giovedì 6 ottobre 2011

Ennesimo autogoal di Avvenire

Sulla fecondazione assistita, il problema è esclusivamente di fonti. Cosa dice il Catechismo della Chiesa Cattolica? Che quella eterologa è «gravemente disonesta» (n. 2376) e che quella omologa, benché «praticata in seno alla coppia», rimane «moralmente inaccettabile», poiché dissocia «l’atto sessuale dall’atto procreatore» (n. 2377).
A ciò si aggiunga la parola del Santo Padre, Benedetto XVI, che il 10 maggio 2008, parlando ai partecipanti al Congresso Internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense nel 40° anniversario dell’enciclica “Humanae Vitae”, ribadì un fermo “no” a qualsiasi forma di procreazione assistita, anche quando avvenga nell’ambito del matrimonio: «Nessuna tecnica meccanica - affermò con estrema chiarezza - può sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero più grande che li vede protagonisti e compartecipi della creazione».
Allora, a quali fonti ha fatto riferimento il quotidiano della Cei, “Avvenire”, quando, nell’edizione del 27 settembre scorso, a pag. 16, ha esaltato - senza alcun filtro critico - il caso di una donna rimasta gravida dopo esser guarita da un tumore al seno, solo tramite tecniche di fecondazione assistita con produzione di embrioni in vitro? [leggi tutto]

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