lunedì 2 agosto 2010

Ma chi l’ha detto che il Dio dei filosofi è freddo?

Aristotele

Inos Biffi, insigne teologo e medievista, questa volta la dice più giusta del solito.
Non che sia un esperto di Inos Biffi e del suo pensiero ma, per quel poco che sono riuscito a leggere di qualche sua opera, non l’ho mai sentito esprimersi così sapientemente.
Insomma, il fuoco ardente della metafisica non è meno caldo del fuoco della fede. Perché? Ma perché l’intellezione metafisica, l’episteme - è ora che lo si dica - fa parte della fede, non della semplice ragione logica e matematica. La verità rifulge e la verità metafisica - lungi dall’essere autonoma - fa parte della logica dell’amore e della fede.
Chi contrappone «il Dio dei filosofi e il “Dio di Abramo”» non ha capito nulla della Rivelazione e fa lo stesso errore dell’«eresia della Riforma, dove la fede è intesa come l'antitesi della ragione».
Il Motore Immobile di Aristotele non è né «freddo», né «arido», né può in alcun modo allontanare dalla fede, ma anzi la sostiene e la difende. Nemmeno freddi sono i pronunciamenti del Magistero o le formule dei concili. Anzi, «si tratta di un linguaggio irrinunciabile», perché accanto alla verità c’è sempre il calore, la vita, la freschezza.
Inos Biffi, grande critico dell’ideologia del dialogo, dell’aggiornamento e dell’ecumenismo, questa volta spiega chiaramente l’origine di questi mali: «una cultura largamente segnata dall’“ontofobia”, o “paura dell'essere” e, alla fine, dell’“intelligenza”».
San Tommaso e San Bonaventura (che qui purtroppo Biffi non segnala) parlarono chiaramente dell’irrinunciabile unione di intelletto e volontà, senza alcun primato.
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silvio

4 commenti:

Riccardo ha detto...

Vedo che abbiamo notato lo stesso articolo. Anche io l'ho segnalato sul mio blog.

roberto ha detto...

Tomas Tyn scriveva:Uno degli equivoci più dannosi alla filosofia e alla fede cristiana consiste nel non saper accuratamente distinguere tra il naturale (filosofia) e il soprannaturale (teologia) nell'ambito del conoscere. L'approccio intellettivo alla conoscenza del vero vede i due ambiti separati nella diversità del loro oggetto ma anche coordinati e complementari reciprocamente e sempre amici nella coerenza della verità, poiché, se non tutto ciò che è coerente (non-contraddittorio) è vero, certamente tutto ciò che è vero è invece coerente e vicendevolmente non ripugnante
la filosofia cristiana è un malinteso, esiste solo filosofia di cristiani perché la filosofia, purché veramente tale, dà testimonianza alla fede non dipendendo dalla fede o confondendosi con essa, ma spingendosi nella sua più alta speculazione all'affermazione dell'esistenza obiettiva e necessaria del Dio personale la cui Rivelazione studiata dalla teologia riceve così una garanzia imparzialmente attestata di obiettività e di intelligibilità.

Riccardo ha detto...

Tanto per la cronaca: fu Pascal a dire che il Dio dei filosofi non è il Dio di Gesù Cristo. Inoltre anche Gilson disse che dalla "causa prima" non si aspetta la propria salvezza personale.

silvio ha detto...

Diciamo che Pascal era stato provocato da Cartesio, nel senso che con Cartesio (e ancora prima con Scoto e Ockham) c’è la frattura tra filosofia e religione.
Cartesio dimostra Dio logicamente, freddamente. Non ragionevolmente come, ad esempio, i medievali (le 5 prove di San Tommaso, non sono da intendersi come prove matematiche).
Al Dio di Cartesio, un Dio dei teoremi, il Grande Architetto, Pascal non crede e fa bene. Non ci credo nemmeno io.
Pascal reagisce, credo, alle posizioni razionaliste moderne, anche per la sua vicenda personale ai limiti della mistica. Questa sua sensibilità lo porta a fare un po’ di tutta l’erba un fascio e ne fa le spese la filosofia in generale, perché si sbilancia troppo sull’estremo opposto, che è il fideismo - o così mi è parso di capire.
Anche Gilson, per certi aspetti, insiste sul lato fondamentalmente esistenziale del cristianesimo. Gilson è un esperto di teologia medievale e i medievali - pur usando a piene mani Platone ed Aristotele - mettono parallelamente in luce gli inevitabili errori contenuti nella filosofia pagana. Grandissima, utilissima, ma pur sempre pagana.
Quindi, giustifico comunque le posizioni di Pascal e Gilson, in quanto critiche fondate al pericolo di un esasperato razionalismo.
Quando ho scritto: “chi contrappone «il Dio dei filosofi e il “Dio di Abramo”» non ha capito nulla della Rivelazione”, intendevo riferirmi a coloro che distruggono la ragione metafisica e la ritengono incompatibile con la fede, non riuscendo a comprendere che il “Dio dei filosofi” non è nato come un Dio esclusivamente razionale (giustamente criticato da Pascal e Gilson). Aristotele, infatti, chiama la sua metafisica teologia.