mercoledì 15 settembre 2010

Arte povera (di spessore)

Installazione a Versailles
Io non credo al masochismo. Ecco perché sono completamente certo che l’artista giapponese Takashi Murakami sia vittima incolpevole di un virus.
Dico Murakami, ma potevo dire Cattelan. Sono, lo dico a malincuore, indistinguibili perché appunto infettati dal virus del conformismo. È una malattia che appiattisce ogni cosa, per cui il malato è talmente piatto che guardato di profilo è come una sfoglia sottilissima, senza spessore: indistinguibile da altre sfoglie.
Anche Murakami - come quasi tutti gli artisti d’oggi - non dipinge, non scolpisce, non modella. Installa. Il prodotto della sua arte è l’«installazione», tipico insaccato vuoto che interpreta perfettamente l’evo contemporaneo. Fa pendant con il resto della società liberal.
Insomma gli artisti sono scomparsi e, al loro posto, sono spuntati gli installatori. A differenza però dei loro colleghi artigiani, elettricisti e termotecnici, gli impianti dei neoinstallatori non illuminano e non scaldano. Annoiano.
Sono inutili, insomma, anche quando vorrebbero provocare. Ma lo spettatore, lungi dal sentirsi provocato, si sente invece spesso derubato del prezzo del biglietto.
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silvio

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