«Con il clic su un diverso indirizzo, si accede al maggior spazio pornografico del mondo e della storia, per giunta in parte gratuito, tanto da avere costretto alla chiusura giornali e sale cinematografiche hard.»
Vittorio Messori, © Corriere della Sera
Per fortuna c’è Messori, che tesse le lodi della rinascita dell’apologetica, ad opera dei numerosi siti e blog cattolici diffusi nel web. Il Messaggio - di cui al post precedente - non ne parla.
Anche lo scrittore denuncia il pericolo: internet è un lupanare, un postribolo.
Purtroppo è una vox clamantis in deserto.
Allora ascoltiamo la vox: «Ferve, sul web, la difesa dell’accordo tra fede e ragione, tra fede e storia». E anche: «Dopo il Vaticano II erano spariti, nei seminari stessi, i vecchi manuali apologetici, giudicati inutili in un mondo dove la verità della fede si sarebbe testimoniate con l’impegno sociale e non con le dimostrazioni logiche o storiche». Ma sul web «gli internauti cattolici (clero e laici, questi in gran numero) hanno reagito, rispolverando i testi apologetici per replicare al vecchio ma sempre rilanciato elenco di accuse: vangelo come mito orientale, miracoli come superstizione, Galileo, inquisizione, crociate, massacro dei catari, notte di San Bartolomeo, conquista delle Americhe, condizione della donna, simonia, rapporti tra cattolicesimo e totalitarismi…».
Ogni tanto una parolina di edificazione fa bene. Purtroppo non è venuta dalla Gerarchia.
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