martedì 27 settembre 2011

Signoria di Cristo

Trascrivo qualche mia elucubrazione (opinabilissima), frutto di un dialogo col collega Riccardo, di cui al blog Il Pubblicano.

La rivoluzione porta allo stato totalitario, alla dittatura, molto peggio di qualsiasi teocrazia. Le prove storiche sono innumerevoli. In ogni caso anche una democrazia, quando non è fondata su Dio, si sgretola. Anche in questo caso ci sono le prove storiche contemporanee, che stiamo tutti vivendo: nichilismo, furti di stato, abbrutimento dei costumi, mediocrità diffusa, malessere sociale, inciviltà, ecc…

La Chiesa non “parteggia” per una forma di governo rispetto a un'altra. Si adatta a quello che offre la storia. Ci sono però dei punti fermi dottrinali. È utile leggere, ad esempio, la “Quas primas” di Pio XI. C’è una regalità di Cristo che i cristiani sono tenuti a predicare. È un Regno di Dio soprattutto spirituale, ma anche “universale e sociale”. Cioè Cristo ha pure “potere su tutte le cose temporali”. E ancora: “L'impero di Cristo non si estende soltanto sui popoli cattolici, o […] alla Chiesa, […] ma abbraccia anche quanti sono privi di fede cristiana, di modo che tutto il genere umano è sotto la potestà di Gesù Cristo”.
Insomma, “non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all'impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l'incolumità del loro potere, l'incremento e il progresso della patria”. Certamente, oggi, questo rifiuto e diffusissimo, per questo il mondo va male (anzi, malissimo).
È un compito che può sembrare anacronistico, ma non lo è: il cristiano dovrebbe dire che l’ideale non è “libera Chiesa in libero Stato”, ma che gli Stati sono sottomessi alla Chiesa (che procede dal vero Dio).
Il non credente ha certamente il suo spazio (Stato), ma il mondo e la civiltà non può progredire se anche il non credente non riconoscerà la signoria di Dio. Gli antichi Re e Imperatori della cristianità lo fecero, in Europa. Le moderne democrazie non ne vogliono sapere (in America è un po’ diverso: i capi politici si riferiscono spesso a Dio).
Non si tratta di teocrazia, perché il potere dello Stato è comunque staccato da quello della Chiesa. Compito della Chiesa non è governare (se non un piccolo territorio). Deve, cioè, esistere pur sempre uno stato non comandato da preti.

Non è certo facile parlare di questo aspetto, con la sensibilità moderna, che vede il passato “male” e il futuro “bene”. Si passa per nostalgici o fanatici. Forse è meglio partire dall’Incarnazione, nel senso che un Cristo recluso nella sola dimensione privata non ha senso.
Poi, credo, è utile dire che la Chiesa “propone” allo Stato di considerare la signoria di Cristo, non la “impone”. Nemmeno nel passato la Chiesa ha mai imposto ai re di essere fedeli cristiani e sudditi della Chiesa: molti imperatori sposavano spontaneamente la signoria di Cristo (nella Chiesa). È stata, comunque, una scelta del singolo regnante. Altre volte i regnanti non ne hanno voluto sapere e hanno imprigionato, schiaffeggiato, esiliato i Papi…
Ecco, bisogna far capire che non è teocrazia, ma libera scelta dell’autorità politica. Oggi la Chiesa chiede alle democrazie lo stesso atteggiamento che avevano i re. Chiede, però: non pretende nulla. Non ha mai preteso nulla. Tutto il contrario è l’atteggiamento dell’Islam, ad esempio: l’Islam non propone, ma impone Allah al potere politico. Anzi, fonde il potere politico e religioso. La Chiesa mai ha inteso fondere i due poteri.

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silvio

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