giovedì 30 settembre 2010

Maestri marxisti

Ma allora era proprio vero che il ’68 fu innescato dai cattolici (progressisti), come ha sostenuto ad esempio Roberto Beretta su Avvenire di un paio d’anni or sono.
Proprio oggi, infatti, lo stesso Avvenire pubblica un inedito di Ezio Franceschini, già partigiano della Resistenza, antifascista, studioso insigne di latino medievale e Magnifico Rettore dell’Università Cattolica - guarda un po’ - del Sacro Cuore.
L’inedito presenta, senza alcun contraddittorio da parte del “quotidiano dei vescovi”, un San Francesco rivoluzionario, contestatore. Franceschini ci propina l’obsoleto cliché che identifica San Francesco e Che Guevara: «Che cosa contesta Francesco? Contesta tutto. Tutto, nulla escluso. Contesta la famiglia, che abbandona. Contesta il padre […]. Contesta la società […]. Contesta gli Ordini religiosi tradizionali […]».
In realtà il Poverello piange davanti al Presepio (famiglia), che inventa di sana pianta a Greccio. Non lo contesta. Non contesta nemmeno la figura del padre, perché padre egli stesso dei suoi frati e innamorato del Padre nostro. Tantomeno contesta la società, come invece fanno i valdesi. Gli Ordini mendicanti, poi, sono a tutto titolo Ordini religiosi.
Questo di Franceschini potrebbe passare per cattolicesimo. Non lo è: trattasi di teologia della liberazione, che ama riferire il Vangelo a Marx.
Sì, il ’68 non poteva che venir partorito alla Cattolica, dopo le bizzarre dottrine di cotanti maestri.
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silvio

martedì 28 settembre 2010

“Sul domani della Fraternità S. Pio X”

Ricevo una riflessione di Brunero Gherardini e volentieri pubblico:

Durante un amichevole incontro, alcuni amici m’han chiesto quale potrebb’esser il domani della Fraternità S. Pio X, a conclusione dei colloqui in atto fra la medesima e la Santa Sede. Ne abbiam parlato a lungo ed i pareri eran discordi. Per questo esprimo il mio anche per iscritto, nella speranza - se non è presunzione e Dio me ne guardi! - che possa giovare non solo agli amici, ma anche alle parti dialoganti.
Rilevo anzitutto che nessuno è profeta né figlio di profeti. Il futuro è nelle mani di Dio. Qualche volta è possibile preordinarlo, almeno in parte; in altre, ci sfugge del tutto. Bisogna inoltre dare atto alle due parti, finalmente all’opera per una soluzione dell’ormai annoso problema dei “lefebvriani”, che fin ad oggi han lodevolmente ed esemplarmente mantenuto il dovuto silenzio sui loro colloqui. Tale silenzio, però, non aiuta a preveder i possibili sviluppi. [leggi tutto]
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silvio

lunedì 27 settembre 2010

Ce lo siamo meritati, il Dito

Ormai mi piace da morire parlare di arte… cioè, di pseudo arte.
Viviamo in un’epoca così intelligente che il Dito di Cattelan è motivo di dibattito, divide.
E così posso scrivere senza fatica, perché non c’è niente da dimostrare. Ogni volta che vorrò dimostrare l’autenticità del cristianesimo, mi basterà dire che senza civiltà cristiana non ci resta che il Dito.
E quando vorrò dimostrare la necessità della poesia, mi basterà dire che senza poeti non ci resta che il Dito.
E quando sosterrò l’importanza dell’estasi, del romanticismo, della nostalgia, del sublime, della nobiltà e dell’eterno, mi basterà sottintendere al Dito e l’evidenza mi si parerà dinnanzi.
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silvio

sabato 25 settembre 2010

Chiara “Luce” Badano è beata

Articolo su Avvenire
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silvio

Pensiero della Domenica - 119

A cura del sito “Vie dello Spirito

XXVI^ domenica del Tempo Ordinario

C'era un uomo ricco ed un povero alla sua porta

Siamo alla chiusura del mese di Settembre e la Liturgia di questa XXVI domenica del tempo ordinario ci invita a riflettere sulla famosa parabola del ricco epulone ed il povero Lazzaro, con il grande insegnamento di Gesù per noi. Questa parabola è riportata dal solo Luca, l'evangelista della misericordia; ma la divina misericordia non è mai separata dalla divina giustizia. E' l'unica parabola in cui ad un personaggio viene dato un nome: Lazzaro. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi

venerdì 24 settembre 2010

Newspaper

Qualche articolo sulla visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna:

Andrea Tornielli fa l’editoriale.
Fabio Trevisan si occupa della beatificazione di John Henry Newman.
Io sintetizzo l’aspetto politico.

Altri due interessanti articoli:
Giuseppe Cuscito ci fa conoscere “Aquileia culla della cristianità del Nordest”.
Omar Ebrahime fa un “Ritratto del cardinale Van Thuan”.
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silvio

giovedì 23 settembre 2010

Dio, il re e il processo a Tommaso Moro

Benedetto XVI parla davanti al Parlamento britannico
S. Tommaso Moro
di William Newton*

TRUMAU (Austria), mercoledì, 22 settembre 2010 (ZENIT.org).- Secondo una celebre frase di Mark Twain, “la storia non si ripete, ma fa rima”. Lo scorso venerdì 17, nella Westminster Hall di Londra, si è verificata una di queste “rime”.

Nella stessa sala, il 1° luglio del 1535, San Tommaso Moro fu condannato a morte per tradimento, perché non aveva riconosciuto la supremazia dell’autorità temporale, il re, sull’autorità ecclesiastica e sul Papa. Ci sono voluti quasi 500 anni, ma lo scorso venerdì sera, John Bercow, il successore di Tommaso Moro alla presidenza della Camera dei comuni, ha invitato il successore di Papa Clemente VII a rivolgersi all’intero Parlamento britannico.

Benedetto XVI ha dimostrato di essere pienamente consapevole del significato di quell’occasione, non avendo avuto timore di ricordare ai parlamentari presenti ciò che era in ballo nel processo contro San Tommaso Moro. Il Papa ha notato che “il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili” era “la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio”. Lo scopo dell’intervento di Benedetto XVI – e in un certo senso dell’intera sua visita nel Regno Unito – è stato quello di “riflettere ... sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”. [leggi tutto]

*William Newton è assistant professor (MMF) presso l’International Theological Institute di Trumau, in Austria, e membro del corpo docente del Maryvale Institute, Birmingham, U.K.
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Luca

lunedì 20 settembre 2010

Tutto Newman

Una serie di articolisti, nel merito della beatificazione del cardinale John Henry Newman:

Omar Ebrahime - Vita Nuova
Richard Newbury - Il Foglio
Giuseppe Bonvegna - Il Sussidiario
Antonio Gaspari - Zenit
Francesco Cossiga - L’Osservatore Romano
Giacomo Campanile - Vivere Roma
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silvio

Discorso a Westminster Hall

Benedetto XVI ha incontrato le autorità inglesi nella Westminster Hall. Questo il nocciolo del suo discorso e qui il documento per intero:

«La questione centrale in gioco, dunque, è la seguente: dove può essere trovato il fondamento etico per le scelte politiche? La tradizione cattolica sostiene che le norme obiettive che governano il retto agire sono accessibili alla ragione, prescindendo dal contenuto della rivelazione. Secondo questa comprensione, il ruolo della religione nel dibattito politico non è tanto quello di fornire tali norme, come se esse non potessero esser conosciute dai non credenti – ancora meno è quello di proporre soluzioni politiche concrete, cosa che è del tutto al di fuori della competenza della religione – bensì piuttosto di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi. Questo ruolo "correttivo" della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, in parte poiché delle forme distorte di religione, come il settarismo e il fondamentalismo, possono mostrarsi esse stesse causa di seri problemi sociali. E, a loro volta, queste distorsioni della religione emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione. È un processo che funziona nel doppio senso. Senza il correttivo fornito dalla religione, infatti, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana. Fu questo uso distorto della ragione, in fin dei conti, che diede origine al commercio degli schiavi e poi a molti altri mali sociali, non da ultimo le ideologie totalitarie del ventesimo secolo. Per questo vorrei suggerire che il mondo della ragione ed il mondo della fede – il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso – hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà.»
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roberto

domenica 19 settembre 2010

Pensiero della Domenica - 118

A cura del sito “Vie dello Spirito

XXV^ domenica del Tempo Ordinario

“Un uomo ricco aveva un amministratore”

Nella storia dell'umanità, l'attaccamento al denaro è stato sempre causa di aridità del cuore, di ingiustizie, soprattutto a danno dei più poveri. La liturgia di questa domenica ci presenta un piccolissimo brano preso dal libro del Profeta Amos. Era un mandriano, praticava innesti e coltivava i sicomori. All'improvviso il Signore lo chiama e comincia a profetare alla sua gente che per l'attaccamento al denaro non pensa alle sofferenze degli altri e commette ingiustizie, a danno dei più poveri. E' un grosso problema che Gesù deve affrontare, perché la gente a cui si rivolgeva, aveva come unico e grande miraggio il denaro, anche per loro sinonimo di vita beata. Ancora una volta propone una parabola, un raccontino fittizio, alla portata di tutti. [leggi tutto]
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Don Lucio Luzzi