lunedì 4 ottobre 2010

FAMIGLIE AL CINEMA


IL PICCOLO NICOLAS E I SUOI GENITORI (Le petit Nicolas)
Regia di  Laurent Tirard, Francia, 2010
Interpreti principali: Maxime Godart (Nicolas), Valérie Lemercier (madre di Nicolas),
Kad Merad (padre di Nicolas), Sandrine Kiberlain (la maestra)

“Perché io vi parlo sempre di me e della gente di casa mia ? Per parlarvi di voi e della gente di casa  vostra. Per consolare me e voi della nostra vita banale di onesta gente comune. Per sorridere assieme dei nostri piccoli guai quotidiani.  Per cercar di togliere a questi piccoli guai (piccoli anche se sono grossi) quel cupo color di tragedia che spesso essi assumono quando vengano tenuti celati nel chiuso del nostro animo”. Così scriveva Giovannino Guareschi nella Premessa del 1954 alla raccolta di racconti apparsi nella rubrica Corrierino delle famiglie pubblicata sul settimanale Candido. Le sue riflessioni sulla necessità dell'umorismo, soprattutto in famiglia, sono un ottimo invito per recuperare in dvd la visione di un film di grande successo in Francia, grazie alla fama dell'opera letteraria da cui la pellicola è tratta: Le petit Nicolas, serie di libri usciti dal 1959 al 1965, scritti da René Goscinny (il creatore di Asterix) e illustrati da Jean Jacques Sempé. Costruito come se fosse una favola, con colori ed espressioni buffe che a volte ricordano i disegni animati d'altri tempi, la storia è narrata dal punto di vista di Nicolas, simpatico fanciullo piuttosto egocentrico. Egli infatti teme che l'arrivo di un nuovo fratellino lo spodesti dall'essere il centro delle attenzioni della mamma che lui invece vorrebbe tutta per sé. Lo sguardo infantile è una costante di alcuni pregevoli film francesi di questi ultimi anni (si pensi al recente successo de Il riccio, 2009 e di Les Choristes, 2004) e s'inserisce in una tradizione consolidata (Zero in condotta, 1933; Il ragazzo selvaggio, 1969; Essere e avere, 2002, solo per citarne alcuni di differenti epoche storiche). Non ci troviamo comunque di fronte a un'idealizzazione dell'infanzia come simbolo della purezza e dell'innocenza assoluta, infatti le disavventure del bambino e dei suoi amici permettono di ridimensionare le fantasie di onnipotenza da figlio unico troppo coccolato. Alla fine l'ironia del papà, il sempre più bravo attore franco–algerino Kad Merad (già apprezzato in Giù al nord, 2007) e la madre premurosa ma non ossessiva, contribuiscono con la loro dolce allegria a regalare al figlio il senso della realtà e dei suoi limiti. Un'atmosfera non comune di armonia, ordine e spensieratezza attraversa tutto il racconto, condito dalle gags spassose dei piccoli amici del protagonista che ricordano le famose comiche di Hal Roach intitolate, nella versione italiana, Simpatiche canaglie (1922-1944). Il sorriso umoristico che sa comprendere le proprie e altrui debolezze è dono raro nel cinema contemporaneo, dominato dal ghigno della satira che tutto corrode oppure dalla risata grossolana che inquina lo spirito. In questo film si sorride, come in Guareschi, perché si sa che la famiglia è il luogo in cui si può coltivare sommamente la virtù della speranza che, col tempo, ricompone i contrasti e chiarisce i fraintendimenti, in nome di un legame più forte d'ogni ferita. Come ricorda anche il filosofo inglese Roger Scruton: “Il riso è un'espressione di divertimento, e il divertimento è uno stato mentale diretto esternamente e socialmente significativo. Il riso ha inizio come condizione collettiva, come quando i bambini ridono insieme di qualche sciocchezza. E nell'età adulta l'ilarità resta uno dei modi in cui le persone apprezzano la compagnia altrui, accettano quello che le divide e sopportano il comune destino. Ridere ci aiuta a superare l'isolamento e ci protegge dallo sconforto”.
***
Luca

2 commenti:

silvio ha detto...

Farò tesoro di questa recensione e cercherò di vedere il film.
Grazie.

roberto ha detto...

Io l'ho visto e' bellissimo.