martedì 29 aprile 2008

Euro-pa, ovvero il Paese dell’Euro

Tempi duri per questa parodia dell’Europa - anticristiana, antiumana o disumana - che ha le proprie fondamenta legislative sul danaro e su un inconsistente pensiero tardo illuminista.
Ovvero sul nulla, sull’hebel, sul vapore.
Ufficialmente viviamo in una Comunitàeconomica” - non sociale, non culturale, ma economica - che è l’evento fondante. L’aggettivo “europea” definisce ormai solo il nome di una zona geografica, non va dimenticato. [leggi tutto]
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silvio

lunedì 28 aprile 2008

Un Santo da “toccare”. Come si conviene ai semplici

Ricevo da Sebastiano Mallia - blog Labre e sito Et-Et - la consueta segnalazione di un articolo di Vittorio Messori.
Lo pubblico qui di seguito:

«Comprendo bene lo sconcerto, se non la repulsione, di molti laici e increduli davanti a un santo come padre Pio e alle forme e ai modi del suo culto.
Dirò di più: mi sentirei solidale con loro, quelle sensazioni di stupore infastidito sarebbero anche le mie, se le vicende della vita non mi avessero portato ad una prospettiva cristiana. Anzi, cattolica: in effetti, una simile devozione può essere compresa dalle Chiese greco-slave, seppur con sfumature diverse, ma è aborrita dalle confessioni cristiane che si richiamano alla Riforma
.» [leggi tutto]
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silvio

domenica 27 aprile 2008

I diritti umani basati sulla legge naturale

«I diritti umani sono sempre più presentati come linguaggio comune e sostrato etico delle relazioni internazionali. Allo stesso tempo, l'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza dei diritti umani servono tutte quali garanzie per la salvaguardia della dignità umana. È evidente, tuttavia, che i diritti riconosciuti e delineati nella Dichiarazione si applicano ad ognuno in virtù della comune origine della persona, la quale rimane il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia. Tali diritti sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell'uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato e l'interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe negata in nome di contesti culturali, persino religiosi differenti.»
Benedetto XVI
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roberto

Chiesa in Cina


意大利全国华人天主教会
第一届大会与聚会祈祷邀请函
五月二十四日普世教会为中国祈祷日2008年

1ª CONVOCAZIONE DEI CATTOLICI CINESI
Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina

Roma 24-25 maggio 2008

© Centro Italia-Cina

sabato 26 aprile 2008

Pensiero della Domenica - 42

A cura del sito “Vie dello Spirito

VI^ dopo Pasqua - 27/04/2008

Osservate i miei comandamenti...

Siamo già alla VI^ domenica di Pasqua; si avvicina ormai la partenza definitiva di Gesù che ritorna al Padre (4 Maggio p.v) e questi ultimi giorni vengono impiegati dal Maestro per confermare nella fede i suoi amici, gli Apostoli.
Ora sono convinti che Lui non è un fantasma. Lo hanno toccato, hanno mangiato insieme. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi

venerdì 25 aprile 2008

Il “cemento” dell’amore

Il Professor Vito Piepoli ci fa dono di un’altra sua riflessione, pubblicata su “Rinascimento Popolare” (n.2, Aprile - Giugno 2007), periodico del Centro Internazionale Studi Sturzo.
Si tratta di un ragionare sull’amore umano, certamente, ma scrutando le pieghe del “Mistero”.
Il “Mistero” dell’amore, beninteso, che per essere anche solo investigato non può non riferirsi al soprannaturale - al “Maestro” dell’amore, il Cristo.
Di seguito l’articolo:

«E’ possibile amarsi per tutta la vita?
L’amore è eterno? Dura nel tempo o è nell’istante che è l’unica eternità che ci è dato di sperimentare?Si vorrebbe parlare di amore vero non di quello che si trova spesso in giro che è tutto finto, contraffatto. La spinta che ti toglie la ragione e che non controlliamo, che però ti accende tutte le tue percezioni facendoti diventare un sensore dell’universo, potrebbe durare.» [leggi tutto]

giovedì 24 aprile 2008

Un testimone del XX secolo

È deceduto, all’età di 89 anni, il teologo gesuita belga Jean Galot.
L’Osservatore romano ne fa un breve ritratto.
Per dare un’idea dello spessore intellettuale dello studioso, riporto un’intervista che concesse a Gianni Valente per 30 Giorni (luglio/agosto 2000, p. 62-66).
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silvio

Contrappasso

«Al direttore - I comunisti sono spariti, se li saranno mangiati i bambini. Saluti.»
Modesto Celia, Il Foglio (a. XIII, n.109, p.4)

mercoledì 23 aprile 2008

Laicità e amanuensi

Segnalo due articoli de L’Osservatore romano di oggi.
Il primo dà un’idea dell’origine e del significato della parola “laico”.
Il secondo riguarda proprio noi amanuensi - informatici sì, ma pur sempre amanuensi. Anche noialtri, aihmè, abbiamo un “diavoletto” protettore, di nome Titivillus.
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silvio

Eucaristia pane di vita

Videopensiero a cura di don Lucio Luzzi


martedì 22 aprile 2008

Ruini e le Comunicazioni sociali

A proposito della “laurea honoris causa” in Comunicazione sociale, conferita al cardinal Camillo Ruini, sono da ricordare alcune riflessioni contenute nella “Lectio magistralis”, pronunciata dal neo-dottore.

Ruini si accorse - tra pochi - che la Chiesa dei primi anni ’80 del secolo scorso avrebbe dovuto «migliorare e sviluppare le proprie capacità di essere presente nel mondo dei media».
Sarebbe stato, cioè, opportuno realizzare quel particolare settore del Magistero (specialmente petrino), che si occupa della comunicazione sociale e, in particolare, dei mezzi di comunicazione (media).
Tale magistero trovò una formulazione autorevole nel documento conciliare Inter mirifica. [continua a leggere]
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silvio

lunedì 21 aprile 2008

Il cardinal Trujillo, onore della Colombia e della Chiesa

È morto - per modo di dire - il cardinale colombiano Alfonso López Trujillo, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Lascia la Chiesa militante per quella trionfante - per questo speriamo e preghiamo il Signore con certa fiducia.

Il nome di Trujillo è divenuto abbastanza noto (vogliamo dire epico?) per lo zelo dimostrato nel difendere la dottrina morale della Chiesa. In altre parole, il cardinale ha difeso la causa della vita umana e della famiglia, tanto care alla predicazione apostolica di ogni tempo.
Il suo programma pastorale può essere riassunto in queste parole: «
La vita è un dono sacro di Dio! Nessuno può infliggere la morte a chi è amato e chiamato alla vita da Dio stesso.» (Manila, gennaio 2003).
Per approfondimenti, consiglio di dare un’occhiata
qui, qui, qui e qui.
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silvio

Grazie

I fratelli del sito Vie dello Spirito ci hanno fatto dono di una videopresentazione di Sivan.
Non riuscendo adeguatamente ad esprimere la nostra gratitudine - per il tempo del quale si sono privati a nostro beneficio - affidiamo loro e l'opera loro alla benedizione di Dio.


domenica 20 aprile 2008

Pensiero della Domenica - 41

A cura del sito “Vie dello Spirito

V^ dopo Pasqua - 20/04/2008

Non sia turbato il vostro cuore

Stiamo percorrendo i quaranta giorni che ci portano, con l’Ascensione, alla definitiva partenza di Gesù, che ritornerà, terminata la sua missione, al Padre.
Gli Apostoli sono ormai quasi del tutto convinti che il Maestro è risorto ed ha sconfitto la morte. Ma aumentano le perplessità. Perché Gesù non si ferma a fervorini di incoraggiamento, ma indica chiaramente la missione che i suoi discepoli devono compiere. [continua a leggere]
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Don Lucio Luzzi

venerdì 18 aprile 2008

“Caro Ferrara, hai già fatto un miracolo”

Stefano Lorenzetto, da Il Giornale del 17/04/2008

«Caro Giuliano, fratello mio. Non fa niente. Va bene anche così.
Hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la tua corsa, hai conservato la fede anche di chi, come me, ne ha davvero poca. Tu, un non credente.
Sei riuscito a ottenere più di quanto potessero sperare i 135.578 che ti hanno votato: rimettere al centro della scena i diritti di chi non ha voce. Sarai ricordato, per questo.
Mi sei sembrato la reincarnazione del Peppone di Gino Cervi, in quella posa studiatamente facinorosa del comiziante che restituisce i pomodori dal palco di Bologna: il gesto eroico da fromboliere, il labbro arricciato. [continua a leggere]

venerdì 11 aprile 2008

Pensiero della Domenica - 40

A cura del sito “Vie dello Spirito

IV^ dopo Pasqua - 13/04/2008

“Eravate erranti come pecore...”

Gesù, nel suo insegnamento, si è servito per spiegare grandi ed eccelse verità di esempi comprensibili a tutti, come le parabole, ed ha portato similitudini dove Lui si impersona in figure identificabili per gran parte della gente.
La pastorizia era molto diffusa in Palestina. Vaste torme di pecore pascolavano sui dossi delle colline e durante la notte venivano rinchiuse in recinti circondati da un basso muricciolo di pietre a secco. [continua a leggere]
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Don Lucio Luzzi

“Manuductio ad conversionem Mahumetanorum”

Interessante la recensione del libro dello storico Emanuele Colombo, che ne fa Camillo Langone su Il Giornale del 03/04/08.
Si tratta del tomo “Convertire i musulmani. L’esperienza di un gesuita spagnolo del Seicento”, Mondadori, 2007.

Il gesuita spagnolo è Thyrso Gonzàlez de Santalla (1624-1705), che per la verità è noto soprattutto per le sue tesi contro il “probabilismo” etico, nel campo della Teologia morale.
Teologo, dunque, ma anche predicatore, tanto che volle riassumere la propria esperienza nel “Manuale per convertire i maomettani”.
Il testo - sepolto nella polvere del tempo, di uno scaffale della biblioteca di Brera - è stato fortunosamente (o provvidenzialmente) rinvenuto da Emanuele Colombo, che ne ha curato l’edizione antologica.

Di seguito, la recensione di Langone: [continua a leggere]
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silvio

giovedì 10 aprile 2008

Mistero trinitario nell'Antico Testamento

Prologo

Se la prima attenzione del fedele non può che concentrarsi sulla figura di Cristo che completa e conclude la Rivelazione - o svelamento della verità salvifica - comunicandoci il mistero della realtà trinitaria, è opportuno chiedersi se e dove la Scrittura relativa alla prima Alleanza ha presentato Dio e la sua azione quale Trinità, sia pure in modo velato.Se lo chiede, ad esempio, S. Agostino nel “De Trinitate” concludendo che scoprire la Trinità dietro le teofanie veterotestamentarie è compito non facile. [continua a leggere]
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silvio

lunedì 7 aprile 2008

Moratoria contro l’aborto - 05

Attenti che questi vi tirano le uova.
Pieni di soldi (di papà), investono nella realtà virtuale. Immaginano di essere proletari per riempire qualche pomeriggio.
E poi… via!: su campi da sci in tuta borghese e in piscina, la Domenica.
E di nuovo i feriali lunedì a giocare con le uova, durante le loro eterne vacanze.

«Comunque meglio ricevere disumanamente inumane uova frantumate che disumanamente frantumare umanissime uova fecondate».
Massimo Losito, Il Foglio (p. XII, a. XIII, n. 90 del 05-04-08)
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silvio

Il segreto dell`Europa

Massimo Introvigne, Il segreto dell’Europa. Guida alla riscoperta delle radici cristiane, Sugarco Edizioni, Milano 2008, 220 pp.

Recensione-intervista di Emanuele Rebuffini (Il Nostro Tempo, 16 marzo 2008)

Si intitola “Il segreto dell’Europa. Guida alla riscoperta delle radici cristiane” (Sugarco Edizioni, pp. 220, euro 16,00) l’ultimo saggio del sociologo Massimo Introvigne, dirigente di Alleanza cattolica e direttore del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni). Al centro della riflessione troviamo il discorso di Ratisbona pronunciato da Benedetto XVI il 12 settembre 2006: un discorso programmatico da cui lasciarsi guidare per riscoprire quelle radici cristiane negate dal relativismo e dal laicismo, da quel processo che il Papa chiama “deellenizzazione”, ovvero la negazione del patrimonio greco come parte integrante della fede cristiana. Per il Pontefice l’Europa “sembra essere stanca, sembra volersi congedare dalla storia”. [continua a leggere]
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roberto

domenica 6 aprile 2008

Equivoci laicisti

Il buon Fabio su La Stampa del 6 aprile ("Quanto è laico il P.D.") si complimenta con Veltroni: [...mai sino ad oggi, prima di Walter Veltroni, nessuno concretamente ci era riuscito...] a fare che cosa? unire diavolo e acquasanta ovviamente.

Si sacrifichi la libertà di coscienza del parlamentare per consentire l’esercizio della nostra: la laicità, in quanto tale, deve permettere ai cittadini elettori tutte le possibili opzioni (divorziare o no, abortire o no, eccetera). E gli eletti devono consentire questa pluralità di opzioni, impegnandosi a non impedirne l’esercizio. Sacrificando la propria «libertà di coscienza». Solo così è ammissibile una serena e rispettosa convivenza all’interno di un grande partito. Questo sacrificio potrebbe, se sancito, risolvere una volta per tutte il cosiddetto problema della laicità e probabilmente convincere molti degli indecisi ad avere fiducia nella novità che il Pd rappresenta. (fabio fazio).
E' la solita scelta drammatica del laicista tra bene e male, invece la vera scelta laica dovrebbe essere tra bene e bene maggiore

«Divorzio e aborto sono scelte di natura certo differente, talvolta maturate in circostanze difficili e drammatiche, che comportano spesso traumi e sono fonte di profonde sofferenze in chi le compie», ha aggiunto il Papa, secondo il quale esse sono «colpe gravi» ma, nei confronti di chi se ne macchia, la Chiesa deve «accostarsi con amore e delicatezza, con premura e attenzione materna». (BenedettoXVI)
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roberto

Pensiero della Domenica - 39

A cura del sito “Vie dello Spirito

III^ dopo Pasqua - 06/04/2008

Gesù verso Emmaus

Negli ultimi quaranta giorni di permanenza su questa terra, Gesù, con un paziente lavoro, deve gradualmente rafforzare la fede dei suoi amici, convincendoli, che Lui è veramente risorto.
Non è facile per gli Apostoli credere in qualcosa che va razionalmente contro corrente. D’ altra parte sono uomini semplici, senza nessuna istruzione, e quindi con limitata capacità di analisi approfondite.
Hanno vissuto questi anni con il Maestro, in un alternarsi sconcertante di periodi di entusiasmo, intravedendo un futuro soprattutto di benessere materiale; sensazioni puntualmente represse da altri motivi di titubanza,scoraggiamento, delusioni.

Compito arduo perché si è parlato molto del triste epilogo della sua vita, con rimpianto e delusione; è il corpo glorioso che crea perplessità, perché viene paragonato ad un fantasma.

E’ lo stesso stato d’animo dei due discepoli in viaggio verso Emmaus ai quali si unisce il Risorto; parla con loro; raccontano i tristi fatti a questo straniero che sembra non sapere niente. E arrivano insieme ad Emmaus, un villaggio a qualche decina di chilometri a nord ovest di Gerusalemme. E’stato un francescano italiano, P. Bagatti, a scoprire i ruderi di questa località , oggi tanto ammirata dai pellegrini.

I due ascoltatori si erano appassionati dalle parole del misterioso viandante.
Per una volta il Salvatore finse di voler andare oltre, cioè di voler proseguire il cammino.
Chissà dove intendeva andare a quell’ora?
Non era per niente consigliabile avventurarsi di notte, per quelle campagne con sciacalli, banditi, pattuglie di legionari romani... E glielo sconsigliarono apertamente: “Resta con noi signore; già si fa sera e il giorno declina...”.

Lo chiamano "Signore" perché i due non sanno ancora che colui è il Maestro risorto.
Lo sconosciuto entrò con loro nel villaggio e accettò di prendere alloggio in una locanda; e presero porto a tavola per mangiare. ”… Ed avvenne che mentre era sdraiato con loro a mensa, prese il pane e lo benedisse e lo porse loro… si aprirono i loro occhi e lo riconobbero”.
Gesù non consacrò quel pane, come aveva fatto qualche giorno prima al cenacolo, ma si adattò semplicemente al modo di mettersi a tavola, in uso tra i giudei.

I due lo riconobbero solo attraverso un “dono pasquale”.
Quanto mi raffiguro con i due di Emmaus; anche io con i miei dubbi, la mia sfiducia, la mia incredulità; sempre alla ricerca di qualcosa di eclatante, straordinario, miracoloso...
Posso trovare il Cristo reale nella Eucaristia, e fare ogni volta la mia adorazione!
Signore rafforza la nostra fede! Quando ci nutriamo del tuo corpo, facci sentire realmente dentro di noi, la tua presenza che può trasformare la nostra esistenza.
Aiutami Signore a ripetere con vera fede: o pane vivo, memoriale della passione del Signore, fa che io gusti quanto è soave di te vivere, in te sperare. Nell’onda pura del tuo sangue immergimi o mio Redentore; fa che io contempli un giorno il tuo volto, nella patria beata del cielo…
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Don Lucio Luzzi

venerdì 4 aprile 2008

Conversioni

Sembra quasi che un po’ tutti si convertano, oggigiorno.
Magdi Cristiano Allam comprende l’eterna alleanza tra fede e ragione.
Giuliano Ferrara l’ha compresa già da qualche anno.
Tony Blair ironizza sul laicismo ateo e dichiara che «la fede è un credere vivo […] che si muove con la ragione».
Mikhail Gorbaciov viene pescato a pregare in ginocchio nella Basilica di San Francesco, ad Assisi.
Il gladiatore Russell Crowe chiede il battesimo, sull’esempio di Mel Gibson.
Et cetera.

Beninteso: sono conversioni al Dio di Gesù Cristo, non generiche apologie della trascendenza.
I succitati, cioè, sono affascinati dai sacramenti, temono la dannazione, sperano nella verità dell’amore e studiano il Magistero del Papa.
Non che tutti abbiano smesso gli abiti civili e indossino, tonsi, il sacco della penitenza.
No, perché il messaggio che la Provvidenza vuole dare al nostro secolo è più focalizzato: la fede non è la ragione, ma senza la ragione non può esserci alcuna fede.
Quindi, conversione "di cervello", prima che "di cuore". Culturale, prima che sentimentale.

Si può certo ammettere che Dio non abbia scelto dei campioni di acume o simpatia particolari.
Può un Russell Crowe incarnare la credibilità? E Tony Blair l’umiltà?
Posso io medesimo dare l’idea della sapienza?
Siamo, insomma, inadeguati per ogni apostolato.
Ma bisogna sempre ricordare che «
Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti» (1 Cor 1, 27).
San Paolo lo spiega bene: «
ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini» (1 Cor 1, 25).
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silvio

Laico dell'anno 2007

Il post precedente, inviatoci dal prof. Piepoli (che ringraziamo) e se ne vede l'urgenza, è la migliore risposta all'articolo del prof. Rusconi , apparso su la Stampa del 3 aprile u.s. con titolo "Laicita',valore non negoziabile", sottotitolo: Chiesa ed etica pubblica:perchè in Italia si accetta un' ingerenza che nel resto d'Europa è inopportuna".Rusconi proprio ieri 3 Aprile è stato insignito del premio Adriano Vitelli "laico dell'anno 2007"
Qui l'articolo completo.
E' interessantissimo il confronto, soprattutto sul concetto di democrazia che Il "laico dell'anno"fraintende abbondantemente, come del resto tutti i laicisti, e la differenza tra il bene pubblico e bene comune.
La comparazione tra i due scritti contribuirà certamente a chiarire molte idee.
e bene
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roberto

giovedì 3 aprile 2008

“L’uomo ha bisogno di verità”

Il Professor Vito Piepoli ci invia un suo interessante articolo, pubblicato su “Rinascimento Popolare” (n.3 del 24-02-08), periodico del Centro Internazionale Studi Sturzo.
Lo pubblichiamo di seguito.

La questione antropologica, cioè la domanda sull’uomo o, con altra espressione, l’uomo come domanda, attraversa l’intera cultura contemporanea.
«Nessuna epoca - scrive Heidegger - ha avuto, come l’attuale, nozioni così numerose e svariate sull’uomo. Nessuna epoca è riuscita, come la nostra, a presentare il suo sapere intorno all’uomo in modo così efficace e affascinante, né a comunicarlo in modo tanto rapido e facile. È anche vero, però, che nessuna epoca ha saputo meno della nostra che cosa sia l’uomo. Mai l’uomo ha assunto un aspetto così problematico come ai nostri giorni».
In quanto all’antropologia dei principi “non negoziabili” a cui fa riferimento Benedetto XVI e alla “verità sull’uomo”, iscritta nella comune natura umana, è proposta come normativa per tutti e riconoscibile da ciascun uomo. A questa “verità” vengono ricondotti i diritti e i valori propri della persona, che un tempo si chiamavano “indisponibili” e che ora, con nuova formulazione, vengono definiti non “negoziabili”, a partire dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, della Congregazione per la Dottrina della Fede, del novembre 2002. «Non si tratta di per sé - precisa la Nota - di “valori confessionali”, poiché tali esigenze etiche sono radicate nell’essere umano e appartengono alla legge morale naturale» (n. 5).
La stessa laicità, ancora secondo la Nota, «indica in primo luogo l’atteggiamento di chi rispetta le verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale sull’uomo che vive in società…» (n. 6). A questa “verità” viene richiamato l’agire politico dei cattolici. Nel discorso al convegno ecclesiale di Verona, Benedetto XVI ha sostenuto che occorre fronteggiare con la stessa determinazione con la quale vengono affrontate le grandi sfide dell’umanità, «il rischio di scelte politiche e legislative che contraddicano fondamentali valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, in particolare riguardo alla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, a alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, evitando di introdurre nell’ordinamento pubblico altre forme di unione che contribuirebbero a destabilizzarla, oscurando il suo carattere peculiare e il suo insostituibile ruolo sociale».
Questa posizione del magistero pontificio solleva molti interrogativi e suscita non poche riserve non soltanto di carattere pastorale ma anche e innanzitutto, in sede filosofica e teologica. Ma “La Verità cristiana non si impone come un potere” ma come oggettività e come tale “purifica la ragione”.
L’Occidente è in crisi perché “rassegnato a considerare l’uomo incapace di verità”, ha riferito Benedetto XVI a Mariazell in Austria. Ma “abbiamo bisogno di verità”, altrimenti non distinguiamo più il bene dal male. Inoltre il cristianesimo non è in ultima analisi una morale filosofica e teologica difficile ed incompresa che è in difficoltà perché deve giustificare un elenco di «no» imposti all’uomo.
“E’ di più e qualcosa di diverso da un sistema morale” è “amicizia con una persona”, Gesù. E’ da questa amicizia che nascono i comandamenti del decalogo, che sono un «sì» alla vita, alla verità, alla famiglia, all’amore responsabile, alla solidarietà e quindi al “bene comune” da non confondere con il “bene pubblico”. Mentre il bene pubblico è il bene della società, il bene comune è il bene delle persone costituite in società. La differenza è sostanziale.
L’uomo di cui parla Rosmini non è «un cotal uomo astratto, o se così vogliamo chiamarlo, l’uomo della filosofia», ma «un ente concreto e reale» che insegue non la bontà o la felicità ma cerca di essere «buono e felice». Il bene che la politica è in grado di perseguire è parziale rispetto all’intero bene dell’uomo ma, se orientato al bene totale, è “vero bene umano” e contribuisce a realizzarlo.
Ma, la parzialità di quello che si pensa possa essere il “bene realizzato” può non essere riduttivo della totalità, come l’azione relativa della politica non compromette l’assolutezza dei principi che la ispirano, ma questo non è assolutamente scontato! Perché il bene pubblico tiene conto dei bisogni del corpo sociale e si risolve nel bene di alcuni o della maggioranza, mentre il bene comune tiene conto di ciascuna persona in quanto membro del corpo sociale. Dunque il “vero bene umano” è il bene di tutto l’uomo, alla cui realizzazione concorre anche la politica.
E la democrazia?
Don Luigi Giussani riferisce che “punto di partenza per una vera democrazia è l’esigenza naturale umana che la convivenza aiuti l’affermazione della persona, che i rapporti «sociali» non ostacolino la personalità nella sua crescita” . Non è quindi né una imposizione di sé o di un proprio gruppo né una rinuncia per “voler creare a tutti i costi una omogeneità «lasciando da parte ciò che ci divide». “Nel suo spirito la democrazia non è innanzitutto una tecnica sociale, un determinato meccanismo di rapporti esterni; la tentazione è quella di ridurre la convivenza democratica a puro fatto di ordine esteriore o di maniera. In tale caso il rispetto per l’altro tende a coincidere con una fondamentale indifferenza per lui.”
E’ necessario ed indispensabile invece che il criterio della convivenza umana sia l’affermazione dell’uomo «in quanto è»: allora l’ideale concreto della società sarà l’affermazione di una «comunione» tra le diverse libertà individuali o di gruppo, impegnate. Il cristiano è particolarmente disposto e sensibile a questo valore. Devo rispettare attivamente l’altro perché così come è, appartiene al mistero del Regno di Dio che è un mistero di bene. “Senza questo fondamento l’affermazione della persona come ultimo vero criterio di socialità non può essere sostenuta ed alimentata, ma tutto crolla e ridiventa sottilmente e violentemente ambiguo. Per questo Pio XI disse una volta: « La democrazia sarà cristiana, o non sarà». (Giussani, Appunti di metodo cristiano)
Allora l’ideale sarà il pluralismo, l’affermazione di tutte le libere ed autentiche esperienze particolari sociali. Ma la mentalità di oggi tende a identificare come «democratico» il relativista e come antidemocratico chiunque affermi una certezza per l’uomo. Questa è una falsa democrazia che tende anzi a svuotare l’essenza della sua missione e che può portare a perseguire sotto il fine di un «bene pubblico» (o meglio quello che si pensi possa essere un «bene») un fattore invece di dissolvimento dell’uomo e della società. Per il cristiano la democrazia è convivenza, è dialogo.
Questo è proposta all’altro di quello che io vivo e attenzione a quello che vive l’altro, che non implica affatto un dubbio di me o un compromesso. Ma affinché possa stare «bene» io e l’altro, la convivenza, il dialogo, in definitiva la democrazia che perciò non può essere fondata interiormente su una quantità ideologica comune ma sulla carità, devono avere come fine il riconoscimento della Verità. In pratica il riconoscimento di ciò che convenientemente fa bene all’uomo o sconvenientemente fa male, da rifuggire, affinché ne possa avere un vantaggio concreto ed essere più «buono e felice».
La “verità” di questo bene umano consiste nell’essere bene morale, cioè, bene dell’uomo in quanto “volontà intelligente” e, perciò, persona. Solo il bene morale è bene personale: bene oggettivo e ordinato, non solo perché è voluto in conformità all’ordine dell’essere ma anche perché diventa criterio perfettivo di ordinazione gerarchica dei beni. Infine, il bene morale, voluto come giusto riconoscimento dell’essere nel suo ordine, perfeziona la volontà di giustizia. Sicché l’uomo è “buono” nella misura in cui diventa “giusto”.
E allora? ”La verità vale più della democrazia” è il titolo di un recente articolo del vescovo Alessandro Maggiolini, democrazia come metodo per giungere alla Verità che può non essere quella fissata dalla maggioranza dei «pareri» delle persone che compongono una società. Non basta la maggioranza per affermare il giusto, ma le ragioni. La quantità delle opinioni non misura la verità di queste. Se in uno Stato si decidesse di far morire un uomo innocente anche se malato gravemente, è una ingiustizia disumana.
Questo vuol dire che deve esistere una salutare verità più forte del voto della maggioranza, anzi una verità oggettiva e naturale che non può essere sottoposta ai voti: il valore della vita a tutti i costi! La democrazia attuale risente molto del relativismo e dello scetticismo per cui è sempre meno strumento di riconoscimento della Verità e non solo. Eppure, gli Stati democratici moderni, devono la loro costituzione al riconoscimento di una Verità naturale dell’uomo. Ma purtroppo ora come ha scritto Maggiolini, “Se non si è più che attenti la democrazia si orienta a diventare la «dittatura del relativismo»”.
E come si esprime Benedetto XVI : la democrazia sta diventando sempre più la forma moderna della Torre di Babele, il simbolo della umanità che si sgancia dal riferimento all’autorità che proviene da Dio, per affermare brutalmente che «il potere appartiene al popolo», dimenticando la “carità cristiana” che si deve all’uomo e più che l“umiltà” che non è rinuncia a se stessi, una intelligente e coraggiosa apertura all’altro. Coraggiosa perché incondizionata per un servizio da rendere alla Verità, affinché possa riemergere per il bene dell’umanità tutta.
Quindi, da una parte sta la possibilità di una democrazia strumento della Verità, bene per l’uomo e dall’altra di una democrazia che strumento del Relativo, si sostituisce in virtù di una maggioranza, alla Verità. Pertanto è doveroso concludere con il richiamo espresso dal Vescovo Maggiolini: “L’impegno per gli uomini di buona volontà - e aggiungerei di buona convinzione - si profila chiaro”.
***
Vito Piepoli

mercoledì 2 aprile 2008

Hanno fatto l'Europa

Patrizio (385-461) bretone
di origine, schiavo degli irlandesi
per 6 anni. Fugge in Gallia diventa
monaco e torna vescovo in Irlanda.
Fonda monasteri promuove la formazione
del clero converte tutto il paese "isola di santi"
,l'irlanda diventa vivaio di apostoli per l'Europa.

Avito (V-VI sec).Vescovo di Vienne. Converte
i burgundi dall'arianesimo e intrattiene buoni
rapporti col re dei franchi.

Benedetto da Norcia (480-560). fondatore del
monachesimo occidentale.Patrono d'Europa:
i suoi monaci si spargono presto in tutto il
continente e costituiscono la civilta' europea .

Columba (c.521-597),Monaco irlandese.
Con 12 confratelli nel 563 raggiunge l'isola
di Jona e vi fonda un monastero dal quale
irradia il vangelo su Scozia e isole vicine.
Erige altri centri, dai quali partono i monaci
missionari per le isole Orcadi, Shetland,
Faroer e Islanda.

Agostino (+604).Apostolo dell'inghilterra.
Inviato da Gregorio Magno, con 40 monaci,
nel 597 inizia l'evangelizzazione del regno
di Kent :battezza re Etelberto e ufficiali, poi
10 mila angli.A Canterbury costruisce
la prima sede episcopale inglese.

Colombano (543-615),Monaco irlandese
con 12 confratelli fonda monasteri in Gallia(Luxeul)
Svizzera (S. Gallo) e italia (Bobbio).Tempera
la rigidita' della regola monastica con l'interesse
per la cultura classica.

Isidoro (560-636) Vescovo di Siviglia.
Per 40 anni si prodiga in tutti i campi;
teologia, liturgia (mozarabica),
legislazione canonica. E' maestro
dell'Europa per oltre tre secoli con
le sue "enciclopedie"destinate alla
formazione del clero.

Vilfrido (634-709) Vescovo di York (Inghilterra)
,converte tutto il Sussex e l'isola di Wight,
dove e' esiliato.

Villibrordo (658-739).Monaco anglosassone, allievo
di Vilfrido, grande fondatore di monasteri: per 50
anni evangelizza la Frisia (Olanda); nel 695
papa Sergio lo consacra vescovo di Utrecht.
.
Ruperto (+718).Origine franca ed educazione
irlandese o scissone, evangelizza il ducato
di Ratisbona, poi baviera,
Austria e Pannonia, erigendo Chiese.
Primo vescovo di Worms (Austria) .

Winfrido Bonifacio (675-754).Monaco sassone,
e' il piu' grande missionario del continente europeo.
A 40 anni inizia l'evangelizzazione dei frisoni.Passa
in Assia,Turingia e Baviera.Organizza la chiesa
tedesca: fonda monasteri, crea"stazioni stabili"
(parrocchie); delimita i confini delle diocesi.
In vecchiaia torno' al "primo amore": evangelizzazione
diretta in Frisia, dove e' massacrato
insieme a 42 compagni.

Pirmino (+750). D'origine visigota vescovo missionario
degli alemanni(Svizzera) fonda vari monasteri.

Gregorio, abate di Utrecht, con il nipote Alberico
evangelizzano i frisoni.

Lebuino (+780) Benedettino anglosassone, missionario
in frisia e Westfalia con successo e molti sacrifici.

Ludgero (744-809) ,Frisone discepolo di Gregorio
di Utrecht, continua la missione di Lebuino. Poi fonda
la diocesi di Munster, vari monasteri maschili e
femminili e la scuola cattedrale per la formazione del clero.

Arnone (746-821). Benedettino bavarese e vescovo
di Salisburgo, evangelizza
l'Austria centrale ed
estende la chiesa tra gli slavi orientali.

Paolino (+802).Patriarca di Aquilea, collabora con Arnone
nell'evangelizzazione degli slavi della regione danubiana.
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roberto