lunedì 31 ottobre 2011

“Io, cattolico pacelliano, dico al card. Ravasi che ad Assisi ha sbagliato atei”

Julia Kristeva
Remo Bodei
di Francesco Agnoli

Al direttore - Da tempo il cardinal Ravasi porta avanti il celebre Cortile dei gentili. Con successo mediatico non indifferente. Il cardinale non troverà mai sulla sua strada oppositori urlanti e giornalisti acidi. Flirta con il mondo, nel senso evangelico del termine, e questo gli procura amici, a destra e a manca. Non è, lui, come altri, un cattolico “oscurantista”. Poco fa al Corriere si tifava per la sua elezione a cardinale di Milano. Come successore di quel cardinal Martini che piace tanto in via Solferino perché contrario alla “Humanae vitae” e alla disciplina bimillenaria della chiesa. Ravasi insomma, “piace alla gente che piace”.
Il perché si può capire facendo un salto nel sito dedicato al Cortile dei gentili, in cui campeggia una citazione di padre Turoldo, quel prete che un giorno stracciò in pubblico il rosario, perché, a suo dire, superstizione del passato. Eccola: “Fratello Ateo, nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi, liberi e nudi verso, il Nudo Essere e là dove la parola muore abbia fine il nostro cammino”. [leggi tutto]

© Il Foglio

mercoledì 26 ottobre 2011

Evitiamo le corbellerie

Si dice che la Chiesa abbia dovuto necessariamente mutare la pastorale perché la società contemporanea è multireligiosa e multiculturale.
Sciocchezze. Era multireligiosa e multiculturale anche il giorno di Pentecoste (suppergiù 30 d.C.): «Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio» (At 2, 9-11).
Cioè gli Apostoli predicavano Gesù Cristo davanti a pagani e idolatri di ogni lingua e religione.
Cioè, chiedevano esplicitamente alle religioni e alle culture di convertirsi a Cristo. San Francesco fece esattamente lo stesso.
Questo è l’unico Spirito di Assisi, ovvero di Gerusalemme.

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silvio

martedì 25 ottobre 2011

Teologi di valore

Sono contento della «disputa infuocata», che coinvolge grandi teologi e studiosi contemporanei, attorno alla retta interpretazione del Concilio Vaticano II. Sono contento perché i “contendenti” si stimano tra loro e, pertanto, il livello qualitativo della disputa è tutto a vantaggio della verità. Non vi è alcun battibecco scomposto, ma solo un ragionare oggettivo.
Insomma, un evento teologico tanto profondo quanto ignorato dal ben noto circo mediatico italiota, maggiormente interessato al Grande Fratello.
Siamo arrivati ad alcuni punti fermi, elencati con eleganza anche dal duo Gnocchi-Palmaro nel loro ultimo lavoro: La Bella Addormentata (Vallecchi, 2011). Ne condivido alcuni (altri no):
1) Il Concilio Vaticano II fu celebrato validamente,
2) ma la lettera dei documenti è ambigua, equivoca.
3) Quindi, come dice anche il Papa, è da trovare la giusta ermeneutica, l’autentico significato (dobbiamo leggere il Concilio «guidati da una giusta ermeneutica» - Benedetto XVI - Porta Fidei).
4) Per la prima volta nella storia dei concili - notano Gnocchi e Palmaro - non ci si scontra sui pronunciamenti conciliari, ma sull’interpretazione da dare ai pronunciamenti: «per la prima volta nella sua storia, la Chiesa si concepiva e si presentava come “problema” invece che come “soluzione” per la salvezza degli uomini» (p. 154).
5) Evidentemente il problema non avrà soluzione, finché un Pontefice (o un Concilio) non indicherà con chiarezza - parola per parola - l’esatto significato dei pronunciamenti e dimostrerà - parola per parola - come questi pronunciamenti siano in completa continuità con i precedenti. In mancanza di un chiarimento, nella Chiesa continuerà a regnare la confusione.

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silvio

venerdì 21 ottobre 2011

Ora basta con l'aborto

L’embrione, per la Corte di giustizia europea, non si può toccare. La coerenza vorrebbe cestinate le leggi a favore dell’aborto.


© Il Foglio

mercoledì 19 ottobre 2011

Evaporazione della fede

Concilio Vaticano II

Dunque, a quasi cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, a più di quaranta da un’iniziativa simile, il Papa indice un Anno della Fede.
Perché? È uno dei temi più citati della nostra (di Sivan) lunga avventura mediatica: la fede è evaporata, il sale si è sciapito. Adesso pare sia ufficiale - tardi - ma ufficiale.
Dice Benedetto XVI che «una profonda crisi di fede ha toccato molte persone». E, per questo, «non possiamo accettare che il sale diventi insipido e la luce sia tenuta nascosta». A voler essere pignoli, bisognerebbe dire che il sale cattolico è già insipido e che la minestra è tiepida da tempo.
Gli fa eco mons. Rino Fisichella: evangelizzazione non solo fuori, ma anche dentro la Chiesa. Meglio tardi che mai.
Certo l’Anno della Fede paolino (indetto nel 1967) non sortì granché (1967+1=1968).
Comunque, tentar non nuoce. Ma senza la medicina del rigore e della severità, la battaglia è già persa all’inizio.

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silvio

martedì 18 ottobre 2011

Manifesto politico cattolico

Dunque, al Forum di Todi, non c’è stato alcun battesimo di un nuovo partito cattolico di centro, che sarebbe dovuto venire a patti - secondo molte voci progressiste - con riformisti e laici.
C’è stato invece un notevole e inatteso discorso del card. Angelo Bagnasco sull’impegno dei cattolici in politica. Quasi un Manifesto. È ribadita, in modo elegantissimo e sintetico, la dottrina della Chiesa su alcune grandi questioni:
1) I cristiani sono nel mondo, ma non sono del mondo;
2) devono testimoniare questa verità in pubblico;
3) la sorgente della presenza sociale e civile dei cattolici è «il primato della vita spirituale» che, dall’ambito privato, va trasportata al pubblico;
4) si esprime l’amore ai fratelli anche mediante la politica;
5) l’«assenteismo sociale» è un «peccato d’omissione»;
6) è da contrastare la «cultura prona all’ideologia del mercato»;
7) non tutti i valori, né tutte le filosofie etiche sono equivalenti: il cattolico deve proporre l’etica cristiana e la legge naturale;
8) cioè il bene comune non deriva solo da interessi secolari, ma è «composto di “terra” e di “cielo”»;
9) la laicità è l’«autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa, ma non da quella morale». Ovvero c’è una dimensione etica dalla quale tutto ha origine. Su questo punto, i fedeli laici «non possono tacere»;
10) c’è dunque una «ricaduta sociale della fede cristiana»;
11) i “principi non negoziabili” sono “le sorgenti stesse dell’uomo”: ci sono cioè valori etici a monte di altri e senza i quali la società si disintegra;
12) «il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato [teocrazia]. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio» (Benedetto XVI);
13) i laicisti vorrebbero relegare al silenzio questi valori, perché sarebbero “divisivi”. Ma il vero bene comune «è possibile solo nella verità e nella verità intera. Per questa ragione [le sorgenti etiche dell'uomo] non sono oggetto di negoziazione».

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silvio

sabato 15 ottobre 2011

Ossimoro cattolico

Mario Fani e Giovanni Acquaderni

Certo, anche a me piacerebbe una formazione politica cattolica di centro, che magari nasca da azioni cattoliche e opere dei congressi pre-moderniste.
Ma l’opzione è, ovviamente, impraticabile: per l’assenza di azioni cattoliche e opere dei congressi unitarie. Ci sono, invero, due movimenti culturali cattolici, che potrebbero stare a fondamento di un progetto politico. Il primo è dichiaratamente progressista, fattualmente protestante e neomodernista di principio: è il noto gruppo Avvenire, Famiglia Cristiana, ecc…
Del secondo, non meno fecondo del primo, ci fregiamo di supportarne le gesta e affermiamo da tempo essere la vera primavera della Chiesa: gli apologisti d’ogni ordine e grado.
Ora, creare una chimera, un ossimoro, che riunisca i due gruppi è un’operazione di pura fantasia. Addirittura dopo l’evidente intenzione di aprire a sinistra.
Dio ce ne scampi.

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silvio