venerdì 29 luglio 2011

Nuova concezione dei «diritti umani» e sue ricadute

   Part.III
  La costruzione dell’ambiente per la cosificazione dell’uomo e della donna.

 Per la decostruzione dell’individuo separato dal sesso e la ricostruzione dell’individuo secondo il «genere» occorre creare un ambiente sociale adatto a cui si perviene attraverso una serie di dispositivi che Reiche ha definito di “omosessualizzazione della sessualità”, consistente tanto nella uniformazione dei sessi tra loro, quanto nell’avvicinamento del mondo e della cultura eterosessuale al mondo e alla cultura omosessuale. L’omosessualità, dunque, deve costituire, avvalendosi della forma giuridica e con il potente aiuto della comunicazione mass-mediatica, il motore per l’attuazione dei modelli omosessuali di vita, per la costruzione del nuovo dis-ordine etico mondiale.
 La cultura della maggioranza eterosessuale e il suo stile di vita devono allinearsi a quelli della minoranza omosessuale: le norme giuridiche che introducono il divieto della cosiddetta omofobia vanno in questa direzione, sostanzialmente persecutoria nei confronti dello stile di vita delle maggioranze. Le modalità di vita pioneristicamente adottate nella cultura omosessuale vengono promosse come modello della vita eterosessuale, per propiziare un allineamento culturale, prodromico all’omosessualizzazione della sessualità.

I segnali di questa omosessualizzazione sono evidenti nella società contemporanea.
- Il primo segnale,  la sostituzione del concetto di famiglia a quello di convivenza, nelle varie  costellazioni semantiche :
- La famiglia del fine settimana;
- genitori single;
-rapporto di coppia a tempo determinato;
- concubinato tra pensionati;
Il diritto avrebbe il compito di riconoscere le nuove configurazioni sociologiche, adattando gli istituti giuridici all’attuazione dei «diritti» delle coppie, in funzione del consenso reciproco alla convivenza fin tanto che gli interessi comuni sono condivisi. In questo quadro si comprendono le spinte verso la parificazione delle convivenze registrate alla famiglia; la riduzione dei termini e delle formalità per accedere al divorzio; la semplificazione delle procedure e dei requisiti per ottenere i sussidi pubblici e la reversibilità delle pensioni.
Il modello è la coppia omosessuale. Come in quest’ultima, anche nella coppia eterosessuale vanno rideterminate, di volta in volta, in base allo scambio dei consensi, le condizioni della convivenza, soprattutto con riferimento alle pratiche sessuali – in quale luogo, con chi e quanto spesso – che sono compatibili con la permanenza del rapporto.

-Il secondo segnale è il passaggio della coppia alla mancanza di figli. Come la coppia omosessuale è sterile, così deve essere per la coppia eterosessuale. Poiché il figlio dipende dal sesso e poiché il «genere» sostituisce il sesso, la procreazione non è più l’opportunità precipua della coppia. Il figlio, se il soggetto lo desidera, verrà «fatto» al di fuori del rapporto di coppia, attraverso la riproduzione con strumenti tecnologici. Il diritto dovrebbe rincorrere questo desiderio, inteso come «diritto» del singolo ad avere un figlio, riconoscendo l’accesso alla riproduzione artificiale non soltanto alla coppia eterosessuale, ma altresì alla coppia omosessuale e al single.

-Il terzo segnale è il passaggio dalla stabilità alla mobilità. Il fenomeno è visibile particolarmente nelle classi elevate, per ovvie ragioni economiche. La sfera della circolazione, sia per ragioni professionali che per ragioni di svago, prevale sulla stabilità, distruggendo la coppia stabile non soltanto in senso diacronico, ma anche in senso spaziale. La coppia si automodifica continuamente, avvalendosi dell’autosufficienza del reddito di ciascun single, sul modello del potenziale di mobilità degli omosessuali, la cui biografia empirica rivela una circolazione orizzontale assai spiccata.

-Il quarto segnale è il passaggio da una sessualità che vede al suo centro il rapporto genitale, come espressione della coniugalità, ad una sessualità pandemica, che si esprime in una pluralità di pratiche paracoitali, che vanno – sotto la guida della pornografia – dall’onanismo alle comunicazioni sessuali designate come cybersex e sesso virtuale, fino alle esperienze di gruppo di tipo sadomasochistico.

- Il quinto segnale è la femminilizzazione dell’uomo e la mascolinizzazione della donna, sempre più dipendenti, nelle pratiche dei fitness-centers e nelle attività sportive, da un identico modello androgino. L’uomo, in questa prospettiva, deve proporsi, come la donna, in modo sessualmente attraente, dando risalto sessuale al corpo e portando sul proprio corpo attributi-feticcio, come gioielli, anelli e orecchini, allo stesso modo della donna. Quest’ultima, all’inverso, deve riscrivere il proprio corpo secondo strutture muscolari e articolazioni fisiche che l’avvicinano al corpo maschile.

Il processo descrive una lotta contro l’uomo in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio. Il processo ha un evidente significato, oltre che antropologico e filosofico, anche teologico, che ripete, con modalità e strumenti scientistici, la lotta contro la famiglia e la generazione che imperversò nei primi secoli dell’era cristiana,eresie che focalizzavano nella fecondità della relazione coniugale tra l’uomo e la donna la fonte di ogni male. Queste dottrine non rifiutavano il piacere e la soddisfazione carnale, ma dichiaravano malvagio il coniugio e la fecondità inerente al matrimonio. L’eretico Marcione (ca. 85 – seconda metà del II secolo) vietava la generazione, affinché il genere umano non concorresse con l’opera dal demiurgo maligno nel moltiplicare il genere umano. Altri eretici, come Basilide (fine sec. I – metà sec. II), al dire di Clemente Alessandrino (metà sec. II – c.a. 211) , predicavano un rigorismo ed ascetismo estremo, con l’astinenza dalle nozze, condannando il matrimonio come cosa immonda. Pur nella radicale opposizione, identico era l’obiettivo cui le varie dottrine miravano, condannare le nozze come intrinsecamente malvagie, ferendole nella loro fondamentale vocazione e nel loro presupposto morale, d’essere, cioè, aperte alla procreazione di nuove vite. La fecondità era negata ora in forza della massimizzazione del piacere carnale, ora in ragione del più cupo ascetismo; ciò che a tutti importava era che il sesso fosse comunque sterile e snaturato.

Tratto da Cristianità n.359
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roberto

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