mercoledì 9 dicembre 2009

Evviva le sante rubriche

Il quotidiano Zenit pubblica un articolo, a firma don Mauro Gagliardi, che fa l’encomio della santa prassi - oramai estinta - della vestizione liturgica del sacerdote.

Nel postconcilio (è una realtà oggettiva e triste) i sacerdoti celebrano i santi Misteri con la sciatteria di un commerciante al dettaglio.

La gente fugge, la vita spirituale muore, ma nessuno se ne cura, appunto perché le anime non sono più curate da un curato. Arrendersi all'evidenza? Ci mancherebbe: se qualcuno, anzi, si permette una qualche forma di critica, viene tacciato di rubricismo, una delle parole più infamanti del catto-progressismo sovietico.

Oggi, invece, sono di moda gli anni sacerdotali, gli anni paolini, gli anni santi, che non possono essere in grado di far rinascere la vita spirituale nemmeno in un criceto.

Nella mente del catto-modernista ogni gestualità o parola ripetuta, rituale appunto, appare stucchevole e sintomo di artifizio. Fosse per lui la Santa Messa, nella forma cerimoniale, dovrebbe essere abolita. Mi chiedo: perché allora non si trova una spiritualità altrove, magari tra i figli di Krishna, liberando così la Chiesa da una presenza opprimente, noiosa e nociva?

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silvio

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