«È ora di mettere al bando le armi di distruzione di Messa», dice Michele Smargiassi. E rincara: «le canzoncine devote che si ascoltano ogni domenica in tutte le parrocchie della penisola tra l'introibo e il missa est sono quasi sempre desolanti, banali, lagnose o bizzarre, talora ridicole e a volte perfino sbadatamente eretiche». È la pura realtà dei fatti.
Ma invece di ringraziare Iddio per cotanta inaspettata e veritiera profezia, invece di provvedere allo sfacelo, invece di cospargersi il capo di cenere, l’Osservatore Mondano risponde piccato: «Se la musica liturgica diventa un pretesto per litigare». La buttano sull’offesa.
Il Filotei pensa che «cantare il gregoriano non è vietato ed è anzi auspicabile e possibile». Ma il Concilio Vaticano II non auspica il canto gregoriano. No, il Concilio non auspica. Comanda, ordina di cantare il gregoriano: «La Chiesa riconosce il canto gregoriano come canto proprio della liturgia romana: perciò nelle azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale» (Sacrosanctum Concilium n.116).
Ma al Filotei e all’Osservatore Mondano l’obbedienza non piace. Semmai la pretendono dagli altri.
***
silvio
Nessun commento:
Posta un commento