lunedì 31 ottobre 2011

“Io, cattolico pacelliano, dico al card. Ravasi che ad Assisi ha sbagliato atei”

Julia Kristeva
Remo Bodei
di Francesco Agnoli

Al direttore - Da tempo il cardinal Ravasi porta avanti il celebre Cortile dei gentili. Con successo mediatico non indifferente. Il cardinale non troverà mai sulla sua strada oppositori urlanti e giornalisti acidi. Flirta con il mondo, nel senso evangelico del termine, e questo gli procura amici, a destra e a manca. Non è, lui, come altri, un cattolico “oscurantista”. Poco fa al Corriere si tifava per la sua elezione a cardinale di Milano. Come successore di quel cardinal Martini che piace tanto in via Solferino perché contrario alla “Humanae vitae” e alla disciplina bimillenaria della chiesa. Ravasi insomma, “piace alla gente che piace”.
Il perché si può capire facendo un salto nel sito dedicato al Cortile dei gentili, in cui campeggia una citazione di padre Turoldo, quel prete che un giorno stracciò in pubblico il rosario, perché, a suo dire, superstizione del passato. Eccola: “Fratello Ateo, nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi, liberi e nudi verso, il Nudo Essere e là dove la parola muore abbia fine il nostro cammino”. [leggi tutto]

© Il Foglio

2 commenti:

Riccardo ha detto...

In pratica questi due tizi hanno detto che per iniziare il dialogo dobbiamo smettere di essere cattolici. Sarà che io sono un controrivoluzionario e non mi intendo di queste cose, ma questo non è per nulla dialogo. E' dire "pensatela come noi o non avrete alcun diritto nel mondo della cultura che conta", solo sotto vesti ammalianti.

silvio ha detto...

È tempo perso. Questi incontri non portano a nulla. Ma il peggio è che le cose più importanti sono tralasciate. Si dovrebbe curare piuttosto il dialogo tra confessore e penitente, tra curati e anime in cura.