mercoledì 2 dicembre 2009

Microcarteggio tra Paolo e Silvio sulla “Dignitatis Humanae”

Credo che a questo punto si debba riflettere sulla “Dignitatis Humanae”.

Pontificie commissioni - nella persona dei loro presidenti - conferenze episcopali, vescovi in ordine sparso, giornalisti cattolici - vedi Tornielli - parlano di lesa libertà religiosa. La DH allora parlava della libertà dei cattolici, o di quella di tutti i culti? Nel secondo caso, l’accusa di relativismo e liberalismo - nella lettera, non solo nel presunto spirito - ha una giustificazione? Che senso ha quell'inciso aggiunto in extremis per volontà di Paolo VI, dove si parla dell’obbligo di cercare la Verità e, una volta riconosciuta, aderirvi? [leggi tutto]

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Paolo

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie, avete centrato il problema!
Ma per uscire dall'ambiguità, ormai sotto gli occhi di tutti, occorrerebbe un'interpretazione autorevole da parte del Trono più alto...
Forse purtroppo, però, sarebbe chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, ma almeno potrebbe segnare un nuovo inizio

silvio ha detto...

Certamente. Se intendi l’insediamento di un Papa veramente “magno”, non posso che essere d’accordo: la situazione non è risolvibile dai singoli, se non con un’azione culturale a lungo respiro (temporale). O con l’umile esempio dei santi.
Ciao, carissima

roberto ha detto...

Credo sia un problema di conoscenza ,alcuni dicono:Partendo dal presupposto (indimostrabile razionalmente?) che la realtà esista fuori di noi
ed indipendentemente da noi, la conoscenza è un rapporto fra noi e la realtà, o meglio,
tra noi e l’immagine prodotta in noi dalla realtà.
Si deve perciò distinguere fra la realtà in sé (che chiameremo anche ordine ontico)
e la realtà conosciuta da me (che chiameremo anche ordine ontologico).
Quindi la conoscenza della realtà, cioè la verità, non è né soggettiva, né oggettiva: essendo un rapporto
(indiretto) fra noi ed un oggetto, ha un aspetto soggettivo ed uno oggettivo.
Il Concilio Vaticano II nel decreto sulla Libertà religiosa, ha riconosciuto non
valido il ragionamento che era comune fra i teologi cattolici del
passato ed era stato ripreso anche da Pio XII col concetto di
"tolleranza". Ragionavano così:
- Oggettivamente, solo la verità ha diritto di esistere; l'errore
non ha alcun diritto.
- Solo il Cristianesimo possiede la verità.
- Dunque solo il Cristianesimo ha diritto di esistere.
E le altre religioni? Sono "tollerate".
Questo implicava che, nei paesi dove i cattolici erano in maggioranza,
pretendessero dei privilegi sulle altre religioni in nome della
verità; dove invece erano in minoranza, pretendessero la libertà religiosa
o almeno l'eguaglianza con le altre religioni.
L'errore di questo ragionamento sta nell'avverbio "oggettivamente",
come se la verità fosse qualcosa di oggettivo. La
verità non è né oggettiva e né soggettiva: è una relazione fra un
soggetto ed un oggetto e, in quanto tale, ha un aspetto oggettivo
(ognuno di noi infatti pretende di fare un discorso vero sulle
realtà) ed un aspetto soggettivo (ognuno, nella ricerca della
verità, si mette dal suo punto di vista).
Allora i diritti non li ha la verità, ma la persona, che deve
essere rispettata nelle sue convinzioni (fino a quando queste non
vengono a ledere i diritti degli altri), in base al principio
dell'uguaglianza.
Credo che tutto questo sia frutto di cattiva influenza Rahneriana.
roberto

silvio ha detto...

Sì, Rahner - fortemente kantiano - fa l’errore opposto al realismo ingenuo: passa dall’oggettivismo gnoseologico assoluto al soggettivismo assoluto e trascendente.
Sarebbe invece opportuno tornare alla gnoseologia scolastica dell’adaequatio rei et intellectus: appunto una sintesi soggetto-oggetto.
Come appunto ricordato recentemente da Cavalcoli e de Mattei, Rahner ha pesantemente influenzato concilio e post-concilio, passando dal realismo al soggettivismo assoluto.
Credo, comunque, che la Chiesa non si sia mai arroccata sul realismo ingenuo (se ho capito bene il tuo commento), nel senso che ha sposato la teologia tomista (realismo moderato).
Ciao

Paolo ha detto...

Vedo che di quelle mie domande ne hai fatto un post, con tanto di inquadramento filosofico del problema da parte di Roberto, molto pertinente.
Spero che quelle domande non rientrino nel realismo ingenuo.

silvio ha detto...

Ah ah ah… te possino!!!
No, togli “ingenuo”.

roberto ha detto...

Si amici certamente la verità ha un aspetto oggettivo
ed un aspetto soggettivo, ma essa rimane pur sempre oggettiva e conoscibile
- In che senso la verità è relativa e mutabile.?
La verità è mutabile rispetto a noi nel senso che noi possiamo progredire nella conoscenza della verità; ma non è propriamente la verità che muta, siamo noi che mutiamo, progrediamo nella conoscenza di essa.
la parte soggettiva è la nostra ignoranza.
Anche la parte soggettiva ha una parte oggettiva ovvero le Idee- le idee universali- che si distinguono ben dall'innaginazione che è soggettiva.
roberto

silvio ha detto...

Ottimo questo quadro gnoseologico.
Aggiungo solo che i guai si presentarono con Cartesio, quando trasformò il concetto d’idea (platonica fino ad Ockham almeno).
L’idea, per Cartesio, non è più solo espressione di una dimensione oggettiva, ma diventa ogni - e sottolineo ogni - prodotto del pensiero.
Tutto quello che è oggettivo pare, dopo Cartesio, soggettivarsi. La strada verso l’idealismo è aperta. L’equilibrio soggetto-oggetto è rotto.

Anonimo ha detto...

per questo una volta Benedetto XVI ha affermato che è giusto dire "cogitor, ergo sum" piuttosto che "cogito, ergo sum".
La consapevolezza di fondare il propro essere sull'"essere pensato da Qualcuno" piuttosto che sul "pensare", implica la relazione con la Verità, che non è essa mutevole, ma che consente a noi di acquisirne una sempre maggiore 'conoscenza' (proprio nel senso biblico del termine) e, quindi, maggiore pienezza dell'essere