Luigi Taparelli D’Azeglio |
di Filippo Rizzi
Condannato all’oblio per le
sue posizioni anti-risorgimentali e rimosso per molti anni dalla storiografia
ufficiale per aver difeso a oltranza il magistero di Pio IX (prima e dopo
l’Unità d’Italia), ma soprattutto per essere stato il principale «martello delle
concezioni liberali» – secondo una felice definizione di Antonio Messineo.
È la storia ma anche
l’avventura umana, controversa e avvincente, del gesuita Luigi (al secolo
Prospero) Taparelli D’Azeglio (1793-1862), direttore e co-fondatore assieme a
Carlo Maria Curci de La Civiltà
Cattolica; un cognome ingombrante nella
storia del Risorgimento e della nobiltà piemontese, perché sarà l’unico dei
D’Azeglio (i fratelli Massimo e Roberto saranno senatori del Regno d’Italia) a
contrapporsi con vivaci dibattiti pubblici, libelli, saggi alla causa nazionale
e a simpatizzare solo per un breve periodo della sua vita per il movimento
neoguelfo teorizzato da Vincenzo Gioberti. [leggi
tutto]
© Avvenire
Nessun commento:
Posta un commento