lunedì 10 marzo 2008

Salvati per mezzo della speranza

Con la lentezza di una lumaca sono riuscito a finire di leggere la lettera enciclica Spe salvi di Benedetto XVI, pubblicata il 30 novembre 2007.

Questi gli argomenti che trovo più interessanti:

1) Le osservazioni più acute giungono da alcune considerazioni sul Giudizio. In particolare, il Papa considera teologicamente il Giudizio universale e vi vede uno dei “luoghi” «di apprendimento e di esercizio della speranza» (dal n.41 al n.48).
Non solo, ma il ragionamento attorno al Giudizio, da parte degli uomini, dovrebbe evocare quasi una prova decisiva a favore di un mondo trascendente ed eterno: «Io sono convinto che la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna.» (n.43)
La dimostrazione alla base di questa tesi è palese.
Nel mondo regna l’ingiustizia. Se non esistesse una vita oltremondana, dove l’ingiustizia viene annullata con un sommo (e divino) atto di giustizia, la storia umana non sarebbe che una vicenda squallida e priva di significato.
La speranza, dunque, di una vita oltre la morte è innanzi tutto fondata sulla ragionevolezza di concepire una giustizia futura e perfetta.

2) Citazione ed analisi della definizione di “fede”, data da San Paolo: «La fede è sostanza delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono.» (Eb 11, 1).
Benedetto XVI sottolinea l’importanza della parola hypostasis (sostanza), da ricercare nel tutto con il suo significato originale ed oggettivo.
In questo caso “sostanza” è da intendere come “fondamento”. È, però, da scartare tutto quello che è fondato su cose materiali e corruttibili. In questo caso, tale fondamento è debole e, tutto sommato, ingannevole.
Se si vuole costruire sulla vera roccia, è da ricercare la fede che «conferisce alla vita una nuova base, un nuovo fondamento» (n. 8).

3) Critica dell’idea di progresso, fondata su un uso distorto dei termini “ragione” e “libertà”.
Tale uso è stato veicolato, storicamente, dalle rivoluzioni francese e marxista (cfr. nn. 18-21).
L’errore principale, per il Papa, fu quello di non capire che la libertà, senza limite alcuno, è «libertà, anche per il male».
Questo è l’ostacolo primario al sorgere di un’ideale e futura società perfetta, dove il male e l’ingiustizia non avrebbero dovuto avere posto.
«Poiché l'uomo rimane sempre libero e poiché la sua libertà è sempre anche fragile, non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa; egli ignora la libertà umana
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silvio

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