Puoi ben dirlo, Paolo Portoghesi che scrivi sull'Osservatore Romano.
Dell’arte sacra è stata fatta una tabula rasa.
Darei, poi, un premio a chi ha titolato il tuo articolo: «L’artista veramente libero sa guardare al passato».
D’accordo sei un po’ felpato, perché scrivi sul corretto quotidiano vaticano. Ma comunque dici cose importanti.
«Nacque così la chiesa-teatro», denunci. «L’orientamento dei fedeli verso il sacerdote» non fu prescritto dall’ultimo Concilio, ricordi. Constati che fu «messo in ombra l’aspetto sacrificale del sacramento».
Suggerisci addirittura il ritorno della consacrazione coram Deo - sacerdote e popolo verso oriente.
In tutto questo, umilmente, ti affidi alla teologia liturgica di Benedetto XVI. E chiudi chiedendo, assieme al Papa, agli artisti credenti di fuggire la vacuità del mondo e dello «spirito del tempo». Bravo.
Ma tu che sei più di me vicino al Pontefice, potresti chiedergli sommessamente di usare di nuovo la scomunica, così come gli americani usarono a tappeto il napalm in Vietnam?
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1 commento:
questa architettura sacra mi interpella in qualche modo. non riesco ad esprimere un giudizio netto. hai presente la chiesa della luce di Tadao Ando? Che ne pensi?
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