mercoledì 16 dicembre 2009

Facciamo il punto (sul comunismo)

Matteo Sacchi intervista Stéphane Courtois, curatore del celebre Il libro nero del comunismo, in occasione del ventennale della caduta del muro di Berlino.

Anche Courtois denuncia il maldestro e ridicolo camaleontismo dei marxisti: già Stalin riuscì a creare il mito del «comunismo democratico». Questa mossa orientò anche la redazione della Costituzione italiana, che non condanna i totalitarismi in blocco, ma solo il fascismo.

L’articolo conferma, inoltre, quanto ipotizzato in questa sede; ovvero che c’è un qualcosa che lega la rivoluzione liberale giacobina ed il comunismo.

Merita leggere anche un secondo articolo, relativo all’intervento del senatore Gaetano Quagliariello in occasione del convegno organizzato da Alleanza Cattolica, sempre sul medesimo tema.

Quagliariello tende a dimostrare che in Italia il comunismo è lontano dall’essere derubricato. E ne analizza le cause. Innanzitutto, considerazioni storiche, che fanno della vicenda del Pci un unicum - anche se, in effetti, ogni partito comunista nazionale ha una propria storia “interna”.

Dal punto di vista politico, Quagliariello ricorda che la forza del Pci era fondata anche sulla debolezza del socialismo italiano, durata fino all’epoca Craxi.

Inoltre, la particolare natura del parlamentarismo italiano ha «avuto l’effetto di occultare la persistente natura anti-liberale e anti-occidentale del comunismo italiano

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silvio

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