lunedì 31 dicembre 2007

Musica celestiale/2

Non so se possa essere paragonato a una musica armoniosa, ma certo anche quel “rumore” di sottofondo percepibile nell’Universo, casualmente scoperto per la prima volta nel 1965 e attribuito al Big Bang, lascia aperta l’immaginazione a ipotesi suggestive. E’ un “rumore” costante, uniforme e rilevabile in tutte le direzioni, la cui origine è ancora sconosciuta. In questo campo viene in aiuto anche la radioastronomia, che avrebbe addirittura registrato i “suoni” emessi dalle galassie evidenziando una sequenza armonica paragonabile a una vera e propria sinfonia; tutto questo in armonia – è il caso di dirlo - con alcuni passi delle Scritture in cui si parla del “canto” di Dio e dei Cieli (cfr. Messori, Pensare la Storia, Ed. Paoline pp.290-291).

Poi, se è vera l’esistenza di quella profonda interrelazione tra essere umano e macrocosmo postulata da molte filosofie e culture tradizionali, mi lascia pensoso anche una notizia divulgata recentemente, che voglio riportare per intero dal sito del Corriere della Sera:

Il Dna ha una sua «musica». Registrata per la prima volta

MILANO - La musica? Ce l' abbiamo nel Dna. E non solo virtuosi e compositori: tutti abbiamo nelle cellule un «suono della vita». A produrlo sono i movimenti del Dna, il codice custode del nostro patrimonio genetico. Una doppia elica fatta da centinaia di anse mobili che, in un continuo assemblarsi e disassemblarsi, creano una vibrazione, la trasmettono al citoscheletro e, da qui, alla superficie delle cellule. Un brusio di sottofondo genetico che per la prima volta è stato registrato e brevettato. Il merito della scoperta va a un gruppo di ricercatori italiani e statunitensi guidati da Carlo Ventura, docente di Biologia molecolare all' università di Bologna, e dal fisico James Gimzewski dell' ateneo di Los Angeles. «La vibrazione del Dna - ha spiegato Ventura - è compresa nell' arco di frequenze udibili dall' orecchio umano. Noi non abbiamo fatto altro che sviluppare un approccio in grado di rilevare questi suoni. Questi rumori sono in qualche modo specifici per quello che la cellula sta facendo, in termini di espressione di geni, in quel momento». In pratica, ogni cellula avrebbe la sua canzone. Quello che ancora non sappiamo è se, riproducendo determinate frequenze, sarà possibile indirizzare le cellule a differenziarsi e a compiere specifiche funzioni. Nessuna sorpresa per Edoardo Boncinelli: «Che tutte le molecole emettessero una vibrazione era un fatto già noto - spiega lo scienziato al Corriere -, altra cosa sarebbe scoprire se a queste vibrazioni corrispondono funzioni specifiche. Ma preferisco aspettare: finché non vedo, non credo». O magari finché non ascolta: «Mi lascia perplesso il fatto che il Dna è una molecola lunghissima: se davvero ogni funzione ha un suo suono deputato ci troveremmo di fronte a una confusione indescrivibile».

Ziino Giulia

(Il testo è tratto da qui ).


Il ricercatore parla di possibile “confusione”, ma l’impressione può essere, al contrario, quella dell’armonia nella varietà, se la ricerca futura constatasse che il brusio delle eliche produce in realtà un suono armonioso come quello della galassie in movimento. Del resto, come nota qui il genetista Giuseppe Sermonti, i geni del DNA sono disposti in una sequenza straordinariamente simile a spartiti musicali.

In definitiva, l’ovvia constatazione empirica che la musica agisce sulle corde più profonde del nostro essere, più di qualunque altra disciplina, sembrerebbe in qualche modo essere confermata da ricerche insospettabili come quella di cui riferisce il Corriere. Ricollegare la musica all’opera creatrice di Dio, come facevano gli antichi e la tradizione cristiana di sempre confortata dalle Scritture, ipotizzando l'esistenza di un riflesso di questa armonia di accordi nell’interiorità dell'essere umano, ci sembra molto suggestivo.
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Paolo

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