lunedì 25 luglio 2011

Nuova concezione dei «diritti umani» e sue ricadute

part.I
Il diritto «alla salute riproduttiva»

La persona è, per il diritto ancora oggi vigente, una sostanza individuale appartenente alla natura razionale per il solo fatto di esistere. In quanto tale alla persona spetta una tutela giuridica in-condizionata da parte della legge. L'ideologia postmoderna dei «diritti umani consisterebbe, invece, nell’impulso del soggetto a scegliere qualsiasi oggetto che egli di fatto sia capace di raggiungere o di produrre, l’autodeterminazione assoluta,la spontaneità sarebbero il fondamento e allo stesso tempo l’oggetto del «diritto». Questa nuova concezione dei «diritti umani» ha una ricaduta immediata sul concetto di persona umana distruggendola sul piano pratico e su quello della considerazione giuridica. La persona, infatti, nel nuovo paradigma giuridico, ridotta alla spontaneità della scelta, all’autodeterminazione finalistica e irrazionale, alla soddisfazione dell’appetizione sensibile,merita protezione da parte della legge non in quanto valore in sé e per sé, per il semplice fatto di esistere, ma nella misura in cui è capace di esprimersi nel mondo come impulso cosciente rivolto alla soddisfazione di un «io» ripiegato e chiuso in se stesso. il «diritto alla salute riproduttiva», proclamato alla conferenza del Cairo nel 1994 ne è un caso esemplare, frutto dell’applicazione materialistica delle scoperte scientifiche e del nuovo paradigma dei diritti umani. La separazione fra sessualità e procreazione, attraverso sistemi di controllo delle nascite, fu il motivo centrale del paradigma femminista rappresentato nella prima metà del secolo XX dalla figura carismatica di Margaret Sanger (1879-1966). L’incontro fra eugenismo e femminismo, avvenuto nei primi decenni del secolo XX grazie all’opera della Sanger, fu un fattore decisivo di successo del movimento, perché coniugò il momento scientistico con quello individualistico. La donna, in quanto proprietaria del suo corpo e della sua sessualità, dovrebbe godere del piacere fornito dal corpo come un diritto assoluto. Ella non sarebbe libera se non nella misura in cui può decidere liberamente se essere madre o non esserlo: l’accesso alla contraccezione e l’aborto sarebbero diritti individuali strumentali alla realizzazione del suo diritto di scelta e di libertà .Dall’incontro fra il diritto di scelta assoluto e il diritto alla salute è nato il post-moderno diritto fondamentale «alla salute riproduttiva».

Dentro la salute riproduttiva sta inscritto un numero tendenzialmente illimitato di «diritti», suscettibili di continuo accrescimento in funzione della dilatazione delle tecnologie artificiali riproduttive e antiriproduttive alcuni sono scritti espressamente nel documento del Cairo, altri sviluppati successivamente.

- Il diritto all’ informazione e all accesso gratuito alla gamma completa di contraccettivi, ivi compresi gli abortivi precoci, come sono quelli riconducibili alla «contraccezione d’urgenza», alla «pillola del giorno dopo», allaRU486;

- il «diritto»alla sterilizzazione;

- il «diritto» all’aborto «senza rischi» praticato a spese della collettività;

- il «diritto» alla fecondazione in vitro ;

- il «diritto» all’informazione e alla fornitura di tutto ciò che concerne i diritti sessuali e riproduttivi;

- il «diritto», perfino ad avere un figlio «sano». «Diritto», quest’ultimo che postula il «diritto» alla selezione prenatale, se la fecondazione avviene nel corpo della donna; e alla distruzione degli embrioni se la fecondazione è in vitro.

Traspare con chiarezza dal documento del Cairo che il concetto di salute riproduttiva presenta due facce: l’una, fondata sull’utopia postmoderna del diritto di scegliere e dell’assoluta autonomia dell’individuo; l’altra, fondata sulla pratica postmoderna del dominio scientistico delle tecnologie sulle varie sequenze relative al sorgere e allo svilupparsi della vita
Il «diritto alla salute riproduttiva» costituisce l’espressione giuridica di sintesi del nuovo paradigma etico: l’interesse al piacere, declinato secondo la misura della libera scelta individuale, nonché l’interesse ad avere o a non avere un figlio, fondano il «diritto» a ogni forma di contraccezione, anche abortiva, nonché alla sterilizzazione, all’aborto «sicuro», cioè privo di rischi per la salute di chi lo richiede.

L’interesse alla salute, intesa come condizione di pieno benessere fisico e psicologico della donna, fonda analogamente il «diritto» all’aborto; l’interesse ad avere un figlio, come e quando si vuole e con chi si vuole, fonda il «diritto» alla riproduzione artificiale; l’interesse individuale ad avere un figlio sano e l’interesse sociale a evitare i costi per la cura dei soggetti fisicamente e psichicamente inadeguati fondano il «diritto» alla selezione prenatale, nonché alla distruzione degli embrioni dotati di qualità inferiori. L’interesse della scienza al progresso scientifico fonda il «diritto» alla sperimentazione sugli embrioni, alla loro utilizzazione e alla loro distruzione.

Questo diritto di scelta, peraltro, presenta un corrispettivo oscuro, che raramente viene sottolineato, al fine di occultare le implicazioni pregiudizievoli per la donna ricollegabili al cambiamento del paradigma etico, che monsignor Schooyans ha chiaramente individuato, sulla falsariga di uno scritto di Max Weber (1864-1920), nel passaggio dall’etica della convinzione, basata sul giudizio in ordine a ciò che è bene e ciò che è male, all’etica della responsabilità, per cui si può fare quello che si vuole, ma ci si deve fare carico delle conseguenze prevedibili dei propri atti

Il filosofo Peter Singer, nell’opera "Ripensare la vita" nel riscrivere i comandamenti, ha sostenuto che il secondo comandamento della nuova etica è:

«assumiti la responsabilità delle conseguenze delle tue decisioni» È evidente che, nella logica del «diritto alla scelta», la donna può anche decidere di non abortire il figlio affetto dalla sindrome di Down; ella dovrà però essere consapevole della responsabilità di tale scelta, assumendo su di sé il peso delle conseguenze che essa implica, senza poter previamente contare su alcun sostegno da parte della collettività. Il controllo tecnologico sulla vita è l’orizzonte finalistico della salute riproduttiva; il «diritto» arbitrario di scelta individuale, alimentato dalla sensualità e dall’orgoglio, è lo strumento di cui lo scientismo si avvale per ottenere il controllo potestativo sulla vita umana, che si arroga il «diritto» di giudicare quale vita meriti e quale non meriti di vivere.

tratto da cristianità n.359
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roberto

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