Installazione a Versailles |
Dico Murakami, ma potevo dire Cattelan. Sono, lo dico a malincuore, indistinguibili perché appunto infettati dal virus del conformismo. È una malattia che appiattisce ogni cosa, per cui il malato è talmente piatto che guardato di profilo è come una sfoglia sottilissima, senza spessore: indistinguibile da altre sfoglie.
Anche Murakami - come quasi tutti gli artisti d’oggi - non dipinge, non scolpisce, non modella. Installa. Il prodotto della sua arte è l’«installazione», tipico insaccato vuoto che interpreta perfettamente l’evo contemporaneo. Fa pendant con il resto della società liberal.
Insomma gli artisti sono scomparsi e, al loro posto, sono spuntati gli installatori. A differenza però dei loro colleghi artigiani, elettricisti e termotecnici, gli impianti dei neoinstallatori non illuminano e non scaldano. Annoiano.
Sono inutili, insomma, anche quando vorrebbero provocare. Ma lo spettatore, lungi dal sentirsi provocato, si sente invece spesso derubato del prezzo del biglietto.
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silvio
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