venerdì 5 febbraio 2010

La ragione senza la fede rende ciechi (e anche ridicoli)

Il 70% della produzione di Isaac Newton era dedicata alla teologia e all’alchimia. Prendere nota.

Così ci informa Giorgio Israel, epistemologo, che cita lo stupore dell’economista Keynes: Newton fu l’«ultimo dei maghi», un «monoteista della scuola di Maimonide». Insomma, «Newton era un mistico». Prima che astronomo, fisico e matematico, aggiungo io.

Israel, in verità, replica all’ennesima stupidaggine di Veronesi, secondo il quale chi crede non può pensare e viceversa (come sosteneva Schopenhauer).

Poi c’è da ribadire un fatto. Dopo Platone ed Aristotele il non concepire l’esistenza di Dio (o delle realtà trascendenti) non è più un difetto di sentimento, o di fede, o di speranza. No: è un difetto di ragione. Il messaggio che ci arriva dalle profondità della filosofia è questo, né più né meno. Solo i ciechi negano l’evidenza.

Non sento però insistere su questo, fino all’esasperazione.

***

silvio

6 commenti:

Hayal'el ha detto...

Ecco, bisogna dirlo con forza: è un difetto di ragione. Disgraziatamente ai nostri amici appare talmente razionale l'opposto...

silvio ha detto...

Del resto anche il tuo impegno quotidiano sul web è appunto orientato in questo senso, caro fratello.
Stiamo appunto - tra le altre cose - dando una mano a rispolverare l’apologetica, che dimostra l’armonia di fede e ragione.

Gabriella ha detto...

Ben detto! :)

silvio ha detto...

Bentrovata Gabriella. Quanto detto ad Hayal'el vale anche per te.

Riccardo ha detto...

Sapevo di Newton, ma non capisco cosa si intenda con "monoteista alla maimonide". Certo credeva in Dio, ma non era cristiano, visto che riteneva Gesù un semplice profeta, non l'Incarnazione di Dio (sono cose che ho letto in un libro di Roberto Timossi). Di atei teorici in giro non ce ne sono molti, di solito sono tutti indifferenti, non si pongono il problema di Dio, che ritengono irrilevante. Gli unici che cercano prove della non esistenza di Dio sono quelli dell'UAAR, ma sono fermi a Kant.

silvio ha detto...

Newton era convinto che i segreti della natura potessero essere conosciuti non soltanto per mezzo delle scienze fisiche e della matematica, ma anche per via esoterica.
Specialmente si ispirò alla tradizione esoterica giudaica: Qabbalah, ebraismo medievale (Mosè Maimonide, ad esempio), interpretazioni talmudiche delle Scritture, ecc…
In questo caso, Israel sottintende che è folle non credere in Dio, fosse anche un freddo primo motore immobile, in senso aristotelico.
C’è poi da ricordare un importante pronunciamento del Concilio Vaticano I - vado a memoria - che precisa come si possa (e si debba) arrivare a concepire l’esistenza di Dio anche soltanto con il lume naturale della ragione.
È chiaro poi che per concepire non un Dio generico, ma il Dio di Gesù Cristo, la ragione non basta più ed è necessaria la fede.