mercoledì 25 giugno 2008

Matrimonio a chi non può procreare?

A cura del sito “Vie dello Spirito


***
Don Lucio Luzzi

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Aggiungo, felicitandomi con il vescovo di Viterbo, che la Chiesa non è sessuofobica. Tutt’altro: è decisamente sessuofila.
San Paolo, a questo proposito, dice agli sposi: «Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, perché satana non vi tenti nei momenti di passione.» (1 Cor 7, 5).
Se non si è capito, l’Apostolo invita i coniugi a fare l’amore - e spesso.

Anonimo ha detto...

San Paolo, a dire il vero, dice tutto e il contrario di tutto (aveva qualche piccolo disturbo della personalità, oltre chedella vista). Ma ci vuole un bel coraggio a dipingerlo come campione dela sessuofilia.

Pablo

"Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, è cosa buona per l`uomo non toccare donna; tuttavia, per il pericolo dell`incontinenza, ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito." (Prima lettera di San Paolo ai Corinzi, 7,1)

Sivan ha detto...

Se "Pablo" ( parente spirituale di Kiko de Espagna, per caso, vista l'ignoranza? ) studiasse e si applicasse un tantinello, forse capirebbe qualche cosa di più e scriverebbe qualche idiozia in meno.
Copiare e incollare certi pezzi sulla sessualità presi dalle Lettere di San Paolo, al di fuori del loro contesto di riferimento, accusando poi San Paolo di sessuofobia è roba vecchia e rivista, che puzza di stantio.
In quel capitolo della lettera ai Corinzi ( lungo 39 versi, mica uno solo: leggilo per intero quel capitolo, "Pablito", insieme ad altri sul tema) San Paolo parla del rapporto tra matrimonio e verginità. Non toccare donna per rimanere vergini è appunto l'esaltazione della verginità come una condizione ottimale per seguire Cristo. Ed è cosa buona. Così come cosa molto buona è il matrimonio ( "questo mistero è grande"; cfr. Ef.5,21-32). Paolo consiglia personalmente la verginità, ma come consiglio, non come comando divino. Sono i famosi( ma non per Pablo) consigli evangelici. La scelta è libera, altro che sessuofobia. Pura libertà cristiana. E poi, ognuno "riceve il suo dono particolare, uno in un modo ( verginità) e uno nell'altro ( matrimonio; cfr. 1 Co 7, 7). Il matrimonio è dono, capito?
Capisco che per alle orecchie di questo mondo la parola "verginità" e l'idea della sublimazione della sessualità suonano strane, ma tant'è.
Certo, è vero che San Paolo era disturbato, come tutti quelli illuminati dalla grazia Cristo.

@per Silvio:
Anche io mi felicito con il vescovo di Viterbo, anche perché sono a conoscenza di alcuni fondamentali aspetti della questione, abbastanza riservati, che per delicatezza e rispetto è meglio non rivelare. Come al solito, i mass media imbeccati - e qui mi fermo - hanno svolto la loro pessima opera.

Anonimo ha detto...

Ma certo, caro Paolo (parente spirituale dell'Apostolo?), che i copia-incolla decontestualizzati lasciano il tempo che trovano. Però questo vale per me quanto per silvio, o no? Nel pensiero di San Paolo, come di altri grandi, passami il termine, leader spirituali, si può trovare tutto e il contrario di tutto: su questo ti sfido a dimostrami il contrario. E' il bello (o il brutto) delle grandi religioni, che non sono tenute a rispettare la fredda razionalità della logica. La citazione "ad minchiam" (scusa il latinorum) serviva solo a sottolineare come si può pescare sempre quello che ci viene buono in un dato momento.
Detto questo, e posto che a me i consigli sessuali di Paolo importano poco o punto, convengo sul fatto che la Chiesa cattolica, sia, tutto sommato, sessuofila.
Resta il fatto che l'esaltazione del matrimonio come espressione massima della sessualità è abbastanza incompatibile con l'esaltazione della verginità come sublimazione della sessualità. Io mi spiego il paradosso con la straordinaria capacità della Chiesa di appropriarsi delle istanze più disparate, la stessa che fa di un vergine, misogino con tendenze omosessuali come San Paolo (non voglio essere offensivo, sono ipotesi storiografiche abbastanza accreditate) un'autorità in materia di rapporti tra uomo e donna.

Pablo

Anonimo ha detto...

@ Paolo: ho anch’io avuto l’impressione che il nostro Pablo sia bibliofobo. Mah... ricreiamoci un po'...

@ Pablo: A questo punto, il copia-incolla è d’uopo.
«Non si può capire nulla delle opere di Dio se non si parte dal principio che egli ha voluto accecare gli uni e illuminare gli altri. […] C'è luce a sufficienza per illuminare gli eletti e abbastanza oscurità per umiliarli. C'è oscurità a sufficienza per accecare i reietti e abbastanza luce per condannarli senza attenuanti.»
Blaise Pascal, Pensieri, n. 217, 221

Sivan ha detto...

"...parente spirituale dell'Apostolo?".

Ovvio, Pablo. Non lo sai che noi cristiani siamo tutti fratelli?

Anonimo ha detto...

“ Le tue considerazioni sull’amore, la fedeltà, vita a due, sono condivisibili anche da me.
Su cosa si intende per matrimonio io stò con la Chiesa, che nel Codice Dir Can , dice non esistere matrimonio se c’è impotentia coeundi= incapacità fisica di avere figli: La consideri dura lex ? sed lex

Posso dareun consiglio? Stiamo sempre attenti ad estrapolare una frase della “ Parola di Dio”, fuori dal contesto; può dire tutto e il contrario di tutto. Sempre con amicizia Don Lucio

Anonimo ha detto...

@ sivan: tutti fratelli, certo. Ma qualcuno è sempre più fratello degli altri, nevvero?

@ silvio: in verità credo d'essere sostanzialmente a-biblico, ma direi che si tratta di considerazioni personali che non c'entrano molto qui.
Purtroppo citi un filosofo per me assai poco autorevole. Il buon Blaise mi sta abbastanza antipatico e dovrebbe stare antipatico anche a te, visto che ha giudicato la fede secondo un meschino criterio di convenienza invece che di verità.

@Don Lucio. perfettamente d'accordo sui pericoli dell'estrapolazione. Io dico però che anche presa nella sua interezza, la parola di Dio è un coacervo di contraddizioni insanabili se non con un atto di fede (cioè, dal mio pdv, contro ragione).
Quanto alla dura lex, non prendiamoci in giro. La Chiesa nella sua infinita saggezza e realismo ha sempre saputo quando ammorbidire la lex. Anche i sacerdoti giudei dicevano lo stesso a Gesù quando non rispettava il Sabato. Qui si fa di un caso molto particolare un simbolo da utilizzare nella polemica corrente, il che significa sacrificare il fatto umano concreto all'imposizione di un principio astratto. Ora, non sono certo io a dover insegnare alla Chiesa come e dove esercitare la virtù della carità, ma insomma, io in tutta questa storia ci sento puzza di strumentalizzazione idoelogica.

con amistad, Pablo

P.S. comunque l'unica vera obiezione era verso San Paolo come autorità in fatto di sex and love... :-)

Anonimo ha detto...

Pablo, ti confesso che in qualche modo cominci a starmi simpatico.
Probabilmente passerà presto.

Beh, quanto alla questione dei fratelli, sta già scritto da qualche parte, no? Ci sono quelli maggiori e quelli minori, Isacco e Ismaele, fratelli e fratellastri, Giacobbe ed Esaù, il figliol prodigo e quello che rimane a casa, gli operai della prima ora e quelli dell'ultima, i fratelli prediletti e quelli con cui si deve convivere, come in tutte le famiglie. Ma suppongo che sia inutile ricordare tutto questo.

Duri sul pulpito, misericordiosi nel confessionale. Questo è il principio, Pablo. Quindi è vero, l'ammorbidimento c'è. La Chiesa è di manica larga quanto al Sabato, oggi anche troppo.

La strumentazione ideologica nel caso in questione esiste, eccome, ma nel senso esattamente contrario a quello che pensi tu.

Quanto a sex and love ognuno si sceglie le autorità che crede. Manca solo il rock'n roll, che al tempo di San Paolo ancora non c'era.

Anonimo ha detto...

"Pablo, ti confesso che in qualche modo cominci a starmi simpatico.
Probabilmente passerà presto."

Probabilmente ti sei pure compiaciuto per questa tua uscita. Forse però non ti rendi conto di quanto sia rivelatrice del tuo modo di confrontarti con chi ha una visione delle cose radicalmente diversa dalla tua.
Ma chissà, magari la tua è solo maleducazione.

Pablo

Anonimo ha detto...

"Duri sul pulpito, misericordiosi nel confessionale. Questo è il principio, Pablo."

Bella fregnaccia, Paolo.
Quello che fingi di non capire è che anche la Chiesa sa usare due pesi e due misure.
Se un George Bush improvvidamente convertito volesse contrarre matrimonio cattolico, non credo che un eventuale impotentia coeundi finirebbe per impedire le nozze.
E lascia perdere il confessionale: o l'impotentia coeundi è diventata un peccato da confessare?

Pablo