giovedì 17 marzo 2011

Il Magistero via sicura


Oggi si parlano troppe lingue nel popolo cristiano e  preoccupa la polverizzazione  di valutazioni e atteggiamenti  ancora pervasi da  schemi culturali e ideologici che si pensavano superati. Benedetto XVI  sta indicando una chiara linea ai cattolici ma soprattutto ai politici cattolici,  quella di fondare la loro formazione sul Magistero per una corretta visione del rapporto tra Chiesa e mondo. Il Magistero via sicura per evitare false e ideologiche interpretazioni, circa  come e quali , devono essre i valori che donano  vera dignità all’uomo. .Senza questi valori non è possibile un’adeguata crescita umana, sia personale che comunitaria, e di conseguenza si rendono inutili anche quei principii “non negoziabili” i quali non esauriscono certo  tutto l’insegnamento del cristianesimo. Questi valori sono essezialmente quatto:
la  Verità, la giustizia, la libertà, la carità.
Agire secondo Verità significa sconfiggere quella relativizzazione dei valori e dei principii – secondo  l’ ìideologia del relativismo - che negando la verità della morale naturale cristiana  arriva a togliere all’uomo anche la libertà. Gesù afferma :”la verità vi farà liberi”. Si nota dunque la stretta correlazione tra libertà e verità. Vivere nella menzogna porta alla distruzione non solo personale ma anche della società. Società e Stati che hanno vissuto per decenni nella menzogna alla fine sono crollati , ne sono un esempio il crollo dei regimi comunisti e dell’Unione Sovietica.Vivere senza menzogna è stata la lezione di Solzhenitsyn.
Al contrario dell’ideologia del  liberalismo che si fonda sull’arbitrio - libertà da Dio - l’uomo è creato con il  - libero arbitrio - ovvero può rimettere la sua libertà in Dio, rinunciando all’arbitrio.  Questa è la vera libertà che realizza l’uomo e la società. La libertà  oltre che essere un diritto è una virtù interiore,  è la ricompensa di uno sforzo,  va riconquistata non sugli altri ma su se stessi. Questo sforzo intellettuale e morale  va esteso a tutta la società e l’uomo riesce a compiere tale sforzo nella misura  in cui si fiderà di nostro Signore, nella consapevolezza che” il Suo giogo è dolce e il suo peso leggero”.
La giustizia è anch’essa una virtù, che consiste nella costante e ferma volontà di dare - non solo al prossimo - ma anche a Dio, ciò che è loro dovuto. Quale senso di giustizia si può dunque fondare dall’l’esclusione di Dio?  Come  potremmo  dire ai “padroni”, citando (Col 4,1-) ” Voi padroni date ai vostri servi ciò che è giusto perché anche voi  avete un padrone in cielo”
Ma la giustizia non è tutto, infatti se è vero che la persona matura il senso della propria dignità quando viene trattata con giustizia, è ancor più vero che si fa originariamente esperienza della  propria dignità quando si riceve più di quanto ci è dovuto . E’ l’immeritato che ci fa capire che valiamo qualcosa,  e davanti a Dio non vantavamo certo nessun credito per esigere di essere creati. Ecco il fondamento metafisico della carità .
Ma  non può esserci carità - o strane forme di “perdonismo”- che scavalchi la giustizia; la stessa carità infatti esige e presuppone -  anche se poi la supera - la giustizia, e quest’ultima è, a sua volta, la misura minima della cartà.
Il Magistero vera via per la vera dignità  dell’uomo .
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roberto

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