venerdì 28 novembre 2008

Qualcuno ha più notizie dell’obbedienza?

Ma perché il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, risponde alla domanda “Il dialogo interreligioso: una grazia o un rischio?” con un: «è un rischio da correre»?

Perché il «rischio da correre» è, per Tauran, «quello del sincretismo»? Non direi. È quello della dannazione eterna, per chi si perde negli errori delle teologie a-cristiane.

Perché Tauran, invece di parafrasare il Pontefice - il quale ritiene «che un dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile» - dice che il «dialogo teologico» è una delle modalità del dialogo interreligioso?

Perché Tauran cita il Benedetto XVI di Ratisbona e non quello che specifica come sulla «decisione religiosa di fondo» un vero dialogo «non è possibile senza mettere fra parentesi la propria fede»?

Perché Tauran dice che «siamo “condannati” tutti al dialogo»? Direi invece che siamo condannati al triste spettacolo della disobbedienza al Magistero.

Perché Tauran, citando la Nostra aetate, omette di dire che la stessa Dichiarazione promuove il dialogo solo se perseguito «sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana»?

La risposta a queste domande si trova nella considerazione, di cui al titolo.

***

silvio

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa mancanza di obbedienza al Papa, caro Silvio, non mi pare più di tanto intenzionale e meditata, come quella ad esempio di un Vingt-Trois. Purtroppo credo derivi da una convinzione più profonda e grave di molti vescovi e cardinali, cioè che la Verità di Cristo non sia oggi in grado di salvare l'uomo, e che la missione evangelizzatrice della Chiesa - la conversione a Cristo - sia di fatto fallita. L'unica via sarebbe quella del dialogo finalizzato alla pace umana e alla concordia civile, guardando (illusoriamente) al giorno in cui si realizzerà la "civiltà dell'amore" su questa terra, quando tutte le religioni -teologicamente concepite ormai come tutte salvifiche di per sé - in pratica si fonderanno in una sorta di Onu delle religioni.
Considera ad esempio anche quello che ha detto il cardinal Bertone sulla conversione finale degli Ebrei a Cristo subito prima della Sua seconda venuta,stravolgendo di fatto quello che dice il CCC sulla scia dei Padri e della Tradizione cattolica. Non mi pare sia più solo una questione di tattica, questa.

Anonimo ha detto...

Il tutto poi è riportato sull’Osservatore Romano, che ospita abitualmente Bertone, Kasper e qualche volta anche Vingt-Trois, credo.
Sulle stranissime derive dell’Osservatore, per non dire steccate, ne ha parlato Magister sul suo sito.
Sono d’accordo con quanto dici: l’impressione è che qualcuno abbia raggiunto l’assuefazione. Non si capisce bene dove finisca l’abitudine e inizi la schivata furbesca…
Penso spesso anche agli altri temi che hai esposto (ebraismo, pace universale, religione universale, ecc…).
Che tempi, che tempi…
Ciao caro Paolo e buona Domenica.

calamar ha detto...

Ho sempre ritenuto impossibile il dialogo interreligioso (e mi sembra che nel vostro vecchio sito o su questo già commetai in passato al riguardo). In questo senso le religioni possono solo fare del male ai popoli e agli uomini, contribuendo a dividere e a mettere gli uni contro gli altri.

Anonimo ha detto...

Sì, me ne ricordo: su questo eravamo d’accordo.
Parzialmente anche sulla divisione. Portata, poi, dallo stesso Cristo: “Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace, ma la spada. Perché sono venuto a dividere il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno i suoi famigliari.” (Mt 10, 34-38).
Ma la divisione non sempre è un male, perché rivela la vera natura dell’anima - che è malata, parecchio.
Per guarire il malato ci vuole l’aspirina, per le malattie lievi. Per le gravi è necessaria l’operazione chirurgica.
Quindi - parlo della cura del Dio di Gesù cristo - la divisione è terapeutica: fa soffrire prima e guarire dopo.