venerdì 4 febbraio 2011

FAMIGLIE AL CINEMA


HEREAFTER
di Clint Eastwood
Usa, 2010
Interpreti principali: Matt Damon, Cécile de France, Frankie McLaren

“Penso che basare la storia su una delle religioni istituzionali avrebbe distratto dal tema vero che è poi l'impatto della morte sulla quotidianità di queste persone. Inoltre schierarsi con una religione avrebbe reso il film troppo categorico. Se uno crede in un dio particolare, sa già quel che è giusto e quel che è sbagliato”. Clint Eastwood a ottant'anni riesce ancora ad affascinare il pubblico con opere impeccabili dal punto di vista stilistico e a provocare dibattiti sull'Aldilà. I tre protagonisti sono persone estremamente sole che sperano di far tacere l'inquietudine che li domina attraverso esperienze paranormali. Marcus ha dieci anni, ha perso il fratello gemello investito da un'automobile ed è stato affidato a una famiglia perché la madre drogata non può allevarlo. Marie è una giornalista francese in carriera, dopo un'esperienza di pre-morte rimane sconvolta dalle visioni, che lei ritiene sovrannaturali, e viene costretta a lasciare lavoro, amici e anche casa, pur di seguire la sua nuova ricerca verso altre dimensioni d'esistenza. George è un sensitivo consapevole dei danni che potrebbe causare e non vorrebbe più usare quei “doni” che lui definisce una “condanna”. I tre personaggi vivono storie parallele che poi convergono: una struttura narrativa molto presente in tanto cinema contemporaneo, come se si cercasse di ricucire un mondo in frantumi all'insegna di un destino che al momento giusto ricompone le tessere del mosaico.  In questi ritratti di cupe solitudini l'arte di Eastwood eccelle, qui va sottolineata la bellezza e la verità del film, qui s'incunea il desiderio buono di un Aldilà che dia significato a un'esistenza vuota. Molti si sono chiesti se il film propagandi un pensiero contiguo a qualche Nuovo Movimento Religioso. La conclusione della storia sembra smentire una tale interpretazione: il paranormale si rivela solo un'idea narrativa per far incontrare i personaggi, per farli uscire dalla solitudine, ma una volta ottenuta la risposta cercata si ritorna pacificati o innamorati alla vita di prima. La sensazione è che l'Aldilà sia stato solo un'ipotesi tutta cerebrale, senza coinvolgimento autentico di chi ha scritto e girato il film. Non c'è propaganda religiosa perché non c'è religione e soprattutto non c'è fede, mai presa in considerazione dalla giornalista e dal sensitivo, soddisfatti della loro vista soprannaturale; scartata in partenza dal bambino che, navigando in Internet, rimane deluso da quanto detto da un imam e da un pastore. Come sempre nel cinema agnostico e libertario di Clint Eastwood vi sono eroi solitari e caparbi, che si accontentano di quanto scoperto con i propri sensi. La pellicola resta interessante e a tratti emotivamente coinvolgente proprio poiché aiuta a comprendere quali sofferenze, speranze e  domande si agitino nell'animo di chi viene sconvolto dall'esperienza della morte. Colpisce però che sistematicamente e per principio, senza nessuna ragione valida anche narrativamente, la fede e la certezza siano considerate meno attraenti del dubbio e dell'irrazionale. Forse perché, come ha scritto il card. Francis Arinze: “Dove il genuino insegnamento cattolico sulla salvezza unicamente nel nome di Gesù Cristo, sulla necessità della Chiesa, e sull'urgenza dell'attività missionaria e della conversione viene oscurato, le sette ottengono successo con le loro proposte alternative”. (Massimo Introvigne, Il cortile dei gentili. La Chiesa e la sfida della nuova religiosità: «Sette», nuove credenze, magia).
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Luca

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