«Siamo Parti, Medi, Elamìti e
abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e
dell'Asia, della
Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène,
stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo annunziare
nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
At 2, 9-11
Ma di che stiamo parlando? Ma quali nuovi problemi? Ma quale
momento storico peculiare? Ma quale fenomeno multiculturale e multireligioso
inedito per il quale cercare nuove soluzioni e nuovi modi di comunicare il
Vangelo?
San Pietro e gli Apostoli, dopo la Pentecoste, uscirono di
casa e si trovarono dinnanzi una realtà multiculturale e multireligiosa,
esattamente come accade oggi. Ma non si misero a piagnucolare sui “nuovi tempi
in rapido cambiamento”. Non si misero a gridare come vecchiette isteriche,
divorate dall’ansia per le “nuove sfide”. Non sentirono come problema l’inculturazione
della fede poiché, proprio perché avevano fede, sapevano benissimo che lo
Spirito Santo avrebbe immediatamente inculturato ogni loro parola, traducendola
in ogni lingua e cultura. E così fu, senza schizofrenie, senza sfide da vincere,
senza preoccuparsi che il “lontano” non avrebbe capito.
***
silvio
Nessun commento:
Posta un commento