giovedì 16 settembre 2010

Fortunae plango vulnera

«Dopo una secolare guerra di liberazione dalla religione e dal mito, dal destino e dalla provvidenza, l’unica sragione di vita diventa il caso […] Nella fortuna cerchiamo, senza dirlo, un disegno intelligente di vita […]; fino a cercare, in extremis, un’episodica irruzione della provvidenza, la traccia di una benevolenza divina 
Marcello Veneziani © Il Giornale

Non da oggi Veneziani, cristiano e credente a modo suo, parla del destino e del fato. Assai prima (1992) del suo ultimo libro, Amor fati, aveva pubblicato Sul destino. Se la vita non sorge dal caso, eccellente apologia della sensatezza. In entrambe le opere si scorge il programma di una difesa della provvidenza divina.
Il ragionamento che fa nell’articolo è sacrosanto: il mondo contemporaneo, tra le tante pazzie, crede che tutto avvenga per caso. Il senso ultimo della vita? Il caso. L’esistenza del cosmo e dei viventi? Il caso. L’amore? Il caso. Il senso della sofferenza? Il caso.
S’è rotto il disco? No, s’è rotto il cervello.
Veneziani si ribella a questa demenza e ripropone la ragionevolezza di un progetto o di un «disegno intelligente» a monte della realtà, che possa darle un senso.
Argomento antico, beninteso - causa ed effetto, potenza ed atto, ordine del cosmo, abalietà degli enti, contingenza e necessità, motore immobile, ecc… - ma digerito male dalla pseudo sofistica contemporanea. Vedrei il pensare metafisico come una vena inesauribile di speculazioni originali o di metodologie convincenti per la divulgazione.
Certo, il fato invincibile greco-romano è superato dal Dio provvidente israelita. Ma sento in questo autore, in Veneziani, tutta la freschezza della passione per la filosofia classica e grande.

N.B. Riccardo aveva già espresso idee simili tre giorni fa: la paternità di questo pensiero è la sua.
***
silvio

7 commenti:

Riccardo ha detto...

Ho fatto un post simile al tuo, anche lì ho fatto notare che dire "avviene per caso" è tutto fuorché scientifico.

silvio ha detto...

… veramente ho fatto io un post simile al tuo. Troppo simile.
Arrossisco, perché non posso portare alcuna prova di non aver copiato l’idea.
Non l’ho copiata, ma la proprietà su quest’idea è tua: metto subito un rimando sul mio post al tuo blog.

roberto ha detto...

Cari amici ,a tal proposito come non citare Donoso Cortes dalla sua opera maggiore, Saggio sul cattolicesimo, il liberalismo e il socialismo (appena ristampata dall'editrice Il Cerchio di Rimini), : "Ecco che si apre la strada alla rivoluzione: dapprima con il deismo del liberalismo, infine con il panteismo totalitario. I liberali, pur non atei nei loro dogmi, sono destinati a scivolare sui sentieri dell’ateismo, dal momento che accettano solo la sovranità costituente di Dio (Dio come creatore), respingendo quella attuale (Dio come Provvidenza): è ovvio infatti che un Dio che non governa non è Dio e pertanto si affida solo alle forze dell’uomo (buono) il compito di partecipare alla storia, modificandola. L’uomo moderno ripercorre così i sentieri del grande mentitore credendo nell’utopica promessa di un paradiso terreno, per organizzarsi e vivere etsi Deus non daretur (come se Dio non ci fosse). Donoso pone in relazione l’orgoglio filosofico con l’orgoglio luciferino: in Lucifero infatti si ritrovano le premesse dell’uomo che intende ribellarsi a Dio nel tentativo di prendere il Suo posto, ammaliato da quell’Eritis sicut Dei, quella divinizzazione prometeica mediante la gestione e il controllo della scienza e della tecnologia. La società, incamminandosi su questi pensieri, è arrivata pertanto a ribaltare la logica cristiana: detronizzata la fede, sostituita con la deificazione di una ragione imperfetta, ha convertito il male, che era relativo e contingente, in assoluto, universale e necessario"

Riccardo ha detto...

Volete un esempio di questo disco rotto? Andate a vedere i commenti di questo post http://berlicche.splinder.com/post/23312641/chi-sei-tu e troverete il solito ateo che usa gli stessi argomenti da 5 anni. Per citare ancora Donoso Cortes, il razionalismo è una demenza monomaniaca.

silvio ha detto...

Sì, tutto spiegato dal darwinismo. Il caso, appunto.
Ma Berlicche è un ottimo apologeta e ha piena padronanza argomentativa.
Mi piace quando ha specificato che l’autorità non può essere un oggetto ma un soggetto: “Tu dici: comunque soggetto a dei doveri morali. Ma da dove arrivano questi doveri morali? Chi te li dà? Se te li dà la genetica, o una forza impersonale, non sono una autorità. Autorità deriva da autore, colui che fa. E' sempre un soggetto, non qualcosa di indefinito. Solo se quei ‘doveri’ li fa qualcuno, se è un soggetto la fonte di essi si può parlare di autorità.”

silvio ha detto...

@ Roberto: ottima riflessione.

Riccardo ha detto...

Silvio, ho appena fatto un post collegato a questo. Lasciami un commento lì e siamo pari ;-)