lunedì 23 giugno 2008

I "Lefebvriani": uno scisma insanabile?

Non so quali siano le fonti di Andrea Tornielli, ma la lettura di un suo articolo sull’”aut aut” dato dalla Santa Sede ai “seguaci” dello scismatico Mons. Lefebvre dimostra, a mio parere, una conoscenza quanto meno parziale della “questione Lefebvre” e dello status attuale delle relazioni tra la FSSPX , fondata dal vescovo francese, e Roma.
Incentrare buona parte del discorso sull'insofferenza dei "lefebvriani" verso la riforma liturgica di Paolo VI e il "Novus Ordo Missae" è abbastanza fuorviante. Il "Motu Proprio"di Benedetto XVI sulla liberalizzazione della Messa Tridentina, verso cui c’è oggi un ostracismo quasi totale ( diciamo il 90% dei vescovi), non è sufficiente. [leggi tutto]
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Paolo

7 commenti:

LeggendaNera ha detto...

Non so, io invece ritengo che il nodo della questione stia proprio in un principio ereticale, come mi pare confermato dalla riflessione di don Pietro Cantoni in occasione del convegno su Romano Amerio (Può la Chiesa variare veramente? Tradizione, trasmissione, cambiamento, continuità), che contrappone il carattere vivo del magistero della Chiesa sia al «sola Traditio» di lefebvriani/sedevacantisti che al «sola Scriptura» protestante, approcci accomunati perché entrambi fondati, in fondo, sul medesimo principio del libero esame.

Anonimo ha detto...

La questione delle pulsioni potenzialmente ereticali nel movimento fondato da Lefebvre non può certamente essere scartata a priori, come fanno alcuni. Essa è stata affrontata più volte, seppur in maniera non così sistematica come fa don Cantoni, anche dal cardinale Castrillon Hoyos. Personalmente, per quel che conta, io mi sento più in sintonia con la dichiarazione di Hoyos fatta ad esempio nel 2002, scrivendo a Mons. Fellay, e confermata più volte altrove. In essa il porporato ha ribadito di non sentire nella FSSPX " né sentore di eresia, né volontà di giungere...ad uno scisma formale, ma solo il desiderio di contribuire al bene della Chiesa universale" ( in http://www.unavox.it/doc76.htm). Questo suo pensiero, ribadito più volte altrove ( lettere, documenti e interviste ce ne sono in abbondanza), è certamente frutto di una riflessione personale di Hoyos, e come tale forse opinabile; tuttavia, essendo appoggiata anche da Benedetto XVI nella strategia di riavvicinamento ai "lefebvriani", mi pare goda di una certa autorevolezza. Onestamente, nella puntuale analisi di don Cantoni, al di là di una condivisibile messa in guardia contro il pericolo di scivolare verso posizioni ereticali, non mi pare che emergano elementi solidi e indiscutibili per poter equiparare "sic et simpliciter" le posizioni ufficiali della FSSPX a quelle di un Lutero.
Anche la consacrazione dei vescovi da parte di Mons. Lefebvre è definibile come un "atto scismatico", che tuttavia non ha generato una scisma vero e proprio.
Quanto all'accostamento di due realtà diverse come i "lefebvriani" e i "sedevacantisti", sulla base di una supposta analogia nel loro modo di porsi verso la Tradizione, lo trovo leggermente forzato. Le due realtà, al di là di atteggiamenti genericamente accostabili, mi sembrano essenzialmente diverse. Immagino, infatti, che riconoscere o meno l'autorità di un Papa regnante cambi un po'i termini con cui si guarda a nodi fondamentali come la Tradizione e il CVII.

Anonimo ha detto...

@ Paolo e Leggenda: non so a voi, ma personalmente questa faccenda mi stimola molto. Mi spiego: a prescindere dall'effettiva o meno attendibilità delle “variazioni” ameriane, direi che il Vaticano II non può non avere attinto anche dalla “nuova teologia” novecentesca.
“Iota unum” l'ho trovato estremamente interessante. Non mi esprimo sul Vaticano II, ma certamente il post-concilio si sposa assai bene con le tesi di Amerio. Quanto alla “nuova teologia”, per quello che mi è stato possibile capire, ho trovato parecchi elementi interessanti accanto a posizioni discutibili, se non ad errori veri e propri.
Comunque mi premeva piuttosto dire questo: così come si è giunti al Vat II dopo un lavoro teologico e culturale durato decenni, così chiunque oggi volesse correggere le “variazioni” deve prima contribuire a creare il terreno teologico culturale adatto.
Detto ancora più in sintesi: credo poco alle scaramucce tra Santa Sede e Tradizionalisti e molto (ma molto) più a quel poco o molto che stiamo facendo noialtri.
Detto tra noi, credo che la questione durerà - ad essere ottimisti - decenni.
Ma a noi che importa? Maritain, ad esempio, si è curato forse della salute della Curia? L'avrà pure fatto ma, primariamente ha prodotto una cultura sua, originale, che ha prodotto quello che ha prodotto.
La teologia ed i risultati di Maritain (e di molti altri teologi) sono criticabilissimi, ma non il metodo che è stato il seguente: batti, batti e ribatti, fino a spuntarla.
Nel nostro piccolo, seguendo tali esempi, stiamo facendo proprio questo.
Ciao

LeggendaNera ha detto...

Concordo sull’impossibilità di identificare sic et simpliciter le posizioni dottrinali dei lefebvriani, quelle dei sedevacantisti e le tesi luterane. Al di là delle differenti asserzioni dottrinali di lefebvriani e sedevacantisti, parlerei infatti più di una forma mentis: dell’idea fissa, cioè, di esser chiamati a dover “convertire” la Chiesa. Che questo li porti ad incontrare il libero esame luterano (prima nei fatti che a livello teoretico, come nota don Cantoni) mi pare inevitabile. Non a caso il tema del Papa-Anticristo ritorna nella pubblicistica prodotta delle frange “tradizionaliste”.
Il fatto che non si sia giunti a una formulazione esplicita del principio del principio rende possibile, con tanta pazienza pastorale, il tentativo di recupero del Card. Hoyos (certamente condiviso dalla Santa Sede).

Certo un simile discorso è ovviamente opinabile, ma proprio questo mi porta a concordare totalmente con la visione “casoniana” (*) di silvio: non vedo i discepoli di Lefebvre come “avanguardie” (o retroguardie che dir si voglia) della Tradizione, né ritengo che un loro “rientro” possa portare a esiti positivi in tal senso. Li vedo semplicemente come il “rovescio” del neomodernismo “adulto” e “progressista”, dunque un diverso esito esteriore della medesimo patologia.
Le beghe e i tiramolla tra i nipotini di Lefebvre e quelli di Maritain-Mounier-Dossetti sono tutto sommato marginali.

Quello che ci aspetta è un lungo, umile e oscuro lavoro di dissodamento e seminagione per preparare il terreno fertile. Non credo ne vedremo i frutti, e temo che i decenni possano diventare secoli. Ma certamente questa è la direzione, altre non ne vedo.

(*) «La Rivoluzione non ha vinto né in un giorno, né in un anno, né in un lustro. Ha lavorato per anni e anni, con pazienza e con circospezione, e ha guastate le cose dopo avere guastate le menti, come ha sconvolto i popoli dopo avere sconvolti gli spiriti e i cuori degli individui, e massimamente dei giovani». (G. B. Casoni)

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Sì, Leggenda. L'unica cosa che mi lascia un po'perplesso è quel tuo accenno al Papa-Anticristo citato nella pubblicistica dei gruppi "tradizionalisti", etichetta per altro molto vaga, come abbiamo visto. Forse è meglio specificare bene: sono i "sedevacantisti", forse? Perché una qualche dimestichezza con la letteratura della FSSPX ce l'ho, e accostamenti del genere francamente non li ho mai visti, né velati né tantomeno espliciti.

P.S. Non che sia così importante, ma ho avuto ora conferma direttamente dal Superiore della FSSPX italiana che il gesto della Santa Sede ha suscitato una certa sensazione, essendo stato fatto con modi e caratteristiche da loro giudicati inusuali e nuovi; tuttavia, pare che per ora non porterà a nulla di concreto.
Un saluto.

LeggendaNera ha detto...

@ paolo

Sì, era uno dei dossier sullo stile de "Le 101 eresie di Giovanni Paolo II" postati con ossessiva insistenza da alcuni sedevacantisti.

Anonimo ha detto...

@ Leggenda: sì, intendevo qualcosa di simile. Anche in senso gramsciano. Rivoluzione culturale, ma solo per capirsi. La parola rivoluzione, a mio parere, è da cancellare dai dizionari.

@ Paolo: naturalmente sono uscito un po’ dal tema. In realtà ho preso a pretesto il tuo articolo per dire qualcos’altro. Nel merito, invece, del tuo scritto: condivido, nel senso che Tornielli pare molto ottimista. E comunque, a parte le scelte che possono essere condivisibili o meno, ho molta stima della FSSPX. Non ho però conosciuto ancora nessuno di loro. Sarei curioso di scambiare due chiacchiere.