venerdì 28 maggio 2010

Riformare, cioè dare la forma iniziale (e non rivoluzionare)


Proseguono strepitose, su Radio Maria, le puntate sulla liturgia, curate da don Nicola Bux. Nell’ultimo intervento si è avuta una chiarificazione, ai più sconosciuta.
Cosa significa riformare? Come è da intendere la riforma della Chiesa? È - o dovrebbe essere - molto semplice la risposta. Ri-formare la Chiesa significa darle la forma originaria allorquando le vicende storiche l’abbiano de-formata. In nessun modo la riforma deve essere intesa al modo protestante, che prevede una nuova forma, ritenendo sbagliata o fraintesa l’antica. È, infatti, con il protestantesimo che la riforma diventa sinonimo di rivoluzione.
Per questo motivo la riforma in generale e, in particolare, quella liturgica sono state sempre programmate da papi e concili con una cautela infinita, per il pericolo di stravolgere irrimediabilmente il deposito della fede (dottrina degli apostoli). L’Ordo Missae, ad esempio, è delicato al punto da essere stato riformato il meno possibile, durante i secoli, anche perché fu il meno deformato dalle epoche storiche.
Ecclesia semper reformanda” significa che la Chiesa ha una necessità costante di ritrovare la propria realtà essenziale, deformata dalla debolezza umana, dagli scismi e dalle eresie. Soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, la fazione modernista e progressista adottò il modello protestante di riforma continua, intesa come rivoluzione continua (ermeneutica della rottura). Ne ha fatto le spese primariamente la liturgia, completamente stravolta, dissacrata ed imbruttita da neoterici e rivoluzionari.
Quanto detto è una miscela dell’intervento di Nicola Bux integrato da mie considerazioni personali.
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silvio

6 commenti:

Paolo ha detto...

Dopo aver letto queste riflessioni mi viene spontaneo associare la questione liturgica a quella dell’arte sacra, dato che i due aspetti vanno di pari passo, e hanno entrambi subito degli stravolgimenti consistenti nell’era post-conciliare.
Il senso originale dell'architettura sacra cristiana era appunto quello di esaltare misticamente il Santo Sacrificio dell'altare. Le forme di pietra offrivano un contesto adeguato, concepito per esaltare il significato teologico dei gesti liturgici, focalizzando tutta l'attenzione dei fedeli sulla celebrazione dell'Eucarestia, il vero nodo intorno al quale doveva ruotare l'armoniosa struttura dell'edificio sacro. L'esempio delle basiliche paleocristiane è stringente in questo senso, con la fuga delle colonne verso il punto centrale del transetto, tutta tesa a catturare gli sguardi per farli convergere là dove avviene la Transustanziazione.

Quell'immagine di Lutero in testa all’articolo ci sta benissimo, perché la neoprotestantizzazione in atto nella Chiesa cattolica dopo il CVII ha portato allo svilimento progressivo dell'Eucaristia come fulcro delle costruzioni sacre. In questo, il cattolicesimo modernista ha esaltato tristemente l'anima gnostica della rivoluzione protestante, che ha in odio le forme materiali, privilegiando l’astratto spiritualismo e un esasperato concettualismo. C'è in effetti una smaterializzazione sempre più aspra delle chiese, ridotte a veri scheletri dalle forme lineari poverissime, senza quell'umano abbellimento che esprime la giusta adorazione umana per la gloria di Dio e appaga il senso della vista. Le belle forme antiche si liquefanno, dando origine a freddi agglomerati dove il misticismo del Santo Sacrificio si perde a favore dell'uso pubblico della chiesa vista come luogo dell'assemblea. Il sano materialismo dell'Eucaristia, basato su carne e sangue, e la sua centralità nell'arte sacra vengono luteranamente e gnosticamente sviliti , con conseguente caduta in depressione anche dell'architettura religiosa.
Crollo del culto eucaristico e imbruttimento dell' architettura sacra per me vanno di pari passo.

silvio ha detto...

Quanto dici mi fa ricordare un’altra cosa detta da Bux.
Altare deriva da “alta res”: alla lettera “cosa che sta in alto”. Da una logica verticale, cioe’, si e’ scesi ad una orizzontale (svolta antropologica).
Ovviamente, per Bux questo non va affatto bene.

roberto ha detto...

Grazie Paolo per il tuo bellissimo commento, vorrei a tal proposito sia per conferma che viene dal magistero e per un ulteriore approfondimento, invitare alla lettura del cap.V(IL DECORO
DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA )
dell’enciclica “Ecclesia de Eucharistia” del 2003 ultima enciclica di Giovanni Paolo II Ne trascrivo alcuni significativi brani
48… Come la donna dell'unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di « sprecare », investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell'Eucaristia. Non meno dei primi discepoli incaricati di predisporre la « grande sala », essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell'avvicendarsi delle culture a celebrare l'Eucaristia in un contesto degno di così grande Mistero
49...Su questa base si è sviluppato anche un ricco patrimonio di arte. L'architettura, la scultura, la pittura, la musica, lasciandosi orientare dal mistero cristiano, hanno trovato nell'Eucaristia, direttamente o indirettamente, un motivo di grande ispirazione.
È stato così, ad esempio, per l'architettura, che ha visto il passaggio, non appena il contesto storico lo ha consentito, dalle iniziali sedi eucaristiche poste nelle « domus » delle famiglie cristiane alle solenni basiliche dei primi secoli, alle imponenti cattedrali del Medioevo, fino alle chiese grandi o piccole, che hanno via via costellato le terre raggiunte dal cristianesimo. Le forme degli altari e dei tabernacoli si sono sviluppate dentro gli spazi delle aule liturgiche seguendo di volta in volta non solo i motivi dell'estro, ma anche i dettami di una precisa comprensione del Mistero. Altrettanto si può dire della musica sacra, se solo si pensa alle ispirate melodie gregoriane, ai tanti e spesso grandi autori che si sono cimentati con i testi liturgici della Santa Messa. E non si rileva forse un'enorme quantità di produzioni artistiche, dalle realizzazioni di un buon artigianato alle vere opere d'arte, nell'ambito degli oggetti e dei paramenti utilizzati per la Celebrazione eucaristica?
Si può dire così che l'Eucaristia, mentre ha plasmato la Chiesa e la spiritualità, ha inciso fortemente sulla « cultura », specialmente in ambito estetico.

Paolo ha detto...

Grazie a te Roberto per questo riferimento preciso ai testi del Magistero. E' una conferma che sugli aspetti veramente fondamentali la Chiesa non è mai venuta meno.

roberto ha detto...

Grazie Paolo ,questo vale anche per i nostalgici della "chiesa primitiva" che non è un fine ma semmai punto di partenza.

Paolo ha detto...

E' vero. D'altro canto, mantenere saldo il timone tra gli slanci rivoluzionari a oltranza del progressismo regressista (il mito della Chiesa delle origini, scusami l'ossimoro) e un certo tradizionalismo nostalgico della forma - che comunque è spesso anche sostanza - non è facile. Il Papa sta cercando di farlo. Preghiamo insieme al Santo Padre.