giovedì 16 dicembre 2010

Questa è bella

                                                I tre re magi centristi. Una favola di Natale
                                                      di Massimo Introvigne

Tre re magi decaduti – Fino, Casino e Rutello – voltarono le spalle alla Capanna e si diressero con i loro cammelli verso il grattacielo dei Poteri Forti per prostrarsi di fronte a loro. Sui cammelli avevano caricato oro, incenso e birra – avevano pensato alla mirra, ma nessuno di loro sapeva che cos’era.
«Io porto l’incenso», disse Casino, che era il più scaltro dei tre, perché i Poteri Forti vogliono essere soprattutto incensati.
«Io porto l’oro», disse Fino, che era il più spregiudicato, con cui compreremo qualche seguace per non dare l’impressione ai Poteri Forti di essere piccoli e poveri. Ma non sapeva che un po’ di quell’oro glielo stava rubando il cognato.
«Io porto la birra», disse Rutello, che quanto a seguaci piccolo e povero lo era davvero: «la distribuiremo agli Studenti in Lotta e alimenteremo il disordine che ci renderà necessari ai Poteri Forti».
Sulla via discussero animatamente fra loro, perché Rutello si era stancato dei cammelli e voleva affidarsi a un tizio che proponeva di caricarli su una Ferrari. Ma Casino e Fino temevano che il tizio si mettesse lui alla guida e alla prima occasione li scaricasse per strada.
Alla fine arrivarono al grattacielo. Casino si spaventò perché le luci del grattacielo proclamavano «Non crediamo a Dio in Cielo e facciamo guerra in Terra agli uomini di buona volontà», ma Fino – che un po’ la pensava anche lui così nel suo cuore – lo spinse ad andare avanti.
Dopo avere salito faticosamente i cento piani del grattacielo – gli ascensori non funzionavano, o forse erano i Poteri Forti che volevano prendersi gioco di loro – i tre si presentarono, e Casino iniziò ad agitare l’incenso. Ma i Poteri Forti li respinsero. «Tu, Casino, non ci dici nulla di nuovo da trent’anni», gli dissero. «Tu, Rutello, non conti niente». «E tu, Fino, hai sempre tradito i tuoi amici: chi ci assicura che non tradirai anche noi?».
I tre si disperarono, e ci fu pianto e stridor di denti. Ma i Poteri Forti, che non mandavano mai via a mani vuote nessuno che li avesse incensati, dissero loro: «Non disperate. Lavorate per il futuro. Fate nascere il Nuovo e poi ritornate».
I tre si consultarono, e decisero di mettersi a cercare una giovane sposa libera e di buoni costumi che stesse per partorire una bambina. L’avrebbero educata secondo le loro migliori capacità, così che un giorno si presentasse ai Poteri Forti come il Nuovo.
Alla fine, la trovarono. Casino disse che gli era apparso in sogno un angelo, vestito da Ciriaco De Mita, e gli aveva imposto di porre nome alla bambina Democrazia Cristiana. Ma a Fino apparve in sogno un angelo più grosso, vestito da Benito Mussolini, il quale lo ammonì a non tornare dai Poteri Forti con la bambina, perché l’avrebbero uccisa.
I tre, riflettendo sui quanto erano stati inutili i loro viaggi da quando avevano abbandonato la Capanna, piansero amaramente.
***
roberto

1 commento:

Riccardo ha detto...

Un angelo vestito da De Mita? Questo voglio proprio vederlo :D