di Riccardo
Cascioli
© La Bussola Quotidiana (09-12-2011)
Ci mancava anche il
ministro Riccardi ad aggiungere un po’ di confusione sul tema Ici e Chiesa. E’
vero, le sue parole pronunciate durante un’intervista in un programma tv della
Rai sono state volutamente forzate: non ha detto “la Chiesa paghi l’Ici”, come
hanno titolato alcuni giornali online; ha detto che gli edifici ecclesiastici
adibiti ad attività commerciali già pagano l’Ici, e che se ci sono abusi tocca
ai Comuni vigilare. Ma non c’è dubbio che le parole di Riccardi restano ambigue
e fonte di ulteriore confusione, in un momento in cui è stato rilanciato il
tormentone dell’Ici per attaccare la Chiesa.
Per la esatta e
puntuale spiegazione dell’argomento Chiesa-Ici rimandiamo ad un articolo già da noi pubblicato
mesi fa e preparato dall’avvocato Marco Ciamei, che spiega
sinteticamente l’attuale situazione legislativa e risponde ai più diffusi
luoghi comuni. Qui però vogliamo riprendere almeno un paio di questioni
fondamentali che sarebbe bene che un ministro della Repubblica spiegasse ogni
volta che deve intervenire sul tema, e non per difendere la Chiesa ma per
ristabilire la verità e fare chiarezza.
Primo: non esiste
alcuna legge che privilegia la Chiesa. L’esenzione dall’Ici prevista dalla legge riguarda tutti gli immobili
utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo
svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche,
ricettive, culturali, ricreative e sportive”. In pratica c’è un’esenzione che
riguarda tutto il mondo no profit ed è circoscritta a otto attività ben
definite dalla legge. Al di fuori di queste attività, anche gli enti non
commerciali pagano l’Ici. Sarebbe davvero curioso – ma sarebbe giusto dire
discriminatorio - se con una legge ad hoc si escludessero soltanto gli immobili
ecclesiastici dall’esenzione.
Secondo: “commerciale”
non vuol dire “a fine di lucro”. Ed è su questo termine che si gioca il grande equivoco. Da un punto di
vista tecnico, infatti, “commerciale” è tutto ciò che chiede un corrispettivo a
fronte di un servizio, quale è ad esempio una retta per la frequenza della
scuola materna. Ma questo tipo di attività commerciale rientra giustamente
nell’esenzione perché è tra le otto categorie previste dalla legge. Quindi per
questo genere di attività commerciali la Chiesa – come tutti gli altri enti no
profit – non deve pagare l’Ici. La tassa sugli immobili viene pagata invece per
altri tipi di attività commerciali, come ad esempio quella alberghiera. Ma
anche qui bisogna essere chiari: un pensionato per studenti fuori sede o per
l’ospitalità di parenti di malati ricoverati in ospedali lontani dalla
residenza, non è assimilabile a un albergo. E’ invece una struttura ricettiva
complementare, di carattere sociale, che rientra nelle otto attività suddette.
E del resto soltanto un pazzo accecato dall’ideologia può sostenere che un
pensionato per studenti fuori sede sia “concorrente” di un albergo.
Detto questo, i
cattolici che oggi si stracciano le vesti per questo nuovo attacco pretestuoso e vergognoso alla Chiesa, guardino
bene gli effetti in Parlamento di questa nuova campagna promossa dai Radicali.
E ci pensino la prossima volta che sponsorizzano il finanziamento “illecito” di
Radio Radicale a spese dei contribuenti.
***
roberto
Nessun commento:
Posta un commento