venerdì 28 settembre 2012

Przywara, l’analogia ci porta verso Dio

Erich Przywara

di Filippo Rizzi

Un pensatore capace di costruire un’«alleanza nuziale» tra la teologia e la filosofia ma in grado anche di tradurre in chiave moderna la grandezza di Tommaso d’Aquino e di Agostino di Ippona.
Dentro quest’ottica si può forse comprendere l’attualità di un genio solitario come il gesuita tedesco- polacco Erich Przywara (1889 – 1972) di cui ricorrono domani [28 settembre] i 40 anni della morte. Un’eredità la sua nel campo della filosofia e della fenomenologia riconosciuta, nel corso di questi anni, da personaggi insospettabili come Vittorio Mathieu e don Luigi Giussani. Proprio il 28 settembre del 1972 padre Przywara, originario di Katowice (oggi in Polonia), moriva a 83 anni a Hagen, presso Munrau, in Baviera. Il mondo culturale di allora quasi non si accorse della scomparsa di quest’uomo. [leggi tutto]

© Avvenire

Libertà, libertà di religione, libertà cristiana


di S. E. Mons. Giampaolo Crepaldi

Il Santo Padre Benedetto XVI è tornato sul tema della libertà di religione nella recente Esortazione apostolica “Ecclesia in Medio Oriente”, dedicandovi soprattutto i paragrafi 25 e 27 a cui bisogna aggiungere i paragrafi 29 e 30 relativi a laicità e fondamentalismi. Ambedue i blocchi di paragrafi sono disponibili nella sezione Documenti del nostro sito. Sulla base di questi insegnamenti del Papa e di precedenti altri, vorrei proporre alcune osservazioni per l’approfondimento e la discussione. [leggi tutto]

© Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân

giovedì 27 settembre 2012

Quando liturgia fa rima con eresia


di Sandro Magister

Proseguendo il suo ciclo di catechesi sulla preghiera, Benedetto XVI è passato oggi, mercoledì 26 settembre, dalla preghiera nella Scrittura alla preghiera nella liturgia.
Nella liturgia è Dio che “ci offre le parole”, ha detto il papa. “Noi dobbiamo entrare all’interno delle parole [liturgiche], nel loro significato, accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio”.
Se dalla dottrina, però, si passa alla pratica, le cose cambiano. Si sa che vari preti hanno un concetto “creativo” della liturgia, nel quale gli attori e gli inventori sono loro.
In una parrocchia della Toscana, ad esempio, c’è un prete che fa e parla a modo suo, quando distribuisce la comunione. Evidentemente perché non crede nella presenza reale di Gesù nel pane e nel vino consacrati.
La cosa è arrivata all’orecchio del professor Pietro De Marco, che da Firenze ci ha trasmesso questo commento acuminato. [leggi tutto]

© Settimo Cielo

Confutatis maledictis & Lacrimosa (Requiem KV 626)

Wolfgang Amadeus Mozart
            


martedì 25 settembre 2012

Scompisciatevi


Il Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, in sinergia con l’operato di Monti, dà un’altra piccola mazzata all’intelligenza e a quel che resta del patrimonio culturale italiano.
Ha proposto che tutte le materie scolastiche - anche quella dell’ora di religione - siano devastate dal noto squilibrio paranoide multikulti: tutti i programmi devono svuotarsi di contenuti e dare il posto a un coacervo caotico di contributi superficiali extracontinentali.
Dice il trombone: «Credo che il paese sia cambiato, nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione».
Dice «credo», ma sa che il suo è un dogma, che non ammette ripensamenti.
Incomprensibilmente, poi, dice che vuole digitalizzare diecimila libri, tra cui alcuni tesori culturali, tra cui il «testo per la terza elementare a cura di Grazia Deledda» e «un sillabario del 1871».
Non svelerò, ma lascio solo immaginare dove se lo metteranno (e ce lo metteranno) gli interessatissimi e tollerantissimi studenti siriani, arabi e africani il sillabario del 1871 e il testo della Deledda.

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silvio

Dio, patria e famiglia? Ci servono ancora, eccome


Religione, comunità e “sangue”: tre valori su cui si sono fondate le civiltà. Ma che da tempo sono pesantemente in crisi. Eppure più necessari che mai

di Marcello Veneziani

Abbiamo perso il cielo sulla nostra testa, la terra sotto i nostri piedi e il sangue dentro il nostro cuore.
Tre immagini emotive per raccontare la perdita reale dei principi di vita su cui si fondava il mondo di ieri, personale e comunitario. Vorrei parlarvi di Dio, patria e famiglia, anche se ne sono fuori. Difendo il loro ricordo e il loro valore, ma ho perso anch'io consuetudine di vita. Di fronte al loro perire di morte innaturale non trovo sostituti degni e veri, e da quel triplice vuoto che non si riempie io vorrei partire. [leggi tutto]

© Il Giornale

Alleanza cattolica


L’incontro "Costruiremo ancora cattedrali" di lunedì 1 ottobre alle ore 21 non si terrà, per ragioni tecniche, nella sede di Terrazza Solferino di Via Bertolotti 7.
Si terrà invece nei locali di Terrazza Solferino 2/CESNUR in Via Confienza 19 a Torino, pianterreno.
Ricordo che prenderemo spunto dal secondo centenario della nascita di Augustus W. Pugin (1812-1852), fondatore dell’architettura neogotica – autore tra l’altro dei disegni per il Big Ben di Londra – e architetto prediletto dal pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), che gli ha dedicato pregevoli osservazioni - per parlare di arte e chiese con particolare riferimento a Torino.
Della costruzione di chiese neo-medievali a Torino parlerà Marco Albera, di Alleanza Cattolica e presidente dell'Accademia Albertina, mentre io rievocherò la figura di Pugin e i commenti che a Pugin dedicò Corrêa de Oliveira. Saranno proiettate diapositive. Come di consueto, la riunione allargata di Alleanza Cattolica inizierà con la recita del Rosario per il Papa. Chi non è a Torino potrà seguire la diretta via Internet (per informazioni sulla diretta: Valter Maccantelli v.maccantelli@pro3.it)
Ricordo pure che la prossima riunione si terrà lunedì 15 ottobre.
Cordiali saluti
Massimo Introvigne

lunedì 24 settembre 2012

Di che stiamo parlando?


«Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
At 2, 9-11

Ma di che stiamo parlando? Ma quali nuovi problemi? Ma quale momento storico peculiare? Ma quale fenomeno multiculturale e multireligioso inedito per il quale cercare nuove soluzioni e nuovi modi di comunicare il Vangelo?
San Pietro e gli Apostoli, dopo la Pentecoste, uscirono di casa e si trovarono dinnanzi una realtà multiculturale e multireligiosa, esattamente come accade oggi. Ma non si misero a piagnucolare sui “nuovi tempi in rapido cambiamento”. Non si misero a gridare come vecchiette isteriche, divorate dall’ansia per le “nuove sfide”. Non sentirono come problema l’inculturazione della fede poiché, proprio perché avevano fede, sapevano benissimo che lo Spirito Santo avrebbe immediatamente inculturato ogni loro parola, traducendola in ogni lingua e cultura. E così fu, senza schizofrenie, senza sfide da vincere, senza preoccuparsi che il “lontano” non avrebbe capito.

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silvio

Nicki è triste

Nicola Vendola

di Massimo Viglione

Nicki è triste. Trattasi del “Nicki nazionale”, ossia Vendola. Ce lo ha detto lui, ha tenuto a farcelo sapere. Perché è triste? Perché, da buon cattolico adulto quale è, non è d’accordo con il Papa. Nel discorso all’Internazionale democristiana (sarà un caso?) S.S. Benedetto XVI ha infatti voluto ribadire per la ennesima volta (a Casini e soci, e a tutta la Chiesa e a tutto il mondo) il dovere irrinunciabile – non solo per ogni cristiano, ma anche per ogni uomo che adotta razionalità e senso comune come norma di vita – della difesa senza condizioni né cedimenti del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale per ogni essere umano e della difesa del matrimonio naturale e sacramentale fra uomo e donna.
In pratica, ha condannato aborto, eutanasia e omosessualismo. [leggi tutto]

© Corrispondenza Romana

L’appestato

Richard Millet

Caccia alle streghe a Parigi. Parla Richard Millet, autore dell’Elogio letterario di Anders Breivik. Censurato da Gallimard: “L’Europa vittima del nichilismo”

di Giulio Meotti

“Pensi che fino a nuovo ordine non posso neppure recarmi al lavoro alla sede di Gallimard, sono costretto a lavorare da casa, il mio confino, come Cesare Pavese”, dice un po’ scherzando al Foglio Richard Millet, nella prima intervista concessa a un giornale italiano dopo il caso che lo ha travolto da agosto. L’editore dei suoi ultimi libri, Pierre-Guillaume de Roux, sostiene che l’affaire Millet, il caso Millet, ha raggiunto “livelli irrazionali”. Non si ricordano interventi di primi ministri contro un libro. E’ proprio una novità assoluta. [leggi tutto]

© il Foglio

L’altro D’Azeglio: gesuita contro l’Unità

Luigi Taparelli D’Azeglio

di Filippo Rizzi

Condannato all’oblio per le sue posizioni anti-risorgimentali e rimosso per molti anni dalla storiografia ufficiale per aver difeso a oltranza il magistero di Pio IX (prima e dopo l’Unità d’Italia), ma soprattutto per essere stato il principale «martello delle concezioni liberali» – secondo una felice definizione di Antonio Messineo.
È la storia ma anche l’avventura umana, controversa e avvincente, del gesuita Luigi (al secolo Prospero) Taparelli D’Azeglio (1793-1862), direttore e co-fondatore assieme a Carlo Maria Curci de La Civiltà Cattolica; un cognome ingombrante nella storia del Risorgimento e della nobiltà piemontese, perché sarà l’unico dei D’Azeglio (i fratelli Massimo e Roberto saranno senatori del Regno d’Italia) a contrapporsi con vivaci dibattiti pubblici, libelli, saggi alla causa nazionale e a simpatizzare solo per un breve periodo della sua vita per il movimento neoguelfo teorizzato da Vincenzo Gioberti. [leggi tutto]

© Avvenire

domenica 23 settembre 2012

Carteggio 3


«Ma in qualsiasi tipo di Stato i Principi devono soprattutto tener fisso lo sguardo a Dio, sommo reggitore del mondo, e proporsi Lui quale modello e norma nel governo della comunità».

«Santo deve dunque essere il nome di Dio per i Principi, i quali tra i loro più sacri doveri devono porre quello di favorire la religione, difenderla con la loro benevolenza, proteggerla con l’autorità e il consenso delle leggi, né adottare qualsiasi decisione o norma che sia contraria alla sua integrità».

«Quale sia poi la vera religione, senza difficoltà può vedere chi giudichi con metro sereno e imparziale: poiché è evidente per moltissime e luminose prove, per la verità di indubitabili vaticinî, per la frequenza dei miracoli, per la diffusione straordinariamente rapida della fede anche in mezzo a nemici e fra gravissimi ostacoli, per la testimonianza dei martiri e per altre simili, che l’unica vera è quella che Gesù Cristo stesso ha fondato ed affidato alla sua Chiesa perché la difendesse e la propagasse».


«[…] il non tenere in alcun conto i doveri religiosi, o essere indifferenti alle varie forme di culto, non è lecito né ai singoli individui né agli Stati […]».

«Vi fu un tempo in cui la filosofia del Vangelo governava la società: allora la forza della sapienza cristiana […] ovunque prosperava, col favore dei Principi e sotto la legittima tutela dei magistrati; quando sacerdozio e impero procedevano concordi e li univa un fausto vincolo di amichevoli e scambievoli servigi. La società trasse da tale ordinamento frutti inimmaginabili, la memoria dei quali dura e durerà, consegnata ad innumerevoli monumenti storici, che nessuna mala arte di nemici può contraffare od oscurare».

«[…] E certamente tutti quei benefici sarebbero durati, se fosse durata la concordia tra i due poteri […] Ma quel pernicioso e deplorevole spirito innovatore che si sviluppò nel sedicesimo secolo, volto dapprima a sconvolgere la religione cristiana, presto passò, con naturale progressione, alla filosofia, e da questa a tutti gli ordini della società civile. Da ciò si deve riconoscere la fonte delle più recenti teorie sfrenatamente liberali […]».

Leone XIII, Immortale Dei

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silvio

venerdì 21 settembre 2012

Carteggio 2


Due importantissime integrazioni al Carteggio.

Roberto ripropone il pensiero di Joseph de Maistre (1732-1821) da un post precedente.

Riccardo (blog Il Pubblicano), sempre su de Maistre, chiarisce perché il riferimento alla Chiesa non debba intendersi come teocrazia:
«Il pensiero di de Maistre a riguardo è chiarissimo: il potere temporale e quello spirituale hanno dei loro ambiti, entro i quali sono sovrani, ma oltre i quali non possono andare. Il potere spirituale è qualitativamente differente da quello temporale, e quindi non deve essere confuso con esso (altrimenti sarebbe una teocrazia), ma dà la limitazione del suo ambito: la legge naturale. Il sovrano non ha potere assoluto, ma deve sempre restare nell'ambito della legge naturale, e il potere spirituale è lì per affermare l'ambito di tale legge. L'equivoco nasce dal vedere il potere spirituale come "il potere dello stato della Chiesa", mentre in realtà non si tratta di una teocrazia, ma come detto di due sfere distinte ma non separate, che interagiscono a vicenda».

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silvio

Appunti sul Sillabo


di Francesco Agnoli

Con un lungo articolo sabato 25 agosto Giuliano Ferrara lanciava l’idea provocatoria di un “nuovo Sillabo”, cioè di un elenco delle “più inquietanti scemenze contemporanee”. Nello stesso articolo citava una nuova edizione del Sillabo, che non possiedo. Spinto dalla curiosità, con calma, sono andato a ripescare la mia copia del Sillabo, edita da Cantagalli nel 1998, con prefazione di Gianni Vannoni, esperto anche di storia delle società segrete, e, in appendice, la lettera di Juan Donoso Cortés, forse il più acuto intellettuale cattolico dell’Ottocento, al cardinal Fornari (1852). [leggi tutto]

© Il Foglio

Nel Mediterraneo nuota il futuro della nuova Europa


Il mondo nordico, tecnocratico, protestante e calvinista non può fare a meno del Medioriente. Che lo illumina da sempre

di Marcello Veneziani

«Nulla mi ha più formato, impregnato, istruito - o costruito - di quelle ore rubate allo studio, distratte in apparenza, ma votate nel profondo al culto inconscio di tre o quattro divinità incontestabili: il Mare, il Cielo, il Sole.
Ritrovavo senza saperlo, non so quali stupori e quali esaltazioni primitive. Non vedo quale libro potrebbe valere, quale autore potrebbe creare in noi quegli stati di stupore fecondo, di contemplazione e di comunione che ho conosciuto nei miei primi anni. Meglio di qualunque lettura, meglio dei poeti, meglio dei filosofi, certi sguardi, lanciati senza pensiero definito né definibile, certe soste sui puri elementi della luce...» Paul Valéry.
L'estate va finendo e nel congedo settembrino leggo in riva al mare le folgoranti Ispirazioni mediterranee di Paul Valéry (Mesogea, pagg. 67, euro 6). [leggi tutto]

© Il Giornale

giovedì 20 settembre 2012

Carteggio


Ringrazio dell’interessante commento pervenutomi e rispondo:

Il potere politico è sottomesso soprannaturalmente al religioso, lei scrive. Le confesso che fatico a capire e se le fosse possibile spiegare meglio le sarei grato. Non intenderà che il capo del governo o dello stato debbano essere sottomessi al papa? Ma allora torniamo a Gregorio VII e a Barbarossa,non mi pare il caso. È già brutto vedere i politici che ci governano, immaginarsi che al potere ci fossero i preti, che Dio ci scampi. Basti vedere come reggevano lo Stato della Chiesa, un'immensa sacrestia corrotta e inefficiente. Vorrebbe che la curia vaticana che sta dando così pessimo esempio di intrighi e lotta di potere avesse il potere di influenzare la nostra vita politica? Ripeto: credo,e spero, di non aver capito bene. Sarebbe la prima volta che non sono d'accordo con i suoi commenti,ma anche questo sarebbe interessante. Grazie
Anonimo
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Il Regno di Cristo, come scrive Pio XI nella “Quas Primas”, non è solo un “regno spirituale”, ma anche “universale e sociale”. Scrive Pio XI: “Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l'incolumità del loro potere, l'incremento e il progresso della patria”.
Difatti: “L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che, rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni Ce li allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche quanti sono privi di fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo” (Leone XIII).
Volevo poi puntualizzare qualcosa sulla mia attività: qua non riporto mie opinioni personali, ma il Magistero della Chiesa. Non si può fare apostolato con private opinioni. Io almeno mi sono riproposto di non farlo.
Nel merito di questo post, il Magistero è chiaro: il potere politico dev’essere sottomesso al religioso. Non lo dico io. La contingenza storica non può impedire al cristiano di proclamare il volere di Dio, sempre e senza paura.
Se oggi si abortisce legalmente, non è anacronismo ribadire la verità dell’aborto come omicidio. Se oggi si divorzia, non è anacronismo ribadire che l’uomo non può separare quello che Dio ha unito. Se i governi se ne fregano di Dio, non è anacronismo ricordare loro che sono nell’errore. Non si tratta di ritornare indietro “a Gregorio VII e a Barbarossa” o di sognare un utopico futuro, ma di annunciare il Vangelo, succeda quello che succeda. Il cristiano non deve badare ad altro. Inoltre, nel passato, il potere politico era sottomesso al religioso più per opportunismo che per convinzione (eccezioni a parte).
Il Battista, dinnanzi all’adulterio di Erode, disse “non ti è lecito”, senza per questo risolvere nulla. Grazie a lei.
Silvio

Nuovo social network cattolico

     


Dossettiano alla carica di B-XVI, traditore della Pentecoste del Concilio


di Paolo Rodari

Il cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II è alle porte (11 ottobre 1962) e le diverse anime della chiesa cattolica sembrano voler affilare le armi per l’occasione. In gioco c’è molto: il futuro della chiesa dipende anche da come viene assunta e interpretata l’assise conciliare. Il futuro della chiesa, e anche di coloro che ne sono fuori, fra questi gli scismatici lefebvriani che proprio in virtù d’una interpretazione oltremodo negativa delle novità conciliari uscirono (e ancora oggi sono fuori) dalla comunione con Roma. [leggi tutto]

© Il Foglio

Dio è il nostro Re


Il 20 settembre 1870 la Chiesa perdeva il potere temporale. Così è ripetuto, in automatico. Lo perdeva effettivamente? Non completamente. Oggi la Chiesa è ricchissima per grazia di Dio. Decine di migliaia d’immobili, tra chiese, monasteri, terreni e case di vario tipo, sparsi sui cinque continenti: un piccolo stato ben più esteso del solo Vaticano. E su questo regna sempre il Papa (regna Dio rappresentato dal Papa).
È perdita di potere questa? No, però c’è stato un danneggiamento, perché con il principio liberale il potere dello stato si è svincolato dalla regalità universale di Gesù Cristo, per la quale il potere politico è naturalmente e soprannaturalmente sottomesso al religioso.
Dalla presa di Porta Pia è stato accettato, anche da parte cattolica, il concetto ateo-liberale “libera Chiesa in libero Stato”. Con relativo collasso della civiltà, così come sta accadendo.

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silvio