martedì 28 dicembre 2010

È necessario fermarsi

«È scrittrice e crede d’aver scoperto il segreto dell’universo, segreto che secondo lei consiste nel fatto che non esiste nessun segreto. È questo il guaio dei moderni: non hanno il senso del mistero.»
Bruce Marshall, Tutta la gloria nel profondo.

Ci risentiamo dopo il 2 gennaio credo, carissimi.
I temi che abbiamo toccato assieme - assieme ai colleghi della nostra piccola rete mediatica teologica (o apologetica, o scientifica) - meritano di essere sviluppati durante il prossimo anno.
Questi, in particolare:
1) Mistero: è il grande assente della modernità. Per questo abbiamo proposto una Tradizione intesa con la figura dell’albero: radici, fusto, rami, foglie, fiori e frutti.
2) Conservare: come dice Roberto, conservare la Verità. Aggiungo: nella Verità non c’è alcuna fissità o nostalgia. Ma estasi, movimento, vita, meraviglia, ebbrezza, tumulto, gloria, vertigine, virtù.
3) Attualità: la modernità ha un tumore, che procede da vari errori (storicismo, modernismo, progressismo, liberalismo - primariamente). È da riproporre l’antico - non il vecchio - e sposarlo con l’attuale.
4) Scienza: certo le scienze naturali, fisiche e chimiche ne sono il vestibolo. Certo, la logica è l’ingresso della ragione. Ma la vera Scienza è l’Episteme. Il suo oggetto è il tutto, la Verità. Non conosce regioni, non ha confini, né settori, né vincoli, né ostacoli. È l’unica attività degna dell’uomo. È limitata solo dalla parte mortale e finita dell’uomo. Per praticare l’episteme bisogna inginocchiarsi.

Αναγκη στηναι
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silvio

domenica 26 dicembre 2010

FAMIGLIE AL CINEMA


CONTRO BABBO NATALE
OVVERO COME SALVARE LO SPIRITO DEL NATALE
NONOSTANTE IL BABBO


“La situazione è definitivamente grave solo quando la pseudofesta sostituisce inavvertitamente e quasi impercettibilmente la festa [...] Neanche la società secolarizzata può fare come se il Natale non esistesse, almeno non ancora. Ciò nonostante, come tutti sanno, l'autentica festa quasi scompare sotto il preponderante aspetto commerciale. In modo del tutto grottesco, l'aspetto essenziale diventa forse irriconoscibile”[1]. Ogni anno il tormentone natalizio è composto da frasi come questa, risalente a quarantanni fa. Sarebbe ora di individuare i colpevoli, stigmatizzarne l'operato e proporre rimedi. In questo articolo verrà processato l'imputato numero uno: Babbo Natale. Nel suo personaggio confluiscono più tradizioni culturali, tanto da farne un oggetto conteso da interpretazioni spesso divergenti. Il cristianesimo ricorda che il suo nome anglofono, Santa Claus, deriva da san Nicola (ca.260-ca.326), vescovo di Myra, attuale Turchia, venerato in Italia dopo che alcuni marinai s'impossessarono dei suoi resti e li portarono a Bari il 9 maggio 1087. L'attributo dei doni fa riferimento ad alcuni episodi della vita del santo così come il rosso del vestito ricorda quello vescovile[2]. Fino al termine del XIX sec. il nome di san Nicola rimase invariato anche se, lentamente ma inesorabilmente, i tratti religiosi cristiani sparirono per acquisirne altri più favolistici, incontrando le tradizioni mitologiche nordiche che lo trasformarono in una sorta di elfo mastro, a capo di una super bottega di artigiani indaffarati a preparare regali. La responsabilità principale di questa trasfigurazione risale a Clement Clarke Moore, professore di ebraismo e lingue orientali nel collegio protestante episcopaliano di New York, il quale nel 1822 scrisse un poemetto intitolato The Night before Christmas. In questo testo appaiono le renne, gli abiti di pelliccia, la pipa  e la slitta volante. Nel 1931 fu la campagna pubblicitaria della Coca–Cola, affidata a Haddon Sundblom, a determinare definitivamente l'identità di Babbo Natale così come oggi viene utilizzata da tutti i media: un'icona  rasserenante, buona da accostare ad ogni tipo di offerta commerciale[3]. In questa camaleontica mutazione dell'immagine di Babbo Natale il cinema ha giocato un ruolo fondamentale. Nel 1947 otterrà un grande successo quello che possiamo considerare l'archetipo novecentesco di Babbo Natale: Miracolo sulla 34° strada[4]. Fin dalla prima sequenza si cita il testo di Clarke (Cupido, Fulmine e Impeto, nomi di tre renne). In realtà il film aggiunge qualcosa di nuovo: l'anziano signore dalla barba bianca che entra in scena fin dai titoli di testa afferma di essere il vero Babbo Natale. Viene assunto prima per la tradizionale sfilata dei carri organizzata dai grandi magazzini Macy's e poi dalla stessa azienda per vendere ai bambini. Lui accetta il lavoro, sempre però ribadendo la sua originale identità. Dopo varie peripezie è costretto a difendersi in tribunale e, grazie all'aiuto di un abile avvocato, ottiene dal giudice la sentenza che lui è il vero e unico Babbo Natale! Anche le altre vicende che lo vedono impegnato con i bambini hanno questo scopo fondamentale: sconfiggere l'incredulità. Inizialmente la piccola Susan si mostra scettica verso tutto ciò che è irrazionale, ma dovrà alla fine ricredersi, insieme alla stessa mamma che enuncia così la morale del film: “Avere fede significa credere in cose che il buon senso ritiene assurde”. Il fascino di questa bizzarra storia risiede in una narrazione, certamente ironica, che vuole però portare lo spettatore almeno a sospendere l'incredulità riguardo all'esistenza di Babbo Natale. Inizialmente  appare ma non sappiamo da dove provenga, poi chiede di essere 'riconosciuto', anche attraverso un processo pubblico che stabilisca la verità; infine scompare, dopo aver consegnato i doni promessi. Questo percorso narrativo ha non poche analogie con quello dei Vangeli: la vita nascosta, la progressiva rivelazione, la predicazione (Babbo Natale si rivolge ai bambini cercando di aiutarli ad acquistare i regali che loro preferiscono e non quelli consigliati dai grandi magazzini) e infine il processo, che non porta alla morte sacrificale ma al successo finale: il miracolo della famiglia ricomposta grazie all'esaudimento dei desideri della bambina. Quattro anni dopo l'uscita di questo film che ebbe un'enorme diffusione, a Digione accadde un curioso fatto di cronaca: il 23 dicembre venne impiccato e poi bruciato, davanti alla cattedrale di Sainte -Bénigne, un pupazzo di Babbo Natale. Come reazione, la sera successiva, un comunicato ufficiale del municipio convocò i bambini in piazza, assicurando che il vecchio donatore sarebbe riapparso come ogni anno. Il famoso antropologo Claude Levy-Strauss scrisse a  questo proposito Babbo Natale giustiziato, saggio in cui si può leggere: “La Chiesa non ha certamente torto quando denuncia, nella credenza in Babbo Natale, il più solido bastione e uno dei più attivi focolai del paganesimo nell'uomo moderno. Resta da sapere se l'uomo moderno non possa difendere anch'egli i suoi diritti di essere pagano”[5]. La divinizzazione di Babbo Natale ottiene dunque anche un riconoscimento culturale prestigioso e, attraverso fasi alterne, arriverà la sua definitiva affermazione cinematografica a partire dagli anni '90[6]. Soprattutto in Polar express[7] quella di Babbo Natale è un'autentica epifania estatica, una manifestazione numinosa. Dopo un lungo viaggio in treno, il protagonista, un bambino incredulo, arriva nel regno di Santa Claus, dove masse di elfi adoranti attendono che lui si mostri. Ciò avviene solo quando l'eroe riesce a urlare a sé stesso: “Io credo!”. Questa visione pseudonatalizia è in consonanza con il revival religioso New Age[8] esploso negli ultimi decenni, tanto che in un libro come La vera storia di Babbo Natale si può leggere che “rispettare Babbo Natale significa, in un certo senso, comprendere il ritmo profondo della Natura e dell'Ordine del mondo e darsi degli strumenti per proteggerli. Sì, credere a Babbo Natale significa credere nella Vita”[9]. La divinizzazione neopagana però, com'è tipico nella modernità avanzata, porta sempre con sé anche la sua demitizzazione. Per questo negli ultimi vent'anni sono fiorite parodie. La migliore (ma anche la più insidiosa) è  Tim Burton's Nightmare before Christmas[10] in cui si racconta  la storia di Jack Skeleton, uno scheletro re di Halloween e signore delle zucche, stufo di passare tutta la vita a organizzare feste di mostri e per questo deciso a rapire Babbo Nachele, re della città del Natale, dove tutto è luminoso e piacevole. In questo film Halloween e Natale non sono nemmeno feste, ma simboli di stati d'animo (angoscia e gioia) e dimensioni complementari dello spirito (tenebre e luce). Ognissanti e Natale sono ormai accomunate dallo stesso destino di deformazione e svuotamento del loro significato storico, religioso e salvifico[11]. Che fare, dunque? Aprire la caccia ai babbi appesi ai balconi ? Innalzare roghi di barbe? Istituire corsi speciali di catechesi per spiegare a grandi e piccini che l'unico Babbo originale è san Nicola mentre gli altri sono impostori? Qui si propone innanzitutto di rileggere un classico, Canto di Natale, rivedere due film ad esso ispirati e invocare la nascita di un poeta pari a Charles Dickens. La vita è meravigliosa[12] del cattolico americano Frank Capra è una deliziosa commedia in cui l'angelo Clarence è inviato per salvare dal suicidio un povero padre di famiglia, George Bailey, disperato perché l'azienda è sull'orlo della bancarotta. Come nel racconto dickensiano, l'angelo propone al protagonista un viaggio nel tempo, mostrandogli come sarebbe diventata la città senza di lui. E George riscopre il valore della sua esistenza spesa per gli altri e lo stupore dinanzi alla bellezza della vita. A Christmas Carol[13] del regista Robert Zemeckis, abbandonate le atmosfere acquariane di sue precedenti opere, ripropone fedelmente la storia del vecchio avaro Scrooge e della sua conversione, grazie a tre spiriti del Natale: passato, presente e futuro. Nel testo dello scrittore inglese, potenziato ed esaltato nella recente versione cinematografica, ritroviamo Babbo Natale. Il secondo spirito infatti, quello del Natale presente, ha le fattezze delle divinità pagane dell'abbondanza, una sorta di Bacco redivivo, vestito di verde. Ma questo, insieme agli altri due spiriti, ha una missione da compiere, come l'angelo Clarence, per conto di Dio. E se in fondo fosse questa la vera natura, misconosciuta e fraintesa, di Babbo Natale? Un angelo che porta doni per ricordarci chi è il Dono per eccellenza. Nel racconto è lo spirito (l'angelo?) del Natale presente che mostra a Scrooge il bambino handicappato Timmy, l'unico a ricordare esplicitamente Gesù (“... sperava che la gente in chiesa l'avesse guardato, storpio com'è, perché deve far piacere, il giorno di Natale, ricordarsi di Colui che ha fatto camminare gli zoppi e vedere i ciechi”). Per questo urge un poeta che sappia dare una veste rinnovata, davvero natalizia, all'anziano barbuto, qualcuno che trovi le note giuste per un cantico nuovo. “Che cos’è la bellezza, che scrittori, poeti, musicisti, artisti contemplano e traducono nel loro linguaggio, se non il riflesso dello splendore del Verbo eterno fatto carne?”[14]
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Luca


[1]     Josef Pieper, Sintonia con il mondo. Una teoria sulla festa, Cantagalli, Siena, 2009.
[2]     Si consulti il ricco sito http://www.basilicasannicola.it/
[3]                   Carlo Sacchettoni, La storia di Babbo Natale, Edizioni Mediterranee, Roma, 1996 ; Nicola Lagioia, Babbo Natale. Dove si racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario, Fazi, Roma, 2005.
[4]                  Miracolo della 34° strada, regia di George Seaton, Usa, 1947. Sarà realizzato un remake nel 1994, inferiore all'originale e con un'accentuazione ancora più smaccata dell'irrazionalità della fede: Miracolo nella 34° strada, regia di Les Mayfield,  Usa, 1994.
[5]                  Claude Lévi-Strauss, Babbo Natale giustiziato, Sellerio, Palermo, 2001
[6]                 In La storia di Babbo Natale - Santa Clause, regia di Jeannot Szwarc, Usa, 1985 si assiste alla morte di un falegname molto buono e di sua moglie, i cui corpi però vengono magicamente rianimati e condotti nel regno degli elfi. Verranno poi Santa Clause, di John Pasquin, Usa, 1994; Mrs. Santa Claus, di Terry Hughes, Usa, 1996; Che fine ha fatto Santa Clause?, regia di  Michael Lembeck, Usa, 2002;  Santa Clause è nei guai, regia di Michael Lembeck, Usa, 2006.
[7]     Polar express, di Robert Zemeckis, Usa, 2004.
[8]     Massimo Introvigne, Il cortile dei gentili. La Chiesa e la sfida della nuova religiosità: “sette”, nuove credenze, magia, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2010
[9]                   Arnaud D'Apremont, La vera storia di Babbo Natale, Edizioni L'Età dell'Acquario, Torino, 2005            
[10]                Tim Burton's Nightmare before Christmas, regia di Henry Selick, Usa, 1993.
[11]    Paolo Gulisano – Brid O'Neill,  La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa, Ancora, 2006
[12]    La vita è meravigliosa, regia di Frank Capra, Usa, 1947
[13]                 A  Christmas Carol, regia di  Robert Zemeckis, Usa, 2009
[14]    La Chiesa ha bisogno dell’arte, l’arte ha bisogno della Chiesa”. L’incontro di Papa Benedetto XVI con gli artisti (21 novembre 2009)

domenica 19 dicembre 2010

Prestigioso premio a Fede & Cultura


Sabato 11 dicembre in Vaticano nella stupenda cornice della Pontificia Università Urbaniana, nell'Aula Magna, sotto l'alta presidenza del Cardinale Darìo Castrillòn Hoys, del Rev. Prof. Mons. Bruno Lima e alla presenza del Segretario particolare di Sua Santità Papa Benedetto XVI, di autorità civili, militari e religiose, il Direttore di Fede & Cultura, Prof Giovanni Zenone accompagnato dalla consorte e responsabile amministrativa Prof.ssa Camilla Viola, ha ricevuto dalla mani del Vescovo di L'Aquila Mons. D'Ercole il premio speciale per l'editoria della IX edizione del Premio Internazionale Giuseppe Sciacca con questa motivazione: “Docente di straordinaria perizia e qualità pedagogiche, ha dato impulso alla diffusione di una sana cultura teologica e storica, scevra da compromessi ideologici e unicamente orientata a superiori finalità spirituali nel rispetto della verità oggettiva, secondo il perenne insegnamento del Magistero della Chiesa”. Monsignor Georg Gänswein, segretario particolare di Sua Santità Benedetto XVI, è intervenuto alla cerimonia di premiazione della IX edizione del Premio Internazionale "Giuseppe Sciacca", portando la benedizione del Sommo Pontefice.
Sono giunti rallegramenti da tutta Italia per il prestigioso riconoscimento della Chiesa per l'apostolato della Carità intellettuale e dell'intelligenza svolto dalla Casa Editrice Fede & Cultura a servizio della Verità storica, filosofica, religiosa e per la diffusione del sapere in fedeltà integerrima al Sacro Magistero
.Il direttore Giovanni Zenone ha Dichiarato:
"Io personalmente con tutto lo staff di apostolato culturale di Fede & Cultura esprimiamo gratitudine a Dio e alla Chiesa per questo premio inaspettato e ci impegnamo a fare sempre meglio per il futuro con l'aiuto e sotto la protezione dei propri protettori Maria Santissima, San Giuseppe, il Beato Antonio Rosmini, san Giovanni Calabria e san Josemaria Escrivà de Balaguer per il bene come, della Chiesa e a servizio del Romano Pontefice."
SOLI DEO GLORIA!
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roberto

venerdì 17 dicembre 2010

Il cardinale Simonis a Trieste

Foto C.C. Lorenzo Bellomi
Ne ha viste davvero tante il settantanovenne olandese Adrianus Johannes Simonis, cardinale e arcivescovo di Utrecht: giovane vescovo a Rotterdam nel 1970, presidente della Conferenza Episcopale dei Paesi Bassi dal 1983, membro di due Congregazioni vaticane e di un Pontificio Consiglio, elettore al Conclave del 2005. Testimone diretto e privilegiato, quindi, di alcuni degli avvenimenti più significativi del periodo post-conciliare: notoriamente turbolento il quasi mezzo secolo, oramai, seguito alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Inquieto per la Chiesa cattolica e per quella olandese in particolare. [leggi tutto]

Silvio Brachetta, © Vita Nuova

giovedì 16 dicembre 2010

Questa è bella

                                                I tre re magi centristi. Una favola di Natale
                                                      di Massimo Introvigne

Tre re magi decaduti – Fino, Casino e Rutello – voltarono le spalle alla Capanna e si diressero con i loro cammelli verso il grattacielo dei Poteri Forti per prostrarsi di fronte a loro. Sui cammelli avevano caricato oro, incenso e birra – avevano pensato alla mirra, ma nessuno di loro sapeva che cos’era.
«Io porto l’incenso», disse Casino, che era il più scaltro dei tre, perché i Poteri Forti vogliono essere soprattutto incensati.
«Io porto l’oro», disse Fino, che era il più spregiudicato, con cui compreremo qualche seguace per non dare l’impressione ai Poteri Forti di essere piccoli e poveri. Ma non sapeva che un po’ di quell’oro glielo stava rubando il cognato.
«Io porto la birra», disse Rutello, che quanto a seguaci piccolo e povero lo era davvero: «la distribuiremo agli Studenti in Lotta e alimenteremo il disordine che ci renderà necessari ai Poteri Forti».
Sulla via discussero animatamente fra loro, perché Rutello si era stancato dei cammelli e voleva affidarsi a un tizio che proponeva di caricarli su una Ferrari. Ma Casino e Fino temevano che il tizio si mettesse lui alla guida e alla prima occasione li scaricasse per strada.
Alla fine arrivarono al grattacielo. Casino si spaventò perché le luci del grattacielo proclamavano «Non crediamo a Dio in Cielo e facciamo guerra in Terra agli uomini di buona volontà», ma Fino – che un po’ la pensava anche lui così nel suo cuore – lo spinse ad andare avanti.
Dopo avere salito faticosamente i cento piani del grattacielo – gli ascensori non funzionavano, o forse erano i Poteri Forti che volevano prendersi gioco di loro – i tre si presentarono, e Casino iniziò ad agitare l’incenso. Ma i Poteri Forti li respinsero. «Tu, Casino, non ci dici nulla di nuovo da trent’anni», gli dissero. «Tu, Rutello, non conti niente». «E tu, Fino, hai sempre tradito i tuoi amici: chi ci assicura che non tradirai anche noi?».
I tre si disperarono, e ci fu pianto e stridor di denti. Ma i Poteri Forti, che non mandavano mai via a mani vuote nessuno che li avesse incensati, dissero loro: «Non disperate. Lavorate per il futuro. Fate nascere il Nuovo e poi ritornate».
I tre si consultarono, e decisero di mettersi a cercare una giovane sposa libera e di buoni costumi che stesse per partorire una bambina. L’avrebbero educata secondo le loro migliori capacità, così che un giorno si presentasse ai Poteri Forti come il Nuovo.
Alla fine, la trovarono. Casino disse che gli era apparso in sogno un angelo, vestito da Ciriaco De Mita, e gli aveva imposto di porre nome alla bambina Democrazia Cristiana. Ma a Fino apparve in sogno un angelo più grosso, vestito da Benito Mussolini, il quale lo ammonì a non tornare dai Poteri Forti con la bambina, perché l’avrebbero uccisa.
I tre, riflettendo sui quanto erano stati inutili i loro viaggi da quando avevano abbandonato la Capanna, piansero amaramente.
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roberto

mercoledì 15 dicembre 2010

“I politici cattolici pensino a ciò che conta”

«“Non è il 25 luglio anche se l’appuntamento di domani è uno snodo politicamente importante”, ma il dato preoccupante è che “ci troviamo ancora una volta davanti ad una possibile spaccatura dei cattolici in politica. Per questo mi auguro che i deputati e i senatori cattolici si facciano orientare dai principi non negoziabili”. A vedere così il voto in Parlamento sulla mozione di sfiducia contro il governo Berlusconi è monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste e presidente dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan per la Dottrina sociale. Crepaldi, che fino all’ottobre 2009 è stato segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e in questa posizione ha curato la redazione del Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa, ha anche scritto recentemente il libro Il cattolico in politica - Breve manuale per la ripresa (editore Cantagalli). Per questo è l’interlocutore ideale per cercare di fare chiarezza sul momento politico attuale e il compito dei cattolici.» [leggi tutto]
di Riccardo Cascioli, © La Bussola Quotidiana
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silvio

novena di natale

Domani 16 dicembre inizia la novena sel santo Natale
                                          Il testo del canto delle profezie, il Regem venturum Dominum

.Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Iucundare filia Sion, et exulta satis filia Ierusalem,* ecce Dominus veniet, et erit in die illa lux magna et stillabunt montes dulcedinem* et colles fluent lac et mel, quia veniet Propheta magnus et Ipse renovabit Ierusalem.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Ecce veniet Deus, et Homo de domo David sedere in throno* et videbitis et gaudebit cor vestrum.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Ecce veniet Dominus protector noster, Sanctus Israël, * coronam Regni habens in capite suo * et dominabitur a mari usque ad mare et a flumine usque ad terminos orbis terrarum.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Ecce apparebit Dominus, et non mentietur:* si moram fecerit, expecta eum* quia veniet et non tardabit.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Descendet Dominus sicut pluvia in vellus, orietur in diebus eius iustitia et abundantia pacis* et adorabunt eum omnes reges terrae, omnes gentes servient ei.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Nascetur nobis parvulus et vocabitur Deus fortis;* ipse sedebit super thronum David patris sui et imperabit;* cuius potestas super humerum eius.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Betlehem civitas Dei summi, ex te exiet dominator Israel,* et egressus eius sicut a principio dierum aeternitatis, et magnificabitur in medio universae terrae, * et pax erit in terra nostra dum venerit
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Alla vigilia di Natale si aggiunge:
Crastina die delebitur iniquitas terrae et regnabit super nos Salvator Mundi.
...Regem venturum Dominum, venite adoremus.
Prope est iam Dominus Venite adoremus.

Traduzione in italiano

...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Gioisci figlia di Sion e rallegrati figlia di Gerusalemme,* ecco il Signore viene e vi sarà quel giorno una grande luce, i monti stilleranno dolcezza, e dai colli scenderà latte e miele poichè viene il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Ecco viene il Signore, e sarete pieni di gioia vedendo il figlio di Davide sedere sul trono.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Ecco viene il Signore, nostro protettore, il Santo d'Israele, porta sul capo la corona regale e dominerà da un mare all'altro e dal fiume fino ai confini della terra.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Ecco apparirà il Signore e non ingannerà,
se pare che indugi state in attesa, perchè verrà e non tarderà
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Il Signore discende come la pioggia sul vello di lana, nascerà in quei giorni giustizia e pace e lo adoreranno tutti i re della terra e tutte le genti lo serviranno.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Nascerà per noi un bambino e sarà chiamato Dio forte, Siederà sul trono di Davide suo padre e governerà, prenderà sulle sue spalle il potere.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Betlemme città del sommo Dio, da te nascerà il signore di Israele e la sua venuta come dall'inizio dell'eternità sarà esaltata in tutto l'universo, e venendo porterà pace su tutta la terra.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Alla vigilia di Natale si aggiunge:
Domani verrà cancellata l'inquità della terra e regnerà su noi il Salvatore del mondo.
...Il Re dei Re sta per venire, venite adoriamolo.
Il Signore è vicino, venite adoriamolo.
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roberto

sabato 11 dicembre 2010

Vexata quaestio

Esce il monumentale tomo (632 pagine) Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta (Lindau, 2010) di Roberto de Mattei.
Massimo Introvigne ne fa una recensione non troppo entusiasta - anzi, abbastanza freddina.
Insoddisfatto anche Andrea Tornielli.
Soddisfatti dell’opera: Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro, Corrado Gnerre, lo stesso de Mattei ovviamente,  Francesco Agnoli.
A prescindere dal libro, che non ho ancora comprato, Introvigne ha ragione su due punti:
1) Evento e documenti vanno separati. Si pensi, come esempio, all’Indice dei libri proibiti: i libri, appunto, non gli autori sono proibiti. Il pericolo viene dagli errori “oggettivi” di quel dato libro. Per la punizione “soggettiva” c’è la scomunica. Ma non tutti gli autori di libri erronei sono eretici, o viceversa (es. Tertulliano, eretico e Padre apologista). Quindi, c’è un discorso da fare sull’oggetto separato dal discorso sul soggetto.
2) Divisione dei Concili in “pastorali”, “dogmatici”, “generali”, ecc… Se ne lamentava anche don Gianni Baget Bozzo. È una suggestione nata in casa progressista, alla Scuola di Bologna. I Concili sono tutti (da Nicea al Vaticano II) dogmatici e pastorali, nel senso che i Concili sono convocati per due unici motivi: pericoli per la fede (parte dogmatica) e pianificazione degli interventi (parte pastorale). La parte dogmatica può essere anche una semplice riproposizione del Magistero. Certo, il Papa può convocare un Concilio per motivazioni massimamente pastorali, ma questo non elimina una riproposizione dell'ortodossia. Se si cerca quello che non ha funzionato nel Vaticano II non è da cercarlo, a mio parere, in siffatte suddivisioni.
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silvio

venerdì 10 dicembre 2010

Orientamento

È partito il giornale online La Bussola quotidiana.
Alcuni acuti apologisti offrono la loro penna per dare una mano ad orientarsi tra le notizie del giorno.
Messori, Tornielli, Cammilleri, Agnoli… e altri.
Buona lettura.
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silvio

giovedì 9 dicembre 2010

E brava la principessa

Elisabeth von Thurn und Taxis
A Duino, presso Trieste, c’è un gran bel castello dell’antica casata tedesca dei von Thurn und Taxis (della Torre e Tasso). Cattolici, d’origine italiana.
Il castello di Duino è tutt’ora di proprietà di uno dei discendenti, che ne ha fatto un museo aperto al pubblico.
Pesco adesso la notizia che un’altra discendente del casato, la principessa Elisabeth von Thurn und Taxis (vive a Londra), fa nientemeno che l’apologia della pietà popolare, contro certe pose moderne di liturgia sciapita. La Thurn und Taxis presenterà a Roma il suo libro “La fede dei piccoli. Un invito appassionato e convincente a vivere di nuovo la fede cattolica con i cinque sensi” (LEV), con prefazione di Georg Ratzinger, fratello del Papa (!).
La predica viene da un pulpito sorprendente, in quanto la principessa-apologa si presenta con pose per nulla tradizionaliste ma, viceversa, moderne e mondane. Questo mimetismo è provvidenziale a gloria di Dio, che si serve delle persone che vuole.
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silvio