giovedì 27 marzo 2008

Lezioni di felicità

(Odette Toulemonde - 2006)
Commedia - 100 min di Eric-Emmanuel Schmitt con Albert Dupontel, Catherine Frot Produzione: Francia, Belgio

E´ raro che soffi il vento dello Spirito in commedie che sanno unire sorriso e riflessione.
A Eric-Emmanuel Schmitt, regista di "Lezioni di felicità", l´impresa è riuscita.
Romanziere e drammaturgo francese di successo, le sue opere sono state tradotte in venticinque lingue e rappresentate in trenta nazioni.
Tra i suoi romanzi ricordiamo Il Vangelo secondo Pilato, San Paolo, 2002; Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, e/o, 2003 e l´ultimo romanzo Oscar e la dama in rosa. Schmitt ha realizzato un film delizioso sulla vita quotidiana di Odette Toulemonde (un nome comunissimo in Francia, come dire "il signor Rossi") appassionata lettrice di bestsellers d´amore che la porteranno ad incontrare l´autore preferito, un certo Balthazar Balsan, e ad aiutarlo a risolvere la crisi familiare con depressione suicida annessa. Finale imprevedibile, dolce e poetico.
Il primo motivo per assaporare il film è la simpatia straordinaria di questa vedova, madre di due figli maggiorenni senza la minima intenzione di lasciare la comoda casa materna: la figlia è indolente e capricciosa, il figlio è omosessuale, unico cedimento del film agli stereotipi del `politicamente corretto´. Comunque non s´indulge mai in retorica gay, anche perché il punto di vista è quello amorevole e accogliente della mamma. Inoltre la spiccata fantasia permette a Odette di non farsi contaminare troppo dallo squallore circostante, la fa letteralmente volare per le strade del quartiere povero in cui vive, sempre con uno sguardo benevolo e trasognato.
Il regista racconta così la nascita del film: "L'idea mi è venuta in seguito ad un episodio che mi è successo in Germania qualche anno fa a Rostock, sul Mar Baltico. Lì sono uno scrittore molto famoso e dopo una lunghissima attesa per farsi firmare le copie del mio libro, una donna truccatissima e molto curata non ha saputo dirmi nulla e mi ha gettato una lettera con un cuore di spugna al suo interno. All'inizio ero indignato e disgustato sia dal tono mellifluo della missiva che dalla sua presentazione kitsch. Poi, in albergo, più per noia che per vero interesse, ho riletto la lettera e ho capito con quanto affetto sincero questa persona mi scrivesse. Mi sono reso conto che, a dispetto del ridicolo del nostro incontro e del vederla strizzata nel suo migliore tailleur, si trattava di una persona intelligente e serena".
Evidente la denuncia dello snobismo di una certa classe intellettualoide (molto attiva in Francia come da noi) incapace di comprendere i sentimenti e le verità elementari dell´esistenza umana: l´amore familiare, la femminilità sensuale e allo stesso tempo materna della protagonista, la resistenza di Odette alle avances dello scrittore ricco e bello in cerca di avventure...
Come Schmitt ha dichiarato sempre nella stessa intervista: "Attraverso la commedia ritenevo giusto dovere dire alcune cose sulla 'Cultura'. Forse nessun intellettuale si prende gioco della povertà, ma, di certo, tutti gli intellettuali ironizzano sulla cultura di massa e delle fasce sociali più basse. La cultura dei poveri fatta di televisione e riviste è considerata volgare. E' un pregiudizio aprioristico che talora è vero, ma non sempre. Queste considerazioni sono una reazione istintiva degli intellettuali contro chi è popolare e che ha un grande pubblico. Alle volte gli intellettuali sembrano fare assurdamente parte di un club elitario e misantropo dalle porte chiuse..." .Sappiamo quanto tutto ciò sia vero anche in Italia nei confronti di uno scrittore popolare nel senso più autentico del termine come Giovannino Guareschi del quale, finalmente, è in atto la riscoperta delle straordinarie qualità di narratore (Guido Conti, Giovannino Guareschi. Biografia di uno scrittore, Rizzoli, 2008)
Una seconda ragione per gustare un pizzico di gioia pasquale è la rappresentazione di alcune scene in cui Odette si rivolge a un signore chiamandolo "Gesù". All´inizio può sembrare solo un barbone che mima vagamente il Cristo nei lineamenti e nei gesti, ma a poco a poco si comprende che quel Gesù è frutto dell´immaginazione di Odette, della sua fede semplice e genuina che getta uno sguardo sul Signore, in cerca di conforto e sostegno morale.
Quasi brevi `giaculatorie´ cinematografiche che ricordano la schiettezza di certi dialoghi tra don Camillo e il Crocifisso.
In conclusione, una commedia che unisce levità ed armonia, suscitando ilarità e affrontando senza superficialità temi importanti.
Pervadono la narrazione la forza vitale della protagonista e il suo ottimismo.
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Luca e Claudia

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