martedì 25 ottobre 2011

Teologi di valore

Sono contento della «disputa infuocata», che coinvolge grandi teologi e studiosi contemporanei, attorno alla retta interpretazione del Concilio Vaticano II. Sono contento perché i “contendenti” si stimano tra loro e, pertanto, il livello qualitativo della disputa è tutto a vantaggio della verità. Non vi è alcun battibecco scomposto, ma solo un ragionare oggettivo.
Insomma, un evento teologico tanto profondo quanto ignorato dal ben noto circo mediatico italiota, maggiormente interessato al Grande Fratello.
Siamo arrivati ad alcuni punti fermi, elencati con eleganza anche dal duo Gnocchi-Palmaro nel loro ultimo lavoro: La Bella Addormentata (Vallecchi, 2011). Ne condivido alcuni (altri no):
1) Il Concilio Vaticano II fu celebrato validamente,
2) ma la lettera dei documenti è ambigua, equivoca.
3) Quindi, come dice anche il Papa, è da trovare la giusta ermeneutica, l’autentico significato (dobbiamo leggere il Concilio «guidati da una giusta ermeneutica» - Benedetto XVI - Porta Fidei).
4) Per la prima volta nella storia dei concili - notano Gnocchi e Palmaro - non ci si scontra sui pronunciamenti conciliari, ma sull’interpretazione da dare ai pronunciamenti: «per la prima volta nella sua storia, la Chiesa si concepiva e si presentava come “problema” invece che come “soluzione” per la salvezza degli uomini» (p. 154).
5) Evidentemente il problema non avrà soluzione, finché un Pontefice (o un Concilio) non indicherà con chiarezza - parola per parola - l’esatto significato dei pronunciamenti e dimostrerà - parola per parola - come questi pronunciamenti siano in completa continuità con i precedenti. In mancanza di un chiarimento, nella Chiesa continuerà a regnare la confusione.

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silvio

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