giovedì 20 settembre 2012

Carteggio


Ringrazio dell’interessante commento pervenutomi e rispondo:

Il potere politico è sottomesso soprannaturalmente al religioso, lei scrive. Le confesso che fatico a capire e se le fosse possibile spiegare meglio le sarei grato. Non intenderà che il capo del governo o dello stato debbano essere sottomessi al papa? Ma allora torniamo a Gregorio VII e a Barbarossa,non mi pare il caso. È già brutto vedere i politici che ci governano, immaginarsi che al potere ci fossero i preti, che Dio ci scampi. Basti vedere come reggevano lo Stato della Chiesa, un'immensa sacrestia corrotta e inefficiente. Vorrebbe che la curia vaticana che sta dando così pessimo esempio di intrighi e lotta di potere avesse il potere di influenzare la nostra vita politica? Ripeto: credo,e spero, di non aver capito bene. Sarebbe la prima volta che non sono d'accordo con i suoi commenti,ma anche questo sarebbe interessante. Grazie
Anonimo
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Il Regno di Cristo, come scrive Pio XI nella “Quas Primas”, non è solo un “regno spirituale”, ma anche “universale e sociale”. Scrive Pio XI: “Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l'incolumità del loro potere, l'incremento e il progresso della patria”.
Difatti: “L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o a coloro che, rigenerati nel fonte battesimale, appartengono, a rigore di diritto, alla Chiesa, sebbene le errate opinioni Ce li allontanino o il dissenso li divida dalla carità; ma abbraccia anche quanti sono privi di fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo” (Leone XIII).
Volevo poi puntualizzare qualcosa sulla mia attività: qua non riporto mie opinioni personali, ma il Magistero della Chiesa. Non si può fare apostolato con private opinioni. Io almeno mi sono riproposto di non farlo.
Nel merito di questo post, il Magistero è chiaro: il potere politico dev’essere sottomesso al religioso. Non lo dico io. La contingenza storica non può impedire al cristiano di proclamare il volere di Dio, sempre e senza paura.
Se oggi si abortisce legalmente, non è anacronismo ribadire la verità dell’aborto come omicidio. Se oggi si divorzia, non è anacronismo ribadire che l’uomo non può separare quello che Dio ha unito. Se i governi se ne fregano di Dio, non è anacronismo ricordare loro che sono nell’errore. Non si tratta di ritornare indietro “a Gregorio VII e a Barbarossa” o di sognare un utopico futuro, ma di annunciare il Vangelo, succeda quello che succeda. Il cristiano non deve badare ad altro. Inoltre, nel passato, il potere politico era sottomesso al religioso più per opportunismo che per convinzione (eccezioni a parte).
Il Battista, dinnanzi all’adulterio di Erode, disse “non ti è lecito”, senza per questo risolvere nulla. Grazie a lei.
Silvio

2 commenti:

roberto ha detto...

può essere anche utile rivedere il post http://sivan2.blogspot.it/2011/05/la-sovranita-viene-da-dio-o-dagli.html

Riccardo ha detto...

Il pensiero di de Maistre a riguardo è chiarissimo: il potere temporale e quello spirituale hanno dei loro ambiti, entro i quali sono sovrani, ma oltre i quali non possono andare. Il potere spirituale è qualitativamente differente da quello temporale, e quindi non deve essere confuso con esso (altrimenti sarebbe una teocrazia), ma dà la limitazione del suo ambito: la legge naturale. Il sovrano non ha potere assoluto, ma deve sempre restare nell'ambito della legge naturale, e il potere spirituale è lì per affermare l'ambito di tale legge. L'equivoco nasce dal vedere il potere spirituale come "il potere dello stato della Chiesa", mentre in realtà non si tratta di una teocrazia, ma come detto di due sfere distinte ma non separate, che interagiscono a vicenda.