Questa la tesi del
filosofo Pasqualucci, nel saggio “Unita e cattolica. L'istanza etica del
Risorgimento e il Rinnovamento dell'Unità d'Italia”
di Giuseppe Brienza
«Lo Stato laico democratico, sopravvissuto (per ora) al
crollo del suo antagonista comunista; questo Stato che viene ancora proposto
come il modello di Stato, anzitutto perché attua una democrazia fondata sulla
separazione tra Chiesa e Stato (tra valori religiosi e vita civile) è in realtà
arrivato ad un punto di non ritorno. Esso è sprofondato nel materialismo più
crasso e non sembra più in grado di suscitare alcun ideale».
Questo è quanto conclude il filosofo e storico del diritto
Paolo Pasqualucci, nel saggio “Unita e cattolica. L'istanza etica del
Risorgimento e il Rinnovamento dell'Unità d'Italia”, appena edito dalla “http://www.fondazionespirito.it/Fondazione Ugo Spirito e Renzo De
Felice” nella sua collana di studi storici (“Cooperativa Nuova
Cultura”, Roma 2013, pp. 102, € 11).
L’autore, già ordinario di Filosofia del Diritto
nell’università di Perugia e curatore di una monumentale opera sulla
“Metafisica del Soggetto” nella quale ricostruisce la dinamica che ha
soggiogato la storiografia cattolica al criticismo kantiano (ne sono usciti i
primi due volumi per le Edizioni Spes-Fondazione Capograssi di Roma nel 2010 e
nel 2013), polemizza in questo libro con le correnti “revisionistiche” del
risorgimento, neolegittimistiche e regionalistiche, ribadendo la necessità
storica e morale dell'unità d'Italia. Il “rinnovamento etico”
dell’Italia-nazione andrebbe però a suo avviso condotto mediante la
rifondazione di uno Stato autenticamente cristiano, stante la crisi
irreversibile dei valori del laicismo. «Senza contraddirsi - scrive infatti
Pasqualucci -, i Cattolici possono riproporsi oggi il rinnovamento dell’unità
nazionale secondo l’ideale dello Stato cristiano, che corrisponde alla concezione
autenticamente cattolica dello Stato. Un ideale, un modello che in verità si
dovrebbe realizzare in ogni nazione, non solo in Italia, poiché la verità
rivelata dalla quale esso discende è stata predicata per la salvezza degli
uomini».
Pur da posizioni cattoliche, quindi, il saggio giustifica
pienamente l’unità imposta con la forza dai Savoia e da Cavour, in nome
dell’istanza del riscatto morale del nostro Paese dalle plurisecolari
umiliazioni ripetutamente subite dai vari “padroni” stranieri, dagli spagnoli,
ai francesi alla casa d’Asburgo d’Austria.
L’originalità dello studio di Pasqualucci, comunque, come
richiama lo storico Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione Ugo Spirito e
Renzo De Felice nella sua introduzione, risiede comunque nelle «salutari
incursioni» che, dalle argomentazioni storico-filosofiche, deduce per l’analisi
dell’attualità. E, quindi, principali nemici dell’Italia “unita e cattolica” di
oggi, sono individuati nel saggio tanto nel movimento espropriativo delle
sovranità nazionali condotto direttamente dalla tecnocrazia europea ed
indirettamente dai poteri forti della globalizzazione, quanto dal secessionismo
ricorrente alimentato dai fenomeni leghisti di varia estrazione. «L’unità
nostra - commenta al proposito Pasqualucci - è minacciata dall’esterno e
dall’interno. L’Unione europea, che a prudente avviso di molti avrebbe dovuto
restare elastica Comunità; questo Superstato militarmente insistente, frutto
ibrido dell’Utopia e degli interessi di potenti élites economico-finanziarie;
ultralaico ed anticristiano sia nei suoi principi fondamentali che in diverse
sue politiche, esercita com’era inevitabile un’azione disgregante nei confronti
degli Stati nazionali che lo compongono […] All’interno, come noto, siamo
minacciati dall’autonomismo-secessionismo della Lega e dei suoi surrogati ed
affini».
Rinnovare l’unità italiana in uno “Stato cristiano” non
significa comunque riproporre un nuovo nazionalismo, questa volte contrapposto
a quello ottocentesco perché anti-massonico e cattolico-romano. L'istanza etica
del risorgimento nel XXI secolo, piuttosto, secondo Pasqualucci, dovrebbe
rimanere aliena da «chimeriche superiorità o “primati” da rivendicare [e]
territori da conquistare», ma reagire immediatamente alla globalizzazione incalzante
«con tutti i suoi mali». Tanto più in un periodo come l’attuale di crisi e
disgregazione economica ed etica, «ognuno dovrebbe cercare di salvaguardare
l’unità della Patria […] preoccupandosi innanzitutto di instaurarvi
l’ordinamento politico e morale che piace a Dio».
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