriva che il sistema nazionale non può considerarsi tale se mancano le scuole paritarie: a queste va attribuito un valore costitutivo e non solo di completamento del sistema stesso.
Si ha talvolta l’impressione che la parità sia offerta più per condividere gli oneri, che per riconoscere i diritti. Un caso emblematico è la disposizione che stabilisce l’applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti conhandicap o in condizione di svantaggio, senza fornire i mezzi adeguati per abbattere le barriere architettoniche e per pagare il sostegno per i ragazzi. Accanto a queste onerose richieste le scuole paritarie devono inoltre affrontare tutta una serie di doverosi ma pesanti controlli, spesso senza poter contare, a livello nazionale e regionale, su Uffici referenti con specifiche competenze. A tutto questo si aggiunge l’esclusione sistematica dalle iniziative promosse a sostegno della professionalità del personale direttivo e docente delle scuole statali.
Il cammino verso l’attuazione della Legge sulla parità appare ancora lungo. Anche se si registra a tutt’oggi una diminuzione delle pregiudiziali ideologiche, resta ancora molta strada da percorrere perché le enunciazioni di principio trovino adeguata applicazione. Il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi, così come la cultura della parità.
Dal punto di vista economico le scuole paritarie non costituiscono un aggravio per lo Stato né sono una sottrazione di denaro alla scuola statale ma consentono invece un forte risparmio. È sotto gli occhi di tutti un dato economicamente molto rilevante, che ancora non trova conseguenze operative sul versante culturale e politico. In Italia la presenza delle scuole paritarie, specie dell’Infanzia, fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro, a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni di euro. È ancor più evidente che nel Triveneto questo risparmio è maggiore, vista la presenza di numerosissime Scuole dell’Infanzia e di una rilevante presenza di altre scuole primarie e secondarie e di numerosi centri di formazione professionale. Vale la pena ricordare che in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola comune. Nella grande maggioranza dei Paesi europei, infatti, l’insegnamento privato è sovvenzionato e funziona, rispettando le stesse condizioni dell’insegnamento statale.
Finanziamento alla scuola, “buono scuola” e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie. La scuola cattolica paritaria si presenta oggi più che mai come forma concreta di presenza di un patto educativo tra tutti i soggetti attivi nel territorio.. La comunità cristiana, anche attraverso la Scuola cattolica paritaria mostra come si sia lasciata sempreinterpellare dall’educazione della persona. Essa assume la sua missione educativa ponendosi in dialogo con il territorio, percostruire una proposta significativa per la vita dei ragazzi. Sostenere la scuola libera paritaria oggi è un modo concreto di porre la sfida dell’educazione in un contesto culturale e sociale che presenta crescenti difficoltà proprio nell’ambito educativo.

                                                                                                      Mons Mariano .Crociata
                                                                                                      Segretario Generale della CEI
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roberto

giovedì 12 gennaio 2012

positivismo e storiografia




È la mancanza di una corretta conoscenza della storia e delle proprie radici, a causare l'intolleranza verso gli altri. Ecco perchè si studia la storia; per capire se stessi e pertanto la società, lo Stato, la civiltà nella quale viviamo, anche, e soprattutto, in rapporto con il passato e per illuminare il più possibile il nostro percorso evolutivo.Papa Leone XIII (1878-1903) nella lettera enciclica Saepenumero considerantes del 18 agosto 1883 affronta questo delicato problema. Traccia i caratteri dell'apologetica storica nata originariamente, secondo la sua autorevole ricostruzione, come opera di contrasto contro un gruppo di studiosi protestanti noti come i Centuriatori di Magdeburgo, guidati da Mattia Flacio (1520-1575) teologo luterano , autori di quella che viene considerata la prima storia universale della Chiesa dai tempi di Cesarea di Palestrina (265 ca-339ca) . Leone XIII denuncia il modo ideologico di usare la storia, infatti Flacio si proponeva di scardinare la legittimità storica del Cattolicesimo romano, raccolse con acribia filologica  i testi di tutti coloro che, nel corso della storia, protestarono contro "l'Anticristo papale", una serie di circa 400 testimonianze anti-papali che diventeranno poi famose ed influenti.
Il seme gettato dai Centuriatori non ha assolutamente cessato di produrre frutti avvelenati.
 Di tali frutti ha parlato Papa Benedetto XVI in un importante discorso ai membri del comitato di Scienze storiche il 7 marzo 2007, confermando il quadro descritto da papa Leone XIII  denunciando oltremodo un ulteriore aggravamento; quello della crisi stessa della storiografia causata dall'ideologia del positivismo e materialismo. Una crisi pericolosa non soltanto per la religione cristiana ma per la stessa identità dell'uomo.
Consiglio la lettura dei due testi , non sono molto lunghi ma di eccezionale chiarezza e bellezza.
Leone XIII saepenumero considerantes
BenedettoXVI discorso ai membri del comitato di Scienze storiche
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roberto

giovedì 5 gennaio 2012

fiducia in se stessi o in Dio?

".......Occorre una nuova "forza motivante" perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto "con speranza fondata verso il futuro". Questo ci hanno detto nei giorni natalizi alte voci spirituali. ..... Lasciatemi dunque ripetere : la fiducia in noi stessi è il solido fondamento su cui possiamo costruire, con spirito di coesione, con senso dello stare insieme di fronte alle difficoltà, dello stare insieme nella comunità nazionale come nella famiglia.

E allora apriamoci così al nuovo anno : facciamone una grande occasione, un grande banco di prova, per il cambiamento e il nuovo balzo in avanti di cui ha bisogno l'Italia.
A voi tutti, con affetto, buon 2012 !"

                                                      dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica (2011)



"..... E quanto è grande la tentazione per tutti gli uomini di essere preoccupati anzitutto di se stessi, di guardare indietro a se stessi, diventando così interiormente vuoti, “statue di sale”! Qui invece non si trattava di perfezionare se stessi o di voler avere la propria vita per se stessi. Questi giovani hanno fatto del bene – anche se quel fare è stato pesante, anche se ha richiesto sacrifici –, semplicemente perché fare il bene è bello, esserci per gli altri è bello. Occorre soltanto osare il salto. Tutto ciò è preceduto dall’incontro con Gesù Cristo, un incontro che accende in noi l’amore per Dio e per gli altri e ci libera dalla ricerca del nostro proprio “io”....

                                                dal discorso del Santo Padre alla Curia Romana del 22 dicembre, (2011)


Per questo il Papa ha indetto per il 2012  l’Anno della Fede ( inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013) .Questa è la radice della crisi morale ed economica.Venendo meno la fede, diminuisce la morale ed anche l'economia va in crisi.
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roberto

martedì 3 gennaio 2012

Il diritto penale e i doveri sociali verso Dio



Il Prof. Mauro Ronco -in Cristianità n.360- descrive brillantemente il processo di secolarizzazione del diritto penale, segnalandone alcune peculiarità specifiche. Mauro Ronco - amplia e approfondisce il discorso di Benedetto XVI tenuto al Bundestag il 22 settembre scorso-, mettendo bene a fuoco il programma massimamente rivoluzionario del positivista giuridico Hans Kelsen. Cerco qui di trarne un riassunto per i lettori di Sivan.
Hans Kelsen,(1881-1973) (citato dal pontefice nel discorso al Bundestag lo scorso settembre) positivista estremo, è il padre di quel programma, per cui bisogna andare oltre il positivismo per quanto riguarda il diritto penale.
Nel campo penale la secolarizzazione,(che avviene a seguito del il positivismo giuridico) è stata compiuta completamente con l‘opera di Immanuel Kant (1724-1804), che ha sostituito la ragione umana universale al fondamento divino del diritto di punire.
La rivoluzione negando Dio trova comunque un ostacolo che, a tutta prima, sembra insormontabile: la ragione dell‘uomo. Su quest‘ultima sono stati fondati lo Stato liberale di diritto; il diritto positivo degli Stati; il diritto penale liberale. Il progetto di Kelsen è quello di negare la natura umana,
 a questo scopo vuole negare, dopo Dio, anche la ragione, consegnando la società all‘esplicarsi caotico delle forze e dei poteri materiali, rectius: dell‘uomo visto come semplice forza sensibile e materiale
Per Hans Kelsen  la società non è altro che un pezzo della natura, le cui leggi hanno le medesime caratteristiche di quelle che reggono la natura. 
 Questo è stato possibile a seguito delle scoperte del secolo XX, con lo sviluppo della legge naturalistica di causalità e la rinuncia di tali leggi alla pretesa dell‘assoluta necessità, per accontentarsi della nota della verosimiglianza statistica .Cosa significa tutto questo?
 Il principio di causalità nasce dall'idea che i fenomeni si susseguano unicamente in un processo di causa-effetto, e tutto ciò che non risponde a questa legge è dovuto al caso.
L'osservazione empirica (il metodo sperimentale inventato da Galileo Galilei di interrogare la natura mediante gli esperimenti) ci guida nell'individuazione dei nessi causali che sottostanno ai fenomeni che osserviamo.
Attraverso l'analisi delle cause è possibile (secondo la nostra visione) comprendere i meccanismi di funzionamento del mondo. A questa profonda convinzione dobbiamo la presunta superiorità di cui godono le cosidette Scienze Esatte (Fisica, Matematica per esempio) rispetto alle Scienze Umane (Psicologia, Medicina, ecc.) quasi che le seconde, le Scienze Umane, non siano così abili nell'individuare il filo razionale che lega i fenomeni.
Il metodo di indagine sperimentale della natura porta ad un'interpretazione deterministica della realtà. Ecco allora , nella misura in cui riusciamo a conoscere lo stato di un sistema possiamo predire, sulla base del principio di causalità, quale sarà l'evoluzione temporale di quel sistema.
Ma fino a che punto regge l'interpretazione causale della realtà? Se portata alle estreme conseguenze si arriva ad un conflitto con il libero arbitrio.
Ognuno di noi si percepisce, in quanto individuo, libero entro certi limiti di autodeterminarsi. Ma se tutto il mondo segue delle leggi puramente causali, supponendo di conoscere le leggi che regolano l'evoluzione temporale del mondo e le condizioni ad un certo istante (le condizioni iniziali) saremo in grado di predire il futuro di tutto il mondo ... compreso noi stessi. Ciò ha fatto pensare alcuni (i fautori più accesi di un'interpretazione deterministica della realtà) che la nostra autodeterminazione sia in realtà solo apparente e illusoria contrariamente a quello che ci sembra di percepire. Ecco come  la società (fatta di individui) diventa un pezzo della natura,L'uomo è portato ad agire in modo naturale ossia meramente istintivo la sua volontà non è più retta da una sana ragione aperta al soprannaturale ma indebolita dalle forza più  istintuali e materiali di cui anche il diritto penale risente.
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roberto