lunedì 31 maggio 2010

L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi continua ad onorare Trieste


Si moltiplicano i fenomeni di disobbedienza al Papa ed ai vescovi. Questa volta segnalo il caso della riforma sanitaria di Obama Hussein - l’unico presidente della storia che s’è vergognato del proprio nome.
I vescovi statunitensi hanno polemizzato con la suddetta riforma, perché non è per nulla scontato che l’aborto possa ricevere finanziamenti. Inoltre potrebbe non essere tutelata l’obiezione di coscienza degli anti-abortisti. Cha fanno a questo punto diversi istituti di suore (si parla di 400), capitanate da una certa suor Simone Campbell? Ovviamente disobbediscono ai vescovi e dicono che la legge va bene così: loro sono a contatto con i casi concreti e un bell’aborto ogni tanto ci starebbe bene.
L’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi - che ha scelto la linea dell’apostolato chiaro e forte (il Signore ce lo conservi e lo benedica) - con la disobbedienza proprio non ci sta. E denuncia: c’è «un grande problema della Chiesa di oggi: le indicazioni dei pastori non ottengono una unità di intenti e di prassi, molti sacerdoti, suore e laici distinguono, si dissociano, si ritengono in diritto di coscienza di pensare e agire a loro modo.» A livello generale, dice mons. Crepaldi, esiste «un notevole problema di compattezza dei cattolici  dietro alle indicazioni dei vescovi e del Papa in materia  di morale pubblica.»
E descrive qual è l’evidente errore modernista legato alla “libera coscienza”: «Di fatto, nelle coscienze, si è insinuata l’idea che la guida dei pastori in questi campi sia superflua quando non addirittura sbagliata e che la coscienza personale, appunto, debba dire l’ultima parola in merito.»
Che i cattolici adulti (e modernisti) si rileggano la Veritatis splendor di Giovanni Paolo II.
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silvio

domenica 30 maggio 2010

Pensiero della Domenica - 110


A cura del sito “Vie dello Spirito

Ss. Trinitá

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo

La liturgia celebra oggi il più grande mistero della fede, per i credenti. Dio è uno in tre persone uguali e distinte: Padre, Figlio, Spirito Santo. La mente umana di fronte ai misteri della fede si smarrisce. Non esiste raziocinio umano che possa scandagliare il Mistero. Apparso sopra una montagna di Galilea, Gesù risorto disse agli apostoli queste solenni parole: "Andate, battezzate e istruite tutte le genti nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo". (Mt 28,19) [leggi tutto]

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Don Lucio Luzzi

venerdì 28 maggio 2010

Il cortile dei gentili


Benedetto XVI nel dicembre 2009 con un discorso in occasione degli auguri natalizi alla curia romana ha rievocato il <<cortile dei gentili>>  del Tempio di Gerusalemme, ne sottolineo un breve passaggio: << si pensava con ciò a persone che conoscono Dio, per così dire, soltanto da lontano; che sono scontente con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto” (cfr At 17>> E’ un giudizio molto pesante sulla irreligiosità odierna, quasi la decretazione di un suo fallimento: nata per liberare l’uomo dal mito religioso è ricaduta in versioni più scialbe ma non meno potenti di mito. L’uomo è di nuovo consegnato – come i Gentili ai tempi di Israele – ai miti e agli idoli.  Ripercorrendo i discorsi di Ratzinger è facile elencare questi nuovi miti: l’ecologismo, lo scientismo, il materialismo, lo psicologismo, l’equalitarismo, terzomondismo, pauperismo, l’ideologia del gender, l’economicismo, il narcisismo e tutte le forme di riduzionismo. Il Papa non propone un dialogo alla pari ma l’idea che il Dio di Gesù Cristo sia risposta alle profonde attese umana e come tale, secondo lui, dovrebbe essere proposto. Il Cortile dei Gentili, non era fuori del tempio, ma dentro. Non era un luogo profano ma già sacro, un luogo religioso. Oggi quel cortile e quei gentili ci sono ancora: semmai, la pluralità di religioni e miti è aumentata, e i mercanti si sono fatti più scaltri e aggressivi. Nel suo libro Introvigne invita a diffidare delle soluzioni facili e immediate e ad apprendere la difficile arte del discernimento, in un mondo di religioni e di credenze che sembra essersi fatto improvvisamente intricato e indecifrabile.
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roberto

Riformare, cioè dare la forma iniziale (e non rivoluzionare)


Proseguono strepitose, su Radio Maria, le puntate sulla liturgia, curate da don Nicola Bux. Nell’ultimo intervento si è avuta una chiarificazione, ai più sconosciuta.
Cosa significa riformare? Come è da intendere la riforma della Chiesa? È - o dovrebbe essere - molto semplice la risposta. Ri-formare la Chiesa significa darle la forma originaria allorquando le vicende storiche l’abbiano de-formata. In nessun modo la riforma deve essere intesa al modo protestante, che prevede una nuova forma, ritenendo sbagliata o fraintesa l’antica. È, infatti, con il protestantesimo che la riforma diventa sinonimo di rivoluzione.
Per questo motivo la riforma in generale e, in particolare, quella liturgica sono state sempre programmate da papi e concili con una cautela infinita, per il pericolo di stravolgere irrimediabilmente il deposito della fede (dottrina degli apostoli). L’Ordo Missae, ad esempio, è delicato al punto da essere stato riformato il meno possibile, durante i secoli, anche perché fu il meno deformato dalle epoche storiche.
Ecclesia semper reformanda” significa che la Chiesa ha una necessità costante di ritrovare la propria realtà essenziale, deformata dalla debolezza umana, dagli scismi e dalle eresie. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, la fazione modernista e progressista adottò il modello protestante di riforma continua, intesa come rivoluzione continua (ermeneutica della rottura). Ne ha fatto le spese primariamente la liturgia, completamente stravolta, dissacrata ed imbruttita da neoterici e rivoluzionari.
Quanto detto è una miscela dell’intervento di Nicola Bux integrato da mie considerazioni personali.
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silvio

giovedì 27 maggio 2010

Modernismo - 02


Ecco due esempi recentissimi di modernismo nella Chiesa. Reperirli è semplicissimo: basta sfogliare un periodico qualsiasi dei paolini o anche il maggior quotidiano cattolico italiano. È sempre più chiaro da dove giunge il “fumo di satana”, rilevato da Paolo VI.
Cominciamo da Avvenire: l’autore dà per scontata la teoria darwiniana dell’evoluzione. Uno degli atteggiamenti modernisti è l’adesione alle correnti di pensiero e alle mode moderne più mondane ed apertamente irrazionali. Non c’è una sola prova che dimostri l’evoluzione, come ripetuto all’ossessione da un esercito di scienziati sempre più numeroso. Avvenire no: si appiattisce alla moda già riconosciuta come scientista, ottusamente agganciata ad un banale luogo comune. Vi aderisce acriticamente, perché quello che viene dalla modernità deve sempre avere una qualche certificazione di attendibilità.
Consideriamo poi un secondo tema. È noto che l’arte usata nella liturgia è dissacrante, al punto da essere un problema per la fede. Anche in questo caso, valanghe di proteste a cominciare dal Papa. La dissacrazione si origina dall’adesione modernista di alcuni chierici, che si reputano particolarmente illuminati, all’arte moderna - oramai riconosciuta come schizofrenica, brutta e banale. E Gianfranco Ravasi, insigne esegeta al Vaticano, che dice? Dice che «la Chiesa deve conoscere la nuova grammatica dell’arte contemporanea», atteggiamento foriero di «un dialogo fruttuoso». Se la dannazione eterna di chi si perde per colpa del modernismo è un frutto, siamo messi proprio male. Sì, perché il problema che il modernista ottuso non capisce è che non vi è alcun frutto da questi pseudo-dialoghi con la modernità, ma soltanto uno scivolamento del sacro nel profano. Parlo in generale, non tanto di Ravasi, che prendo qua a pretesto e come esempio. A parte qualche uscita infelice, il Ravasi ha dato importanti contributi alla cultura.
I fatti sono evidenti. La Chiesa si è copiosamente protestantizzata, la fede si è estinta, i chierici ed i laici sono tiepidi, il sale sciapito. Ma il modernista - servitore (ufficiale) di satana - vi risponderà a pappagallo che il “dialogo con il mondo moderno sta dando molti frutti”.
Ravasi manifesta un ulteriore atteggiamento vicino al modernismo essendo convinto che creare «una rete di persone agnostiche o atee e cattoliche che accettino il dialogo» possa in qualche modo aiutare la fede. Sembra la solita martiniana “cattedra dei non credenti”. A parte Ravasi, pur preparatissimo teologo ed esegeta ortodosso, il modernista non è sfiorato nemmeno dal dubbio se sia invece più utile alla fede il dialogo con persone realmente sapienti, innamorate di Dio, teologicamente scorrette, non banali. Il modernista è un fariseo cieco e altrettanto cieco chi lo segue: tutti e due cadranno in un fosso.
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silvio

mercoledì 26 maggio 2010

Modernismo


Il modernismo nasce dal disagio di fronte all’affermarsi della cultura anticristiana e dall’inadeguatezza con cui la cultura cattolica e le associazioni ufficiali del movimento cattolico cercano di fronteggiare il processo di secolarizzazione in atto. Questa legittima preoccupazione porta in genere, i modernisti di tutte le epoche ad assumere un complesso d’inferiorità e un tentativo di emulazione nei confronti di quanto cresce fuori dalla Chiesa. In particolare il tentativo impossibile di conciliare la filosofia dell’essere; con l’immanentismo del pensiero moderno,(trascendenza vs immanenza) ovvero sino a San Tommaso d'Aquino l'Essere, cioè Dio, è la perfezione di ogni cosa L'Essere-Dio è assolutamente trascendente il mondo. Da Cartesio in poi la questione si inverte. Cartesio sottomette l’Essere al pensiero, che puo’ dedurlo da se’- Cogito ergo sum - Hegel lo sottomette alla Ragione di stampo illuminista quindi puro immanentismo. I sistemi immanentisti negano la liberta’ dell’uomo ovvero il- libero arbitrio -, non si ha piu’ il “libero”ovvero la possibilita’ di affidarsi o rifiutare Dio, rimane solo “l arbitrio”l’uomo confida solo nell’uomo. L’arbitro di calcio non e’ un - libero arbitro- ma soltanto arbitro, anche se un gol non e’ regolamentare ed egli lo convalida il gol e’ valido.L’arbitro non sbaglia mai. Il modernista e’i nsofferente verso le posizioni della Gerarchia e soprattutto pecca contro la virtù teologale della speranza, che rende consapevoli del fatto che la Chiesa si salva per volontà del suo Fondatore, con i tempi e i modi scelti dal Signore Gesù Cristo.
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roberto

La Madonna è antimodernista


«Cari figli, Dio vi ha dato la grazia di vivere e proteggere tutto il bene che è in voi ed attorno a voi e di esortare gli altri ad essere migliori e più santi, ma satana non dorme e attraverso il modernismo vi devia e vi guida sulla sua via. Perciò figlioli, nell’amore verso il mio cuore Immacolato amate Dio sopra ogni cosa e vivete i suoi comandamenti. Cosi la vostra vita avrà senso e la pace regnerà sulla terra. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.»
Messaggio di Meðugorje, 25 Maggio 2010

Questa precisazione “celeste” chiarifica non poco il messaggio globale che proviene da Meðugorje. Nel senso che il Cielo è dichiaratamente contro il modernismo. Ricordo che il suddetto modernismo è non tanto un atteggiamento mondano moderno, ma un riassunto di errori teologici nato e sviluppatosi all’interno della Chiesa cattolica. Il fatto che, nella Chiesa, non si parli più della pericolosità del modernismo è un indizio di quanto l’errore si sia diffuso tra i cristiani.

(Precisazione: chi scrive è privatamente a favore della soprannaturalità delle apparizioni mariane di Meðugorje. Viceversa, la Conferenza Episcopale Jugoslava e gli ultimi due vescovi di Mostar si sono espressi contro tale soprannaturalità. A tutt’oggi la Santa Sede ha avocato a sé l’ultima parola sulla questione.)
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silvio

Il canto dei cigni impiccioni



Questi mattacchioni del Gruppo Editoriale L’espresso s.p.a. (ma chi glielo ha dato il mio indirizzo all’equipe De Benedetti?) vogliono rifilarmi un abbonamento annuale a L’espresso, ad un prezzo ghiotto: 45,00 euri anziché 156,00. Il 71% di sconto!
Magari, fosse stata la Domenica del Corriere degli anni d’oro o Il Candido di Guareschi… beh, un pensierino ce lo si poteva anche fare.
Purtroppo è solo L’espresso, capite? Mio buon Dio, L’espresso. Un giornale che ebbe l’insolenza di volersi sostituire al caffè. Un giornale che parla di Berlusconi e di Berlusconi e di Berlusconi. Un periodico impiccione che fotografa e recupera il tuo indirizzo chissà come. Pile, cataste di giornali invenduti, immagino. Nessuno che più voglia sorbirsi ulteriori piagnistei o attese interminabili d’improbabili risposte a batterie di domande patetiche. Allora mi ha preso un costringente senso di compassione umana mista a lieve malessere, se non sincero cordoglio o condoglianza, per questi uomini seriosi e donne ormai finiti e derelitti, per questi bianchi scheletri umani che mendicano uno sguardo, un guizzo d’interesse anche minimo, anche da un cane.
E invece sono costretti a cercare il tonto - ce ne più d’uno - disposto a incamerare la pila di copie che resteranno invendute, almeno come carta da macero. Penso si tratti di circa un mezzo quintale di carta colorata.
L’esca, francamente, è ghiotta: «Da oltre mezzo secolo L’espresso è un punto di riferimento. Per tutti.» esternano, ostentando sicumera. Proprio per tutti no. Solo per quelli del piatto monoblocco saputone radical chic. E rincarano, sfiorando la perdita di conoscenza dell’impietrito lettore: «Chi vuole conoscere la verità lo legge. Chi preferisce pensare con la propria testa si abbona». No questa non si può commentare. Sarebbe un offesa alla psichiatria. Alla fatica di tanti uomini di scienza. Sarebbe un appropriarsi di competenze altrui. Qua solo il dottor Freud o il dottor Lacan avrebbero potuto sondare misteri tanto profondamente infossati nella psiche.
E così spero che l’incartamento vada agli specialisti, perché nessuno più possa soffrire quello che hanno sofferto questi uomini rabbuiati e queste donne allarmate. Questi gravi, freddi, impiccioni, sinistri cigni in parrucca e coccarda sul tricorno giacobino.
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silvio

martedì 25 maggio 2010

Pacelli e la conversione di G. Marconi

(riassunto dal saggio: il nostro concittadino Eugenio Pacelli- di Livio Spinelli)


Lo scienziato Guglielmo Marconi si converti’ al cattolicesimo grazie al card. Pacelli futuro Papa Pio XII e alla moglie Maria Cristina Dezzi Scala della quale Pacelli fu il consigliere spirituale sin da quando era bambina. Marconi anche se battezzato con rito cattolico ricevette un’ educazione nella fede protestante valdese dalla madre l’inglese Annie Jameson. Sua moglie Maria Cristina avvertendo la volonta' di Marconi di approfondire la verita’ della Chiesa Cattolica gli fece leggere “l’imitazione di Cristo”.Tuttavia Marconi aveva bisogno di una guida spirituale colta e preparata e fu il card. Pacelli a suggerire Padre Gianfranceschi, gesuita, scienziato, fisico e matematico, Rettore dell’universita’ Gregoriana, Presidente dell’Accademia Pontificia dele Scienze.

Padre Gianfranceschi partecipo’ alla tragica spedizione al Polo Nord di Umberto Nobili e riusci' miracolosamente a salvarsi con altri dell’equipaggio grazie alla Ondina , la radio trasmittente che Marconi dono’ alla spedizione. Padre Gianfranceschi conferi’ la cresima a Marconi e il card. Pacelli con il quale si incontrava spesso battezzo’ la figlia Elettra. Marconi era solito concludere le conferenze scientifiche sottolineando come tutto cio’ che otteneva con le sue scoperte, fosse un dono divino.Il card. Pacelli presento’ Marconi al Papa Pio XI il quale in una udienza nel 1930 lo incarico’ ufficialmente di costruire in Vaticano una stazione radio e Padre Gianfranceschi fu il primo direttore di quella che diventera’ Radio vaticana, inaugurata il 12 febbraio 1931 con un solenne discorso in latino “ a tutte le genti e ad ogni creatura”
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roberto

Tertulliano non è precisamente d’accordo con la CEI


Il fatto che la parola “sfida” o “sfide” ricorra per ben sei volte (6!) nel documento, non è la cosa peggiore dell’ultima prolusione del cardinale Angelo Bagnasco all’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana.
No, sto esagerando. È una bella prolusione. Devo solo fare una piccola precisazione su un tema, in particolare. Bagnasco si lamenta della modesta prolificità delle coppie italiane: consiglia acutamente una politica a favore delle famiglie ed invita le stesse ad aprirsi alla vita. Consiglio santo, conforme alla volontà divina, intendiamoci.
Insomma un «andate e moltiplicatevi» veterotestamentario. Veterotestamentario, appunto, non neotestamentario, dice Tertulliano. Quinto Settimio Fiorente Tertulliano - dal vissuto non integerrimo, ma pur sempre Padre della Chiesa, nel suo De exhortatione castitatis interpreta San Paolo. Certamente, chi prende moglie e marito fa bene, ma il cristiano va spronato a considerare la logica di come fare meglio. Il cristiano cioè è chiamato alla perfezione. Chi è sposato fa bene ad esserlo ed a compiere gli atti coniugali, ma fa meglio a pensare al cielo piuttosto che alla carne: «il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero» (1 Cor 7, 29).
È certo che Tertulliano divenne rigorista e fanatico, ma alla CEI sono troppo lassisti. I nostri pastori dovrebbero pensare meno al suicidio demografico e più alla fede dei cristiani, i quali non hanno la vocazione dei conigli ma della preghiera senza intermissione.
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silvio

lunedì 24 maggio 2010

Pentecoste ortodossa


Pur aderendo alla convinzione di alcuni, secondo cui l’ecumenismo finora condotto dalla Chiesa non abbia portato frutti (ma danni per la fede), vedo forse qualche probabilità di successo nelle trattative tra la Chiesa di Roma e la Chiesa ortodossa di Russia.
Per “successo” intendo il ritorno del Patriarcato di Mosca nel seno di Santa Romana Chiesa, anche in forza della guida intelligente del Patriarca Kirill.
Ancora prima della questione teologica legata al primato petrino, Mosca dovrebbe rendersi conto che l’antica diffidenza verso la Chiesa di Roma è del tutto ingiustificata. La Chiesa d’Occidente è sempre stata considerata eccessivamente mondana e secolarizzata, nonché accusata di scivolamento verso l’eresia apollinarista. Su questi malintesi Mosca ha fondato la propria rivendicazione dell’eredità apostolica e si è definita Terza Roma (dopo Costantinopoli).
Sandro Magister ipotizza che, con il pretesto della nuova evangelizzazione dell’Europa, si potrebbe giungere ad un passo decisivo, nel merito dell’unità della Chiesa di Cristo.
Kirill insiste sul concetto di Tradizione e, implicitamente, rileva che la Russia non ha abbandonato l’antico programma di lotta contro la secolarizzazione. Con atteggiamento realmente ortodosso, denuncia i pericoli del neoliberalismo e dell’antropocentrismo. In quest’ultimo accenno all’ideologia antropocentrica si intravvede una velata critica alla svolta antropologica della teologia cattolica del XX secolo.
Mi piace anche la definizione di protestantesimo come «lettura liberale del cristianesimo».
Spero in una Pentecoste ortodossa.
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silvio

domenica 23 maggio 2010

Pensiero della Domenica - 109


A cura del sito “Vie dello Spirito

Domenica di Pentecoste

Vieni Santo Spirito

La Pentecoste era la seconda solennità ebraica, che vuol dire cinquantesimo, perché si celebrava 50 giorni dopo la Pasqua per ringraziare Dio della raccolta. Facciamo una fugace sintesi del nostro percorso con la Liturgia. Ricordi il mercoledì 12 Febbraio, le ceneri, quando iniziarono i quaranta giorni di revisione della nostra vita interiore, con impegno alla conversione, e arrivammo al 4 Aprile con quel grido di esultanza, Alleluia, perché Cristo risorto aveva sconfitto la morte? Poi gli ultimi quaranta giorni del corso della vita terrena del Messia, conclusi con l'Ascensione, ritorno definitivo al Padre, nei cieli. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi

venerdì 21 maggio 2010

Latte di bufala


«Melius est medicum esse bonorum morum, quam perfectum artificier»
«Meglio che un medico sia di buoni costumi, piuttosto che un perfetto artefice»
Detto medievale

Ci risiamo. Sentite che titolone: «Ecco l'inizio della “vita artificiale”. Costruita la prima cellula».
E quest’altro: «Nasce la vita artificiale».
Questa è una stupidaggine imbufalita, per due motivi fondamentali:
1) Non si può costruire qualcosa del quale si ignora quasi totalmente la composizione. Mappare il genoma (patrimonio genetico), non significa conoscere l’intero DNA. Il 98.5% dell’intero DNA è composto da sequenze non codificanti (DNA spazzatura o junk DNA). Evidentemente non si può costruire una casa di cui non c’è il disegno: i due ricercatori hanno semplicemente assemblato “pezzi” già esistenti.
2) Il DNA è il software. Non serve a nulla senza l’hardware. Della costituzione dell’hardware (cellula) se ne sa nulla o poco più. È del tutto evidente che scoprirà il segreto della vita colui che ricostruirà un’intera cellula senza ricorrere ad elementi preesistenti, che non siano i semplici atomi o, tutt’al più, i composti chimici.
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silvio

giovedì 20 maggio 2010

“Dunque il quarto segreto c’era…”


scrive Antonio Socci, circa le esternazioni del Papa in Portogallo, da noi commentate lo stesso giorno. Quivi si diceva che Socci aveva ragione a sostenere che l’affaire Fatima è ben lungi dall’essere compreso e concluso.
È evidente che nella Chiesa vi sia «sporcizia», come confermò il cardinal Rarzinger cinque anni fa. È pure evidente che i cattivi pastori esigono che le proprie parole ed iniziative vengano riconosciute come “profezia”, ma tentano a tutti i costi di chiudere quanto prima le questioni sollevate dalle vere profezie e dai veri profeti.
Giustamente Socci consiglia al cardinale Tarcisio Bertone di chiedere scusa per la figuraccia rimediata: Bertone aveva pervicacemente sostenuto che la profezia di Fatima si riferiva al passato ed era da ritenersi compiuta. Inoltre se l’era presa con lo stesso Socci, in un suo libro, schernendolo per aver ipotizzato l’esistenza di una parte del Terzo segreto ancora sconosciuta.
Purtroppo anche l’ottimo Vittorio Messori questa volta - questa unica volta - non riesce a vedere giusto. Può succedere a tutti.
Messori rimane un grande. I falsi profeti rimangono nella Chiesa e fanno danni a non finire.
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silvio

Augusto del Noce - parte seconda



Allora, su segnalazione di Riccardo - di cui all’articolo di Roberto - mi sono messo a leggere qualche stralcio de Il problema dell’ateismo di Augusto del Noce, contenuto nel libro Verità e ragione nella storia. Antologia di scritti (Rizzoli, 2007).
Aveva ragione Riccardo: la comprensione risulta difficile e lo stile estremamente tecnico (in senso filosofico).
Dopo le prime tre pagine, trasmetto quello che ho capito (poco).
Del Noce, mi pare, consideri l’ateismo come lo sbocco naturale - anzi, necessario - del razionalismo. Nel senso che una speculazione esclusivamente razionalista non può che incanalare le conclusioni verso la negazione della trascendenza e del soprannaturale. Il razionalista, cioè, concepisce la ragione sussistente sulle proprie fondamenta, postulando un orizzonte filosofico puramente immanente.

Del Noce elenca tre forme di razionalismo, corrispondenti a tre gruppi di filosofi:
1) Razionalismo negativo: coloro che dall’empirismo giungono allo scetticismo. Non c’è Dio e non vale nemmeno la pena di conoscere il mondo. Nichilismo.
2) Razionalismo positivo: dogmatismo. Noi siamo Dio e la nostra massima espressione è la politica. Totalitarismi.
3) Irrazionalismo: coloro che vivono la tragedia del razionalismo e, non di rado, perdono la ragione. Ad esempio Nietzsche, Lequier.
Continuo a leggere. Per ora mi fermo.
Segnalo il sito del Comitato per il centenario della nascita di Augusto Del Noce.
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silvio

martedì 18 maggio 2010

Venti finalmente ortodossi dalla Chiesa ortodossa


Questo Kirill mi era piaciuto da subito. Intendo il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Ora lo adoro: fa una bella critica al liberalismo ed all’errore intrinseco all’idea liberale.
Affronta il liberalismo, beninteso, specialmente nella forma contemporanea del neo-liberalismo, dalle forti sfumature radical-libertarie.
Dice Kirill che se l’uomo non concepisce la libertà nel senso paolino, «si dà adito alla menzogna diabolica, demoniaca e perniciosa». E qual è la concezione paolina e cristiana della libertà? «Quando l'apostolo Paolo ci chiama alla libertà, egli parla della predestinazione dell'uomo a essere libero in Cristo, cioè libero dal peso del peccato».
Già il tema della predestinazione è caduto, da parecchio tempo (anche in Occidente), nel dimenticatoio teologico. Ne riparleremo, anche perché riesumato da Romano Amerio.
Ma Kirill individua la vera libertà nella liberazione dal peccato: questa è stata la chiave ermeneutica - almeno in Occidente - senza la quale si risolverebbe tutta la dottrina morale della libertà nella sola dimensione del libero arbitrio che, pur centrale in ogni discorso etico, rischia di portare all’equivoco dell’etica dell’indifferenza.
«È, si dice, un affare privato, dell'individuo sovrano, autonomo, che non dipende da nessun'altro che da se stesso. In questo senso il neo-liberalismo o liberalismo immanente è diametralmente opposto al cristianesimo. Lo si può definire anticristiano, senza temere di peccare contro la verità».
E bravo Kirill, l’ortodosso.
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silvio

Protestantizzazione in atto


Non era sufficiente il cardinale Carlo Maria Martini. Non bastavano i don Gallo, i Tettamanzi, gli infiniti preti operai e di frontiera, che vanno seminando zizzania e disobbedienza.
No. Adesso è arrivato anche l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn.
Non da adesso, per la verità. Lo sfacelo delle diocesi austriache era noto da tempo. Ma se la ferita non si cura, infetta tutto l’arto e infine tutto il corpo.
Veniamo, allora alla deliziosa agenda Schönborn:
a) Collegialità sfrenata - leggi: democratismo nella Chiesa;
b) abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale - leggi: sacerdozio protestante;
c) maggiore tolleranza verso gli omosessuali - leggi: libertà totale di sodomia;
d) maggiore tolleranza verso i divorziati risposati - leggi: sfacelo definitivo della famiglia.

A questo punto qualcuno si chiederà: sono già pronte le bolle di scomunica per questi (oramai manifesti) eretici? La risposta ce l’ha già data Giovanni XXIII: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore».
Complimenti. Bei frutti hanno dato queste parole. La persecuzione presente della Chiesa è una cosetta da nulla a paragone del castigo che si meriterebbero pastori tanto ciechi.
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silvio

lunedì 17 maggio 2010

Qualche parola sulla Massoneria


Roberto Gervaso, ne I fratelli maledetti. Storia della Massoneria (Bompiani, 2002), ricorda le origini cristiane delle gilde muratorie medievali, alle quali seguirono le corporazioni dei liberi muratori e - infine - si costituirono le Logge massoniche moderne e contemporanee.
Volevo dettagliare ulteriormente e brevemente la questione.
L’arte muratoria medievale seppe sovvenire alle necessità liturgiche ed evangeliche della Chiesa trasformando la teologia ed il Magistero in forme architettoniche di sontuosa bellezza e sacralità. L’antica arte di costruire, greco-romana ed orientale, fu sapientemente integrata in una sintesi mistica e religiosa: gli artisti della pietra si erano tramandati gelosamente i misteri della simbologia sacra ed avevano messo tutto il loro inestimabile patrimonio tecnico e culturale al servizio della civiltà cristiana.
Con l’umanesimo e la Riforma protestante si ebbe la crisi. Furono commissionati sempre meno luoghi di culto e il fuoco della ribellione contagiò anche le gilde muratorie, che cercarono un rifugio nell’autonomia misterica data dalla gnosi rinascimentale e dall’esoterismo. L’Inghilterra protestante, in particolare, fu la culla del programma di costituire una società antagonista a quella cristiana.
Il seguito è abbastanza noto. L’antagonismo si trasformò nel progetto massonico di diffamazione e di distruzione della Chiesa, tanto nella dimensione spirituale quanto in quella temporale. La Chiesa non fu distrutta dalla Massoneria, ma certamente ne fu danneggiata pesantemente.
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silvio