giovedì 23 settembre 2010

Dio, il re e il processo a Tommaso Moro

Benedetto XVI parla davanti al Parlamento britannico
S. Tommaso Moro
di William Newton*

TRUMAU (Austria), mercoledì, 22 settembre 2010 (ZENIT.org).- Secondo una celebre frase di Mark Twain, “la storia non si ripete, ma fa rima”. Lo scorso venerdì 17, nella Westminster Hall di Londra, si è verificata una di queste “rime”.

Nella stessa sala, il 1° luglio del 1535, San Tommaso Moro fu condannato a morte per tradimento, perché non aveva riconosciuto la supremazia dell’autorità temporale, il re, sull’autorità ecclesiastica e sul Papa. Ci sono voluti quasi 500 anni, ma lo scorso venerdì sera, John Bercow, il successore di Tommaso Moro alla presidenza della Camera dei comuni, ha invitato il successore di Papa Clemente VII a rivolgersi all’intero Parlamento britannico.

Benedetto XVI ha dimostrato di essere pienamente consapevole del significato di quell’occasione, non avendo avuto timore di ricordare ai parlamentari presenti ciò che era in ballo nel processo contro San Tommaso Moro. Il Papa ha notato che “il dilemma con cui Tommaso Moro si confrontava, in quei tempi difficili” era “la perenne questione del rapporto tra ciò che è dovuto a Cesare e ciò che è dovuto a Dio”. Lo scopo dell’intervento di Benedetto XVI – e in un certo senso dell’intera sua visita nel Regno Unito – è stato quello di “riflettere ... sul giusto posto che il credo religioso mantiene nel processo politico”. [leggi tutto]

*William Newton è assistant professor (MMF) presso l’International Theological Institute di Trumau, in Austria, e membro del corpo docente del Maryvale Institute, Birmingham, U.K.
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Luca

2 commenti:

Riccardo ha detto...

Mi viene da pensare alla crisi economica attuale che, secondo alcuni analisti (tra cui Ettore Gotti Tedeschi) è dovuta al calo della natività. Anche in questo caso, le scelte etiche hanno influenza su tutto.

silvio ha detto...

Bentrovato Luca!
Concordo con te Riccardo che “le scelte etiche hanno influenza su tutto”.
Sul fatto poi che la religione (e quindi l’etica) non si riduca a fatto privato, ne hai fatto un bell’articolo su “Il Pubblicano”: http://pubblicano.splinder.com/post/23326619/la-dimensione-sociale-della-religione
Invito tutti a leggerlo.
Ogni atto umano è etico, dice la teologia morale. Le conseguenze dell’atto umano non hanno nulla di privato.