domenica 15 gennaio 2012

Parità, più oneri che diritti




Proponiamo alcuni passaggi dell'intervento che Mons. Mariano Crociata,"Segretario generale della CEI ha tenuto durante la seconda Conferenza sulla scuola libera" paritaria e formazione professionale,promossa dalla Conferenza EpiscopaleTriveneta sul tema "Insieme per educare"


L’interesse delle Chiese del Triveneto per l’educazione e per la scuola ha ormai una lunga e feconda storia e continua anche oggi con immutata passione. Ne è testimonianza l’iniziativa promossa dai Vescovi, già da quattro anni, della Giornata della Scuola della comunità, per sensibilizzare le comunità cristiane e l’opinione pubblica sull’identità e le finalità, la ricchezza e la varietà delle Scuole Cattoliche presenti sul territorio ed il loro prezioso patrimonio pedagogico a servizio dell’educazione; e per sostenere le iniziative promosse unitariamente dalla FISM, FIDAE, FOE, CONFAP, FORMA Veneto, AGESC, MSC, richiamando il diritto della libertà di scelta dei genitori per i propri figli senza ulteriori oneri.
Sorge, però, una grande preoccupazione di fronte alle difficoltà crescenti che le scuole paritarie stanno incontrando nel portare avanti il loro impegno educativo. La riduzione dei contributi previsti dalla legislazione sulla parità ed il ritardo con cui vengono erogati fanno temere adalcune scuole di non poter più svolgere il loro compito e non poter quindi soddisfare le attese di tante famiglie che affidano loro i propri figli. Sarebbe una perdita grave per il tessuto sociale di questo territorio e dell’intero Paese
In Italia la Legge sulla parità 62/2000, preparata anche dall’introduzione dell’autonomia scolastica, afferma che il sistema nazionale di istruzione non si identifica con la scuola statale: la natura pubblica di una scuola non deriva dalla caratterizzazione giuridica dell’ente gestore (statale o privato), ma dal tipo di servizio che esso fornisce. La scuola paritaria entra così a far parte del sistema educativo nazionale con un’uguaglianza effettiva, perché riconosciuta a tutti gli effetti come parte del servizio pubblico. Da ciò deriva che il sistema nazionale non può considerarsi tale se mancano le scuole paritarie: a queste va attribuito un valore costitutivo e non solo di completamento del sistema stesso.
Si ha talvolta l’impressione che la parità sia offerta più per condividere gli oneri, che per riconoscere i diritti. Un caso emblematico è la disposizione che stabilisce l’applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti conhandicap o in condizione di svantaggio, senza fornire i mezzi adeguati per abbattere le barriere architettoniche e per pagare il sostegno per i ragazzi. Accanto a queste onerose richieste le scuole paritarie devono inoltre affrontare tutta una serie di doverosi ma pesanti controlli, spesso senza poter contare, a livello nazionale e regionale, su Uffici referenti con specifiche competenze. A tutto questo si aggiunge l’esclusione sistematica dalle iniziative promosse a sostegno della professionalità del personale direttivo e docente delle scuole statali.
Il cammino verso l’attuazione della Legge sulla parità appare ancora lungo. Anche se si registra a tutt’oggi una diminuzione delle pregiudiziali ideologiche, resta ancora molta strada da percorrere perché le enunciazioni di principio trovino adeguata applicazione. Il principio della libertà di scelta educativa, che solo in un sistema integrato di scuole statali e paritarie può trovare piena realizzazione, fatica ancora ad affermarsi, così come la cultura della parità.
Dal punto di vista economico le scuole paritarie non costituiscono un aggravio per lo Stato né sono una sottrazione di denaro alla scuola statale ma consentono invece un forte risparmio. È sotto gli occhi di tutti un dato economicamente molto rilevante, che ancora non trova conseguenze operative sul versante culturale e politico. In Italia la presenza delle scuole paritarie, specie dell’Infanzia, fa risparmiare ogni anno allo Stato cinque miliardi e mezzo di euro, a fronte di un contributo dell’amministrazione pubblica di poco più di cinquecento milioni di euro. È ancor più evidente che nel Triveneto questo risparmio è maggiore, vista la presenza di numerosissime Scuole dell’Infanzia e di una rilevante presenza di altre scuole primarie e secondarie e di numerosi centri di formazione professionale. Vale la pena ricordare che in Europa la libertà effettiva di educazione costituisce sostanzialmente la regola comune. Nella grande maggioranza dei Paesi europei, infatti, l’insegnamento privato è sovvenzionato e funziona, rispettando le stesse condizioni dell’insegnamento statale.
Finanziamento alla scuola, “buono scuola” e detrazioni fiscali costituiscono nel breve termine strategie adottabili dalla legislazione statale per garantire, attraverso un’adeguata modulazione, le risorse necessarie alle scuole paritarie. La scuola cattolica paritaria si presenta oggi più che mai come forma concreta di presenza di un patto educativo tra tutti i soggetti attivi nel territorio.. La comunità cristiana, anche attraverso la Scuola cattolica paritaria mostra come si sia lasciata sempreinterpellare dall’educazione della persona. Essa assume la sua missione educativa ponendosi in dialogo con il territorio, percostruire una proposta significativa per la vita dei ragazzi. Sostenere la scuola libera paritaria oggi è un modo concreto di porre la sfida dell’educazione in un contesto culturale e sociale che presenta crescenti difficoltà proprio nell’ambito educativo.

                                                                                                      Mons Mariano .Crociata
                                                                                                      Segretario Generale della CEI
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roberto

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