di Giuliano Ferrara
Atei devoti ovvero “laici che
riconoscono che la ragione moderna è strettamente imparentata con il
cristianesimo, e che cercano nella chiesa cattolica un rafforzamento dell’identità
occidentale” (Carlo Galli, “Abbiccì della
cronaca politica”, il Mulino). Stavo leggiucchiando il buon saggio
introduttivo di Galli al “Leviatano”
di Thomas Hobbes (Rizzoli), quando sono incappato in una sorpresa datata 2005.
Per la prima volta, sebbene orientandosi tra mescolanze onorevoli ma improprie
(Ferrara, Fallaci, Pera), uno studioso e giornalista definiva sine ira ac studio gli “atei devoti”,
dopo tante scemenze da me provocate, apposta, con quella definizione, appunto,
provocatoria. [leggi tutto]
© Il Foglio
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