lunedì 1 giugno 2009

Processi a Galileo: che cosa ne pensa la Chiesa


Note di Massimo Introvigne

La Chiesa – ben lungi dal nasconderli, come ci raccontano i vari Dan Brown – continua a ripubblicare, annotare e far conoscere anche con convegni di grande risonanza i documenti dei processi a Galileo Galilei (1564-1642). La conoscenza di questi processi permette di approfondire sempre di più la tematica dei rapporti fra fede e scienza. Qui vorrei riproporre due testi fondamentali: il discorso tenuto a Parma il 15 marzo 1990 dall’allora cardinale, e prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, e l’allocuzione di Giovanni Paolo II, del 31 ottobre 1992, alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze. [leggi tutto]
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roberto

1 commento:

silvio ha detto...

Belle riflessioni. Ne faccio anch'io qualcuna, per quello che mi è dato di capire e di ricordare.
La Chiesa ha avuto da ridire - e solo su pressione dei colleghi aristotelici del Pisano - solo sul Galileo “teologo”.
L'errore principale (teologico), che perdura tutt'oggi e che tante conseguenze nefaste ha avuto è il seguente: il cosmo si fonda su leggi matematiche – ergo, la conoscenza del cosmo è una questione matematica/quantitativa – ergo, quando conoscerò tutte le leggi del cosmo saprò sul cosmo quanto ne sa Dio.
In termini più semplici, la conoscenza divina non differisce da quella umana qualitativamente e quantitativamente, ma solo quantitativamente.
Stessa sensibilità la ritroviamo in Cartesio: datemi tutte le posizioni attuali (assi cartesiani) di ogni singolo elemento dell'universo ed io saprò sull'universo medesimo presente, passato e futuro. Ovvero, ne saprò quanto ne sa Dio.
Abbaglio profondissimo; gnoseologia che ha portato l'uomo a ritenere sé stesso un dio autosufficiente; fondamento dello scientismo.