martedì 18 maggio 2010

Protestantizzazione in atto


Non era sufficiente il cardinale Carlo Maria Martini. Non bastavano i don Gallo, i Tettamanzi, gli infiniti preti operai e di frontiera, che vanno seminando zizzania e disobbedienza.
No. Adesso è arrivato anche l’arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn.
Non da adesso, per la verità. Lo sfacelo delle diocesi austriache era noto da tempo. Ma se la ferita non si cura, infetta tutto l’arto e infine tutto il corpo.
Veniamo, allora alla deliziosa agenda Schönborn:
a) Collegialità sfrenata - leggi: democratismo nella Chiesa;
b) abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale - leggi: sacerdozio protestante;
c) maggiore tolleranza verso gli omosessuali - leggi: libertà totale di sodomia;
d) maggiore tolleranza verso i divorziati risposati - leggi: sfacelo definitivo della famiglia.

A questo punto qualcuno si chiederà: sono già pronte le bolle di scomunica per questi (oramai manifesti) eretici? La risposta ce l’ha già data Giovanni XXIII: «Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore».
Complimenti. Bei frutti hanno dato queste parole. La persecuzione presente della Chiesa è una cosetta da nulla a paragone del castigo che si meriterebbero pastori tanto ciechi.
***
silvio

3 commenti:

Riccardo ha detto...

Dall'arcivescovo di Vienna non me lo aspettavo. E pensare che alcuni suoi scritti teologici mi piacevano.

jengiskan ha detto...

Perché non si riaccendono i roghi nei confronti degli eretici? Potrebbe essere un'idea,no?

silvio ha detto...

L’amore è un fuoco (“è un pensiero vestito di rosso”), l’amore è farsi del male (“è una pena del cuore, l'orrore di notti infinite”), l’amore è l’incubo di un eretico che brucia (“la vertigine dei pugni stretti contro il cielo”), è il danno delle sue menzogne (“si arrampica su specchi di menzogna, è l'inganno di mille parole”), l’amore è la verità altissima (“che vola su in alto”), è la viltà del verme (“vola nel cielo e precipita”), è la leggerezza dell’inconcludente (“incostante”), è la fermezza dell’inquisitore (“tenace, caparbio”), è il perdono di Dio (“si ferma, si volta, ti guarda e poi fugge lontano”).
Hai parlato bene.