Ma allora era proprio vero che il ’68 fu innescato dai cattolici (progressisti), come ha sostenuto ad esempio Roberto Beretta su Avvenire di un paio d’anni or sono.
Proprio oggi, infatti, lo stesso Avvenire pubblica un inedito di Ezio Franceschini, già partigiano della Resistenza, antifascista, studioso insigne di latino medievale e Magnifico Rettore dell’Università Cattolica - guarda un po’ - del Sacro Cuore.
L’inedito presenta, senza alcun contraddittorio da parte del “quotidiano dei vescovi”, un San Francesco rivoluzionario, contestatore. Franceschini ci propina l’obsoleto cliché che identifica San Francesco e Che Guevara: «Che cosa contesta Francesco? Contesta tutto. Tutto, nulla escluso. Contesta la famiglia, che abbandona. Contesta il padre […]. Contesta la società […]. Contesta gli Ordini religiosi tradizionali […]».
In realtà il Poverello piange davanti al Presepio (famiglia), che inventa di sana pianta a Greccio. Non lo contesta. Non contesta nemmeno la figura del padre, perché padre egli stesso dei suoi frati e innamorato del Padre nostro. Tantomeno contesta la società, come invece fanno i valdesi. Gli Ordini mendicanti, poi, sono a tutto titolo Ordini religiosi.
Questo di Franceschini potrebbe passare per cattolicesimo. Non lo è: trattasi di teologia della liberazione, che ama riferire il Vangelo a Marx.
Sì, il ’68 non poteva che venir partorito alla Cattolica, dopo le bizzarre dottrine di cotanti maestri.
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silvio