Fëdor Michajlovič Dostoevskij |
di Paolo Rakic
«La bellezza salverà il mondo». Con questa frase enigmatica,
ma anche fortunata del grande scrittore russo Dostoevskij, l’Arcivescovo mons.
Giampaolo Crepaldi ha concluso una serata suggestiva. Frase che ha in sé un potere evocativo del pensiero umano che nei secoli
cerca di penetrare il senso delle cose, per giungere alle soglie della Bellezza
pura. Una Bellezza capace di ricomporre il disordine caotico della realtà e
restituire il mondo ad una unità armonica, secondo il principio platonico per
cui «il bello è lo splendore del vero».
Una sorta di “buona notizia”
che invita il mondo ad essere mondo e la bellezza ad essere bellezza, nel punto
d’incontro dell’arte.
L’arte, nelle sue forme
rappresentative, ha cercato di essere questa linea mediana che chiama in causa
una potenza infinitamente superiore. È l’idea di una “bellezza che salva”, che
evoca un “qualcosa d’altro” più lontano e fa emergere un significato di bene
nella realtà.
Non perché un’opera
artistica, qualunque essa sia, “salverà il mondo” con tutta la sua bellezza
struggente, ma perché questa è preludio di un Mistero, per il quale il «cuore
esige una risposta dentro la realtà, che la risposta è data: il Fatto che
Cristo disegna il volto di questa emergenza del divino nella storia». [leggi tutto]
© Vita Nuova
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