venerdì 15 gennaio 2010

Cataclismi

Tranquilli, non scappo.

Se c’è una cosa che siamo chiamati a fare con certezza, è rendere conto della morte.

Nel senso di interpretare Haiti o le catastrofi?

No di certo. Ogni secondo, nel mondo, muoiono 4.17 persone. 15.012 all’ora. 360.288 al giorno. Un terremoto al giorno, assai distruttivo, per tutti i giorni della storia. Volenti o nolenti.

A questo si deve rispondere. E a questo risponde, inascoltato, Colui che provvede al mondo. Ma la risposta non garba, perché è lentissima, diluita in tutti i nostri giorni. Vogliamo sì la risposta, ma la vogliamo subito. Io mi limito a ricordare che non l’avremo né subito, né dopo, ma solo a tre condizioni:

1) conversione e pentimento dei nostri peccati;

2) docilità e rinnegamento della superbia;

3) nutrimento del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo.

Fuori da queste tre condizioni: il silenzio e soprattutto il pianto, costante in questa vita ed eterno in quella a venire.

***

silvio

2 commenti:

Riccardo ha detto...

Certe volte Dio parla anche col suo silenzio. Ad ogni modo, Cristo non venne per cancellare il dolore o per spiegarlo, ma per riempirlo con la sua presenza (questa frase non è mia, ma non ricordo chi la disse).

silvio ha detto...

L’ho trovata sul web. È di Paul Claudel.
«Dio non è venuto a spiegare la sofferenza: è venuto a riempirla della sua presenza».
Non la conoscevo. È una considerazione che sento molto vera.
Mi viene in mente Giobbe: «Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono». Nel senso che Giobbe ha fatto esperienza di Dio. Non gli è stato spiegato il mistero del dolore, se non incontrando la divina Persona.
La tua precisazione è molto acuta. Era infatti meglio precisare che la risposta non è qualcosa da udire o da capire.