martedì 14 giugno 2011

Concilio e conciliarismo

Riccardo - blog Il Pubblicano - mi segnala un interessante articolo su Messainlatino, circa il Concilio Vaticano II.
Di seguito faccio una sintesi di quanto ho ponderato sull’argomento qua sul blog.

1) Non trovo corrette le varie classificazioni circa i concili. La Scuola Bolognese di Alberigo parla di Concili generali, ecumenici, ecc… Già Baget Bozzo era stato critico con tale prassi. Ora De Mattei e Gherardini distinguono in Concilio pastorale o dogmatico. Non concordo: ogni Concilio è un “unicum” a sé stante. I motivi della convocazione sono sempre i medesimi e cioè un ribadire il dogma (o definirlo) e un elenco di provvedimenti pastorali.
2) Trovo impossibile pronunciare un giudizio sulla fallibilità o infallibilità dei documenti del Concilio Vaticano II. Sono, difatti, testi estremamente ambigui, equivoci, vaghi, confusi. Per la parola del Cristo non posso che confessarne l’infallibilità, in quanto la Chiesa non può fallire. La Dignitatis Humanae, ad esempio, è uno dei più discussi pronunciamenti conciliari, ma anche e provvidenzialmente uno dei più ambigui. È possibile trarne ortodossia o eterodossia, a piacimento. Insomma, l'ambiguità conciliare è il grande problema, ma paradossalmente anche l'ancora di salvezza della Chiesa.
3) Questo significa che il “fumo di Satana” è penetrato abbondante nel Tempio, ma non corrodendone l'ortodossia. È entrato rendendo il Magistero caotico - non erroneo. Agli errori del postconcilio, quindi, è possibile rispondere in modo ortodosso anche utilizzando (scaltramente) gli stessi documenti del Concilio Vaticano II.
4) Solo un Papa può pronunciarsi sulla retta interpretazione di un Concilio. Finora i Papi da Giovanni XXIII a Benedetto XVI parlano di continuità, ma non hanno fornito argomenti esaustivi a favore di questa tesi. Fin tanto che un Pontefice non si esprimerà in modo esaustivo, la questione resta insoluta (ed insolubile).
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silvio

5 commenti:

Riccardo ha detto...

Sempre riguardo la dignitatis humanae, come interpretare la libertà religiosa in armonia con la tradizione precedente?

silvio ha detto...

La difficoltà è appunto l’interpretazione. Si possono dare opinioni, pareri, ma niente di più.
Mi spiego. Consideriamo l’affermazione: “In Dio vi sono quattro Persone”. È facilmente individuabile l’errore.
Dignitatis humanae: si parte con la libertà religiosa e il lettore dà per scontato che si stia parlando di ogni religione. Così sembra. Ma il documento scivola pian piano, impercettibilmente, a parlare del Dio della Legge al n.3 (cioè d’Israele), di Cristo, della Chiesa. Sembrerebbe quasi che la “libertà delle religioni” (mai citata, ma solo “libertà religiosa”) sia solo un pretesto per rivendicare la libertà totale della Chiesa, come infatti la si rivendica alla fine (n.13). “Religioni” al plurale è inesistente.
È molto citata invece “religione”: la mente non può andare che alla “vera religione” della Chiesa cattolica (n.1). anche qua sembra che “religione” sia solo un pretesto per rivendicare i diritti della “vera religione”.
L’articolista Michel Martin dice che non si nota bene la distinzione tra foro esterno ed interno. La si nota invece al n. 9, non convincendo però il Martin: “Quantunque, infatti, la Rivelazione non affermi esplicitamente il diritto all'immunità dalla coercizione esterna in materia religiosa, fa tuttavia conoscere la dignità della persona umana in tutta la sua ampiezza, mostra il rispetto di Cristo verso la libertà umana degli esseri umani nell'adempimento del dovere di credere alla parola di Dio”.
Il foro esterno è “la Rivelazione non afferma esplicitamente il diritto all'immunità dalla coercizione esterna”. O almeno sembra. È ambigua la frase rispetto al contesto? Sì.
Comunque le obiezioni di Michel Martin sono più che fondate e necessiterebbero di una risposta da parte dei chierici. Ha proprio ragione: “Dov’è l’errore? Alla Chiesa docente tocca dirlo”.

roberto ha detto...

Ciao Riccardo,
avevo gia' scritto un post su questo tema
http://sivan2.blogspot.com/2011/02/principii-e-situazioni-storiche.html#comments
roberto

silvio ha detto...

È come dice Cristianità. Certo, sarebbe stato meglio che non lo dicesse Cristianità negli anni 2000, ma la stessa Chiesa quarant’anni or sono.
Era già chiaro che questo e altri documenti si prestassero a diverse interpretazioni, che fossero ambigui. Occorreva ribadire la differenza tra foro interno ed esterno allora, ad esempio. Ora è abbastanza tardi. Bisognerà faticare parecchio per drizzare il timone.

Riccardo ha detto...

Grazie mille Roberto, e grazie anche a Silvio.