martedì 18 maggio 2010

Venti finalmente ortodossi dalla Chiesa ortodossa


Questo Kirill mi era piaciuto da subito. Intendo il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.
Ora lo adoro: fa una bella critica al liberalismo ed all’errore intrinseco all’idea liberale.
Affronta il liberalismo, beninteso, specialmente nella forma contemporanea del neo-liberalismo, dalle forti sfumature radical-libertarie.
Dice Kirill che se l’uomo non concepisce la libertà nel senso paolino, «si dà adito alla menzogna diabolica, demoniaca e perniciosa». E qual è la concezione paolina e cristiana della libertà? «Quando l'apostolo Paolo ci chiama alla libertà, egli parla della predestinazione dell'uomo a essere libero in Cristo, cioè libero dal peso del peccato».
Già il tema della predestinazione è caduto, da parecchio tempo (anche in Occidente), nel dimenticatoio teologico. Ne riparleremo, anche perché riesumato da Romano Amerio.
Ma Kirill individua la vera libertà nella liberazione dal peccato: questa è stata la chiave ermeneutica - almeno in Occidente - senza la quale si risolverebbe tutta la dottrina morale della libertà nella sola dimensione del libero arbitrio che, pur centrale in ogni discorso etico, rischia di portare all’equivoco dell’etica dell’indifferenza.
«È, si dice, un affare privato, dell'individuo sovrano, autonomo, che non dipende da nessun'altro che da se stesso. In questo senso il neo-liberalismo o liberalismo immanente è diametralmente opposto al cristianesimo. Lo si può definire anticristiano, senza temere di peccare contro la verità».
E bravo Kirill, l’ortodosso.
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silvio

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